Nota stampa
della seduta n. 136 antimeridiana del 1° agosto 1996

 


Il Consiglio regionale ha proseguito i lavori sotto la presidenza dell'on. Cherchi.

Disegno di Legge n. 235 - Disciplina, in adeguamento ai giudicati amministrativi,
dei pregressi processi di mobilità verticale per l'inquadramento nella qualifica
funzionale dirigenziale del ruolo unico regionale, attivati dall'Amministrazione
ai sensi degli artt. 1 e 3 della legge regionale 5 giugno 1989, n. 24

Conclusa in mattinata la discussione generale, l'Assemblea ha avviato l'esame degli articoli e degli emendamenti.
Nella discussione sono intervenuti, anche più volte, gli onorevoli Ballero (PSFD), Masala (A.N.), Bonesu (PSd'A), Bruno Dettori (Patto), Macciotta (Patto) e l'Assessore gli Affari Generali on. Manunza.
Dopo l'approvazione degli articoli, la legge è stata approvata con 39 voti favorevoli, 24 contrari, e 4 astenuti su 67 presenti.

 


Testo unificato delle Proposte di Legge n. 56, n. 114
e del Disegno di Legge n. 80
Riassetto circoscrizioni provinciali
e di un'area attorno a Cagliari.

Il Consiglio regionale ha affrontato, quindi, un progetto di legge che prevede il riassetto delle circoscrizioni provinciali e la creazione di un'area intorno alla città di Cagliari, per la gestione dei servizi comunali e sovracomunali. Un provvedimento di grande respiro perché, creando un nuovo assetto provinciale, si può profondamente modificare il rapporto tra la Regione egli enti locali, si può favorire la crescita democratica delle popolazioni locali.
Queste le principali caratteristiche del provvedimento in esame, almeno secondo il relatore di maggioranza, l'on. Bonesu (PSd'A), primo firmatario di una delle proposte di legge, la n. 56, dalla quale ha preso le mosse questa ipotesi di riforma. Bonesu, dopo aver ricordato come il sistema delle Province sia decisamente vecchio, ha sottolineato come le circoscrizioni provinciali, in Sardegna, siano sempre state calate dall'alto.
Le province, inoltre, come enti intermedi sono decisamente superati, perché sono diventati organismi amministrativo-burocratici lontani dalle esigenze e dalle volontà delle popolazioni locali. L'orografia, la realtà sociale ed economica della Sardegna impongono, invece, scelte diverse, una impostazione moderna del nuovo ente, che permetta ad esso un diverso e più incisivo ruolo, decentrando ad una più moderna provincia parte dei poteri amministrativi della Regione.
Bonesu ha illustrato poi le particolari procedure previste dalla legge per dare vita alle nuove istituzioni. Si sono fissati parametri e obiettivi, e si sono previsti referendum consultivi delle popolazioni interessate. Si sono segnati diversi rapporti tra gli enti locali, si sono ipotizzati nuovi servizi da fornire alle realtà sociali dell'isola, realtà in movimento che impongono scelte moderne e fondamentalmente diverse rispetto al passato.
I casi dell'Ogliastra, con il suo territorio troppo ridotto e di Cagliari, con la sua esigenza di trasformarsi in area metropolitana, sono stati affrontati ed approfonditi da Bonesu, il quale ha indicato anche il meticoloso iter previsto per la ristrutturazione complessiva del sistema delle Province sarde e per la istituzione di nuove circoscrizioni. Il relatore, dopo aver anticipato la necessità di elaborare anche una nuova legge elettorale per le Province, che eviti localismi e particolarismi, ha auspicato una rapida approvazione della legge ed il coinvolgimento, di tutte le popolazioni sarde, in questo progetto di radicale e sostanziale modifica del sistema provinciale sardo.

