Nota stampa
della seduta n. 133 antimeridiana del 31 luglio 1996
Il Consiglio regionale ha ripreso i lavori sotto la presidenza dell'on. Cherchi.
Mozione n. 91 - FOIS Pietro - FALCONI - LA ROSA - OPPIA - TUNIS Gianfranco - OBINO - MARROCU - GIAGU - DEGORTES - USAI Edoardo - BERTOLOTTI - LOCCI sulla situazione del comparto chimico in Sardegna e la smobilitazione delle Partecipazioni Statali.
Mozione n. 84 - VASSALLO - ARESU - AMADU sull'apparato industriale chimico sardo ENICHEM.Nell'illustrare la prima mozione, l'on. Falconi (Progr. Fed.), dopo una sintesi storica dello sviluppo della petrolchimica in Sardegna, ha messo in rilievo i mutamenti introdotti nel territorio dagli insediamenti industriali, affermando quindi la necessità della privatizzazione del settore. Ma la Regione non può assistere passivamente a questo processo e deve operare per difendere il patrimonio di professionalità ed i posti di lavoro esistenti.
Per Falconi c'è stato il fallimento dei processi di verticalizzazione, che avrebbero dovuto creare un indotto di piccole e medie industrie. Oggi siamo davanti allo smantellamento totale, ha proseguito l'esponente dei Progr. Fed., nonostante gli accordi Regione-Stato che sono stati continuamente disattesi.
C'è una smobilitazione generale con la perdita di migliaia di posti di lavoro, mentre vengono proposti ulteriori investimenti non innovativi che non garantiscono il recupero dei posti perduti.
In questo quadro, il Consiglio deve impegnare la Giunta ad intervenire per garantire il mantenimento dei livelli occupativi, salvaguardando i livelli di competitività e di produzione, sostenendo e promuovendo la ricerca e l'innovazione tecnologica legate a questi processi produttivi, con la salvaguardia dell'unitarietà del patrimonio industriale. La Giunta deve inoltre adeguare e razionalizzare le infrastrutture di sostegno per facilitare il livello di competitività del settore.
La Giunta, ha concluso Falconi, deve infine riferire entro settembre al Consiglio tutti gli elementi sul comparto chimico e sulla strategia industriale in Sardegna.Lo stato del settore industriale sardo, con particolare riferimento al comparto pubblico della chimica, è stato esaminato anche dall'on. Vassallo, del gruppo Misto-CU, il quale ha illustrato la mozione n. 84, presentata con i colleghi Aresu ad Amadu.
L'approfondimento della situazione industriale sarda era stata sollecitata sin dallo scorso anno, perchè le scelte strategiche dell'Enichem avevano fatto chiaramente intendere la decisione del gruppo di giungere al progressivo smantellamento del polo chimico isolano.
I conti sono migliorati, ha ricordato Vassallo, ma gli utili operativi si sono registrati grazie ai tagli dei posti di lavoro ed alle profonde ristrutturazioni effettuate nelle diverse industrie produttive.
I tagli, però, come le cosiddette razionalizzazioni sono preludio alle progressive chiusure. Le industrie, anche quelle pubbliche, ha aggiuntoVassallo, devono fare utili, altrimenti chiudono. Ed è giusto che l'Enichem, quindi la capofila Eni e tutte le altre consociate, come la Snam, chiudono i bilanci in attivo.
Ma il risanamento dei conti del gruppo chimico pubblico, quali benefici porta all'industria sarda? Una domanda alla quale l'oratore ha dato una risposta decisamente negativa. Il polo sardo è un complesso integrato, quindi se si tagliano, ad esempio, certe produzioni aumentano i costi dei servizi comuni. Ed i conti saltano. Così i dirigenti possono dire che non rendono più e devono essere chiusi.
Anche il progetto pilota, che prevede un intervento di oltre 500 miliardi, annunciato dall'Enichem, è stato vivacemente criticato dall'oratore. Gli interventi previsti, infatti, sono assolutamente necessari, obbligatori secondo le norme nazionali e comunitarie attualmente in vigore.