La voglia di provincia è stata sottolineata anche dall'on. Gianfranco Tunis (Ppi). Le nuove province rispondono alle esigenze di vaste aree della Sardegna e possono realmente favorire lo sviluppo di queste vaste aree.
Il decentramento amministrativo può voler dire sviluppo sociale ed economico, ha aggiunto Tunis, e questa legge può favorire il coinvolgimento di tutti i sardi in questo grande processo di riordino amministrativo. La partecipazione delle popolazioni ai processi di riforma è garanzia di democrazia e di crescita civile - ha concluso l'esponente del PPI - ma in questo momento, decentrando i poteri amministrativi ai nuovi enti locali, i sardi si giocano molte delle loro possibilità di sviluppo. E quando questa legge sarà approvata i sardi non potranno e non dovranno più sbagliare.

I temi delle riforme istituzionali, della grande chiarezza che deve contraddistinguere il dibattito e le posizioni delle diverse forze politiche, hanno caratterizzato l'intervento dell'on. Locci (A.N.), per il quale in questo dibattito i capigruppo dovrebbero impegnarsi a non ricorrere al voto segreto, perché nessuno deve nascondere le proprie idee e nessuno deve usare le riforme istituzionali per affermazioni demagogiche e per scelte clientelari.
Alleanza Nazionale, ha proseguito Locci, ha sempre fatto scelte chiare e le ha difese con coerenza. Non, quindi, la creazione di nuove Province, del tutto inutili, ma una rivisitazione delle province esistenti e la loro trasformazione in enti erogatori di servizi ai cittadini. Non solo "nuova Provincia", quindi, ha aggiunto l'oratore, ma "nuova Regione", visto che la Regione ha abbandonato il suo ruolo originario, per diventare un semplice ente di gestione.
La legge in esame, quindi, deve essere un provvedimento di riforma, in grado di ridare agli enti locali il loro ruolo amministrativo, quello di fornire servizi ai cittadini, restituendo alla Regione la sua più propria funzione di indirizzo e di programmazione generale. Su questo provvedimento, comunque, le forze politiche devono confrontare la bontà delle loro idee e lo devono fare con grande chiarezza e coerenza, nel rispetto dei loro ruoli, quelli di maggioranza e di opposizione.

Per l'on. Loddo (Patto) è urgente adeguare le realtà territoriali sarde alle esigenze attuali ed in particolare le Province intese come raccordo tra Regione e Comuni. Le Province del passato erano appendici dello Stato centralista, senza grandi spazi, destinate solo a puro decentramento amministrativo.
Dopo aver ricordato il dettato costituzionale sul sistema delle autonomie locali, Loddo ha affermato che quel progetto è rimasto sulla carta, perché le Regioni hanno delegato poteri ai Comuni, mortificando compiti e funzioni delle Province. Al fallimento dei Comprensori è seguita la legge 142 sulle autonomie locali che ha avviato un nuovo processo di decentramento e di governo del territorio. Le Province acquistano così nuovi poteri. ma le attuali circoscrizioni sarde, ha proseguito Loddo, sono inadeguate e pertanto occorre riqualificare l'intero territorio regionale per garantire una corretta programmazione dello sviluppo.
Loddo ha quindi indicato alcuni criteri che dovranno essere seguiti nel ridisegnare le circoscrizioni isolane e le aree metropolitane, nel rispetto della salvaguardia delle autonomie locali seguendo i principi di un federalismo solidale. La Sardegna deve crescere armonicamente, ha aggiunto Loddo che ha proseguito analizzando la struttura del provvedimento in discussione. Si deve arrivare al decentramento effettivo della Regione, che deve assumere compiti di indirizzo e programmazione generale, a sostegno del sistema delle autonomie locali.
Loddo ha concluso sostenendo la necessità di una rapida approvazione della legge.

Questo provvedimento ha suscitato attese diffuse, ha affermato l'on. Marteddu (PPI), anche perché è il primo vero passo di riforma istituzionale. Nel condividere la relazione illustrata da Bonesu, Marteddu ha elogiato il lavoro della Commissione in quanto sono state tracciate alcune linee fondamentali sul ruolo dei Comuni e su quello delle popolazioni che attraverso i referendum possono intervenire attivamente nella definizione dei futuri assetti territoriali.
Rammaricandosi per la mole di emendamenti presentati, Marteddu ha messo in guardia contro lo stravolgimento della legge, smantellando il lungo lavoro svolto in Commissione. "Questo dibattito deve essere un momento alto dei lavori del Consiglio", ha aggiunto Marteddu, che ha poi accennato all'esigenza di varare rapidamente l'intero processo di riforma della Regione. E questo dovrebbe essere il tema centrale della verifica in atto nella maggioranza. Ma la riforma non riguarda solo la maggioranza; anche l'opposizione deve svolgere un ruolo positivo.
La verifica deve portare ad un esame ampio anche dell'operatività del Consiglio, ha aggiunto Marteddu, per poter dare un giudizio sereno sul passato e delineare i futuri obiettivi di governo e le metodologie per raggiungerli, senza schemi fissi precostituiti anche sulla composizione dell'esecutivo. Rifiutando i tatticismi, occorre trovare il giusto convincimento per riavviare il processo costituente delle riforme, ha detto ancora Marteddu, ma la riforma non è solo rendere più efficiente quello che c'è. Occorre una spallata forte contro i poteri consolidati che bloccano lo sviluppo, battere il centralismo e portare la Regione ad occuparsi di indirizzi strategici e di grandi progetti. Non quindi una Regione dispensatrice di clientela, appesantita, centralistica che non riesce a stare al passo dei tempi.
Marteddu si è poi soffermato sulle scarse possibilità di controllo da parte del Consiglio mentre si sviluppano abnormi poteri economici che ruotano intorno alla Regione. Occorre rivitalizzare il sistema democratico, perché altrimenti si inquina e si sterilizza il mercato e si impedisce la riallocazione corretta dei poteri di governo.
E' quindi necessario, per Marteddu, ridisegnare la mappa dei poteri, spogliando la Regione attraverso il disegno dei nuovi poteri intermedi come le Province che sappiano fra fronte alle esigenze reali dei territori.
Approvando la scelta della Commissione rispetto alla nuova Provincia dell'Ogliastra, Marteddu ha sottolineato come questa sia un'esigenza storica, ed ha espresso preoccupazione per l'eventuale smembramento di alcune zone della Sardegna. Se non c'è l'alto governo della Regione c'è il rischio di spinte centrifughe che spezzino quelle comunità. Nella fase iniziale di attuazione della legge, la Giunta deve svolgere un ruolo difficile ma importante, ha concluso Marteddu, tenendo presente che i temi della riforma devono coinvolgere tutti.

La legge in esame deve servire per "disarticolare" il sistema provinciale esistente e ricostituirlo in modo diverso, moderno, razionale. Esiste, infatti, una profonda necessità di cambiamento, ha detto l'on. Salvatore Sanna (Prog. Fed), esigenza alla quale bisogna dare risposte concrete. L'oratore, tra l'altro, ha ricordato alcune esperienze negative del recente passato, che dimostrano come la Regione non abbia, realmente, voglia di decentrare, ma attribuisca, alle province, compiti e ruoli che quell'ente non è in grado assolutamente di onorare.
E' inutile assegnare compiti e funzioni se non si stabiliscono anche ruoli e risorse. Per Sanna il Consiglio deve definire, con grande chiarezza, il ruolo della Regione e, a cascata, ruoli e compiti degli altri enti locali. Così come deve, assolutamente, decidere una reale politica di sviluppo. Anche per evitare, come avviene ora, piccole guerre di campanile, scatenate tra "poveri" per strappare qualche finanziamento in più, magari per realizzare una piccola, poco utile, opera pubblica.
Occorre però chiarezza: per Sanna, infatti, la Regione non può abbandonare il proprio ruolo centrale, deve riaffermare compiti e poteri, tenendo conto del suo compito di "garante della solidarietà" tra gli altri enti locali, anche per evitare che le aree deboli siano ulteriormente schiacciate dalle aree forti, che esistono anche in Sardegna. La legge sulle autonomie locali, inoltre, assegna alle Province ampi poteri di programmazione generale e di pianificazione territoriale. E' un ente intermedio, quindi. Ma i rapporti tra Regione, Provincia e Comune impongono un completo e coerente riordino dei compiti e degli ambiti territoriali, di tutti i diversi enti locali.
Sanna ha inoltre sottolineato la necessità di approvare ed attuare tutte le leggi di riforma delle autonomie. Approvare solamente questo provvedimento, ha concluso, servirà solo a far scoppiare nuove e dolorose lotte di campanile. Da tempo, infatti, si assiste a "guerra per bande" avviate dagli amministratori locali per far diventare il proprio Comune capoluogo di provincia e sede di uffici provinciali.
Non è questo lo spirito della riforma, ha aggiunto Sanna. Se si trattasse di assegnare solo una medaglia e non di coinvolgere le popolazioni e gli enti locali, nel processo di sviluppo di governo della Regione, questo provvedimento sarebbe inutile. "Questa è una buona legge, moderna, certamente perfettibile - ha concluso Sanna - che la maggioranza approverà e che porterà ad un effettivo riordino e rilancio dell'intero sistema degli enti locali".