"Senza questi interventi, senza la manutenzione delle colonne, il cuore produttivo del polo chimico di Porto Torres, il complesso sardo dell'Enichem è destinato alla completa chiusura - ha aggiunto Vassallo -. Il fermo degli impianti, previsti per il 5 agosto, quindi, sarebbe dovuto servire per le obbligatorie manutenzioni. Le decisioni dell'Enichem, invece, fanno credere che le manutenzioni saranno ulteriormente rinviate, sino a giungere allo smantellamento".
Il sistema produttivo deve essere tutelato, anche privatizzato, ha detto poi Vassallo. Ma perché quando si parla di industria, in Sardegna, si scatenano polemiche speciose e violente? Ad esempio, una società controllata dalla Snam, quindi dall'Eni, ha in programma la costruzione, a Monfalcone, di un nuovo deposito costiero per il gas naturale liquefatto. Così si potrà arrivare ad alimentare col metano i gruppi elettrici che l'Enel ha nella zona e si potrà fornire metano alle industrie di quella zona. E l'investimento sarà finanziato, probabilmente, anche con gli utili realizzati nell'Isola.
Razionalizzazione delle produzioni, nuovi investimenti, privatizzazioni sono, quindi, ha concluso Vassallo, programmi e progetti di risanamento che devono tenere, nel dovuto conto, le esigenze e le reali necessità del comparto industriale isolano e dell'intera Sardegna.L'argomento è di delicatezza e gravità eccezionali, ha sostenuto poi l'on. Giagu (PPI), anche perché l'incontro avvenuto ieri a Roma ha solo differito il problema. Non c'è un segnale per il rilancio del polo chimico in Sardegna, e il Consiglio dovrà vigilare affinché in questi mesi la situazione si evolva positivamente. La Regione deve rivendicare la sua specificità, trattando direttamente con l'Eni e l'Enichem. A Portotorres si perderanno oltre 300 posti di lavoro diretti e indiretti. Occorre dire basta a questa politica degli Enti di Stato che badano solo al profitto.
Allo smantellamento delle fibre - ha aggiunto Giagu - devono seguire nuovi investimenti che conservino i posti di lavoro. Si deve ripartire dall'incontro di ieri per rivedere il rapporto Stato-Regione con un nuovo corso della politica, affinché la Sardegna possa sperare in un futuro diverso. Altrimenti occorrerà una forte mobilitazione dell'intero popolo sardo.Per l'on. Amadu (Misto-CDU), il Consiglio deve innanzitutto esprimere la solidarietà a chi lotta per il posto di lavoro. Questa solidarietà, però, deve essere accompagnata da precise scelte politiche.
Riferendosi all'intervento di Vassallo, Amadu ha sottolineato come l'incontro di ieri a Roma lasci ben poche speranze. L'Eni ha ribadito l'intenzione di procedere sul piano di ristrutturazione, senza garanzie per i posti di lavoro. Ciò è grave, perché avviene dopo tutte le promesse e gli impegni assunti anche recentemente dal sottosegretario all'industria. Siamo davanti ad un'emergenza che solo la mobilitazione dei lavoratori ha rinviato di qualche mese. Ma ci si deve preparare a ciò che avverrà dopo.
Ma quali politiche per l'occupazione sta sviluppando questa Giunta?, si è chiesto l'oratore, ricordando le promesse avanzate in periodo elettorale. Dove sono i progetti pilota? Quali interventi per le aree di crisi?. Rivolgendosi al Presidente della Giunta, Amadu ha chiesto di conoscere quali siano le linee di intervento dell'esecutivo, e quali azioni voglia intraprendere.
Amadu ha quindi proposto una seduta straordinaria del Consiglio per dibattere i problemi dell'industria e dell'occupazione. I lavoratori non devono restare soli, né tantomeno che il Governo proponga un ennesimo tavolo di confronto tra Azienda e sindacati. La Giunta dovrà essere presente a quel tavolo per invertire le tendenze seguite in passato, per dare occupazione e non assistenzialismo ai sardi.
Amadu ha concluso sollecitando alla Giunta la presentazione di un rapporto complessivo sullo stato del comparto industriale e della chimica in particolare."La crisi del comparto chimico sardo dimostra, ancora una volta, come la politica sia sempre in ritardo rispetto alle necessità del mondo produttivo e dell'intera società sarda". Una critica dura, articolata, svolta dall'onorevole Locci (A.N.), il quale ha lamentato l'assoluta mancanza di una chiara politica industriale da parte della Regione sarda.