L'analisi della crisi economica che attanaglia la Sardegna, particolarmente pesante nel Sulcis-Iglesiente, colonizzato dai grandi gruppi economici, che hanno imposto la monocoltura del carbone, è servita all'on. Marco Tunis (F.I.), per introdurre il tema della "nuova Provincia", come ente propulsivo per il rilancio di tutta una zona povera e trascurata da tempo. La coincidenza dell'area di programma n. 6 con la nuova ipotesi del Sulcis-Iglesiente è stata, quindi, illustrata dall'esponente di Forza Italia che si è particolarmente soffermato sulla necessità di giungere ad una progressiva differenziazione del sistema produttivo locale, anche con la realizzazione di un centro di ricerca avanzato, una cittadella tecnologica, in grado di preparare nel migliore dei modi i managers e gli imprenditori del domani.
Nel Sulcis-Iglesiente, infatti, la presenza della grande industria ha permesso la crescita solo delle società di servizi e di appalti, rendendo marginali le attività agricole e non permettendo lo sviluppo dell'industria turistica, ancora allo stato embrionale. In questo drammatico quadro, l'unica possibilità che ha il Sulcis-Iglesiente è l'istituzione di una nuova Provincia, un ente amministrativo in grado di favorire lo sviluppo economico-sociale della zona.
Per queste ragioni, Tunis ha chiesto, con forza, il rispetto dei diritti e delle esigenze delle popolazioni della zona, con la creazione della nuova Provincia del Sulcis-iglesiente per "avere più autonomia, più libertà, più autodeterminazione e per avvicinare il cittadino alle istituzioni".

Storicamente, il Partito Popolare è sempre stato particolarmente sensibili al tema delle autonomie locali. Un riassetto dello Stato in senso federalista, basato sul solidarismo reale, ha caratterizzato, infatti, le proposte avanzate, su questo tema, anche dai Popolari sardi. Questa legge, inoltre, arriva in Aula proprio quando in Parlamento si avvia un grande dibattito sulle riforme, per giungere alla trasformazione in senso federalista, dello Stato italiano. Partendo da queste analisi, l'on. Onida, presidente del gruppo Ppi, ha sottolineato l'importanza di questo provvedimento, in grado di rendere più snella ed efficiente l'amministrazione locale sarda.
Si devono superare, però, i contrasti fra campanili ed i vecchi localismi, ha concluso Onida, perché la nuova struttura delle Province deve garantire quella forma di federalismo solidaristico che è alla base del nuovo ordinamento istituzionale verso il quale sembra avviato anche lo Stato.

"Questo disegno di legge non istituisce le nuove Province, ma semmai stabilisce le modalità per la loro creazione", ha poi puntualizzato l'on. Montis (Misto-RC) che ha paventato il rischio di spinte campanilistiche. Sarà necessario un lungo lavoro di ricognizione per evitare errori, anche perché queste procedure sono complesse, tenendo sempre presente che il localismo mina la solidarietà.
Montis ha prospettato i problemi che sorgeranno per la definizione dei nuovi confini e, preannunciando comunque il voto favorevole del proprio schieramento politico, ha illustrato la situazione del Guspinese, ricordando poi il fallimento dei Comprensori e delle Comunità Montane. Ha concluso affermando che questa è comunque un'opportunità che il Consiglio deve saper cogliere per assegnare alla Sardegna uno specifico ruolo nel processo di sviluppo complessivo nell'area mediterranea ed europea, superando le conflittualità che travagliano anche la maggioranza ed affrontando decisamente il grave problema della disoccupazione.

Per l'on. Pittalis (F.I.), il testo in discussione nasconde alcuni pericoli: in primo luogo si deve verificare l'effettiva potestà legislativa della Regione in materia di ordinamento degli Enti locali, in quanto, a suo parere, la Regione può modificare le circoscrizioni esistenti, ma non crearne nuove; in un secondo luogo, la complessità delle norme rischia di impedire in tempi brevi la creazione di nuove Province.
Dopo aver sostenuto, in ogni caso, la necessità di nuovi Enti intermedi, Pittalis si è soffermato sui criteri da seguire per la loro istituzione. Non si possono alimentare illusioni o, peggio, creare scatole vuote. Le Province dovranno avere poteri nuovi e funzionali per ricomporre gli squilibri esistenti nei diversi territori, i quali possono essere rivitalizzati solo da un vero sistema delle autonomie.

I principi ispiratori della legge sono stati esposti dall'on. Paolo Fois (Progr. Fed.), che ha ricordato come l'art. 43 dello Statuto dia alla Regione la potestà legislativa di modificare le Province esistenti. Le funzioni degli enti che si dovranno creare non sono più previste e dovranno essere regolamentate. Vi sono diversi progetti di legge in corso di elaborazione ed è augurabile che possano camminare contestualmente alla prima attuazione della legge in discussione.
Per Fois, la legge coinvolge tutti i soggetti interessati alla trasformazione delle circoscrizioni territoriali, sollecitando il loro concorso e la loro cooperazione all'interno di un sistema di interdipendenza delle autonomie locali. Si attua così anche la legge 142, dalla quale sono stati ricavati alcuni principi ispiratori; la legge non è macchinosa, ha proseguito Fois, ma semmai costituisce un esempio di federalismo nei confronti dello Stato e dell'Unione Europea, perché il coinvolgimento dei soggetti interessati vuol dire costruire insieme non solo la nuova Regione, ma anche il nuovo Stato e la nuova Unione Europea.

Dichiarandosi da subito favorevole al decentramento ed all'autogoverno dei poteri locali, l'on. Bertolotti (F.I.) ha messo in guardia contro la demagogia: il testo proposto in Aula non offre garanzie da questo punto di vista, ma potrebbe invece nascondere, dietro il testo macchinoso e dirigista, altri scopi.
Questo è il motivo di presentazione degli emendamenti, ha proseguito Bertolotti, su una legge che potrà avere un voto favorevole solo se sarà modificata nel senso di garantire un effettivo decentramento.

Responsabilità, trasparenza e solidarietà sono i principi ispiratori della riforma degli enti locali, ha affermato l'on. Nizzi (F.I.), perché solo su queste basi si potrà avere una crescita complessiva dell'intera Regione. Alla base dell'istituzione delle nuove Province deve però esserci la sussidiarietà senza la quale non vi può essere una vera riforma. Occorre mettere da parte campanilismi e personalismi, perché questa legge non deve essere solo di una parte politica. La riforma che si vuole attuare può essere il primo passo verso una politica che lasci emergere l'assunzione di responsabilità delle proprie azioni: quindi non si potrà accettare un voto segreto. Chi è contrario alle nuove Province lo dica chiaramente.
Questa non è la legge migliore, ha concluso Nizzi, ma comunque rappresenta lo sforzo di arrivare ad un provvedimento che consenta ai cittadini di avere voce in capitolo nell'istituzione delle nuove Province.

 


I lavori del Consiglio proseguiranno
domani mattina alle ore 9,30.

 

Alla pagina delle sedute dell'Assemblea