Ricordando come, nel settore chimico sardo, gli occupati siano passati da 18.000 unità a poco di 1.800 "occupati precari", Locci ha lamentato i prezzi eccessivi pagati per un processo di industrializzazione "calato dall'alto, anche contro la vocazione del territorio e con costi ambientali ed economici difficilmente quantificabili".
La scelta chimica, quindi, ha avuto gravi ripercussioni sullo sviluppo economico sardo. Ed ora i nodi vengono al pettine. Quindi, i risultati dei diversi incontri romani sono gli unici possibili: una pausa di 1 mese per evitare il blocco dello scalo di Porto Torres in piena stagione turistica. Poi tutto tornerà come prima, anzi peggio. Perché la Giunta regionale non ha una strategia industriale, non ha una chiara visione del problema e non ha il coraggio di privatizzare l'intero comparto industriale.
Si guarda tanto alla Germania, ha aggiunto Locci, eppure Khol ha privatizzato un intero Paese, senza suscitare polemiche e tensioni, come invece avviene in Sardegna ed in Italia.
La realtà nazionale ed internazionale, la globalizzazione del mercato, ha concluso Locci, impongono scelte chiare e realistiche, "ma questa Giunta, in perenne crisi e verifica, delegittimata nei confronti del Governo centrale, non è certamente in grado di affrontare e risolvere una crisi grave, quale è quella che vive l'apparato industriale isolano".La necessità di un maggiore impegno e coinvolgimento del Consiglio è stata sottolineata dall'onorevole Paolo Fois, (Prog. Fred). La crisi del comparto chimico, ha detto, colpisce tutto il territorio isolano e deve essere affrontata dalla Regione, dal Consiglio e dal Governo centrale. Non è pensabile, infatti, che un Ente statale possa prendere decisioni di competenza del Governo e dello Stato. Queste sono, infatti, decisioni che riguardano tutta la Sardegna e devono essere presi dal Consiglio e dalla Giunta regionale, perché "si tratta del nostro futuro". Non si possono, infatti, delegare ad altri le decisioni che riguardano il domani della società sarda.
A queste decisioni può, inoltre, contribuire l'Unione Europea, con i suoi interventi finanziari, destinati alle aree in crisi o in difficoltà. Fois, infine, si è occupato delle scelte legate allo "sviluppo sostenibile", legato alla valorizzazione dell'ambiente naturale ed alle realizzazioni di infrastrutture e di reti di servizi, come quella di distribuzione del metano o la istituzione del parco dell'Asinara, che possono, almeno in parte, compensare la diminuzione di occupati nel comparto chimico sardo.
Per il rilancio di questo settore, comunque, ha concluso Fois, è necessario un grande impegno da parte della Giunta e del Consiglio regionale.Il dramma della Sardegna risiede nella mancanza di una classe dirigente adeguata ai tempi, ha sostenuto l'on. Bertolotti (F.I.). Si continua con lo subire le decisioni degli altri, mentre ci vorrebbe uno sforzo di fantasia e di coraggio. Si dovrebbero selezionare meglio gli imprenditori, al di fuori delle logiche assistenziali, superando le contraddizioni dei diversi schieramenti politici.
Questi problemi non si possono affrontare in piena crisi politica, ha aggiunto Bertolotti, con una Giunta che resta in piedi solo perché i suoi pezzi sono attaccati con la colla. Mentre il Governo regionale grida al successo, lo sconfitto è il popolo sardo.Con la petrolchimica si pagano errori vecchi, ha affermato poi l'on. Bonesu (PSd'A). La Sicilia ha operato in modo diverso, e infatti la sede dell'Agip è a Palermo. In Sardegna l'industria petrolchimica è sempre stata estranea, al di fuori del tessuto economico isolano.
Quando si è deciso di sostenere un'industria di grandi dimensioni anziché rivalutare le piccole e medie aziende, ha aggiunto Bonesu, si è dovuto accettare di subire i pesanti contraccolpi delle ristrutturazioni e delle riconversioni di quel settore. La Regione non ha le capacità di risolvere questi problemi, neanche con la privatizzazione,perché i centri di comando resteranno sempre fuori dalla Sardegna. Le due mozioni sono un grido d'allarme e non la ricerca di soluzioni.
La Regione, ha concluso Bonesu, non ha poteri d'intervento in questo settore. Un pronunciamento del Consiglio serve solo a sollecitare un intervento del Governo, non di più.La mancanza di un costante dialogo tra Giunta e Consiglio è stata lamentata dall'onorevole Montis (Gr. Misto - R.C.), per il quale sarebbe stato meglio "un confronto costante tra l'Assessore o il Presidente della Giunta con l'Assemblea, piuttosto che la presentazione all'Aula di un testo già predisposto".
Montis, quindi, ha vivacemente contestato l'eccessiva considerazione nella quale viene tenuto il processo di "privatizzazione", indicato da molte parti come l'unica possibilità di rilanciare il comparto industriale. Le industrie pubbliche, ha aggiunto Montis, ora producono utili, perché dismetterle o regalarle ad imprenditori, troppo spesso spregiudicati?
La verità è che le scelte strategiche delle industrie pubbliche sono sempre state fatte a favore dei grandi poli del Nord, senza tener conto delle esigenze e delle realtà sarde. La Cina, ad esempio, aveva proposto un accordo per dieci anni alla Snia di Villacidro, ma la direzione di quel gruppo non aveva accettato quella proposta, forse perché aveva già deciso la sua progressiva chiusura.
E' necessario, ha concluso Montis, un impegno forte ed unitario, per evitare la privatizzazione e lo smantellamento di tutto il comparto industriale sardo.Con la discussione delle mozioni si rischia di consumare un rito formale per tornare poi ad assistere passivamente alla distruzione di un grande patrimonio, ha sostenuto l'on. Secci (PPI).
Dopo il grande boom della chimica negli anni passati, dal 78 la chimica si è allontanata dall'Isola. Periodicamente si sono fatte grandi manifestazioni, grandi proclami, ma la tendenza negativa ha portato alla situazione odierna. Occorre sfatare il mito che la chimica di per sé sia passiva. Non è vero. Il disastro è dovuto alla gestione, perché gli stabilimenti, quando sono stati seguiti con attenzione dalle diverse aziende, hanno prodotto profitti.
Secci ha proseguito affermando che si è ancora in tempo per salvare il settore. Gli orientamenti della chimica si decidono a livello mondiale, ed il Consiglio può fare ben poco. Ma nella nostra regione l'industria può avere ancora un ruolo fondamentale per lo sviluppo.
Occorre difendere la chimica e la petrolchimica in Sardegna, ha concluso Secci, si tratta semmai di reinserirsi nei processi di verticalizzazione del mercato, insistendo perché il Governo mantenga pubblico questo settore strategico. Si potranno così non solo salvaguardare i posti di lavoro esistenti, ma svilupparne dei nuovi.Malgrado le notevoli possibilità di sviluppo, il futuro del comparto chimico non è rassicurante. L'on. Macciotta (Patto Segni), si è detto preoccupato, infatti, per gli accordi che di anno in anno, vengono fatti tra Governo, gruppi pubblici e Giunta regionale.
La chimica sarda, ha aggiunto Macciotta, con adeguati investimenti può riconquistare un importante ruolo nel mercato mondiale, per le sue potenzialità tecniche, per le capacità produttive e qualitative degli impianti chimici isolani.
Occorre, però, ha aggiunto l'esponente del Patto, una incisiva iniziativa politica, che la Giunta deve assolutamente avviare col Governo, per fare rispettare i numerosi accordi firmati, negli ultimi anni, e per tutelare i diritti e le esigenze della Sardegna.Per l'on. Balia (PSFD), il dibattito rischia di essere rituale e rimarcare l'utilità e l'indispensabilità del settore nello sviluppo industriale della Sardegna. Si è arrivati alla mozione con la consapevolezza del momento drammatico vissuto dai lavoratori, ma si deve essere consapevoli della necessità di un serio e approfondito dibattito sul settore e sulle linee strategiche dello sviluppo in Sardegna.
E' quindi necessario, per Balia, riaprire a settembre un dibattito complessivo sul sistema industriale in Sardegna. Si dovranno proporre soluzioni al Governo, soluzioni non occasionali, evitando con forza comportamenti e azioni diversificate da settore a settore, con le conseguenti battaglie fra poveri.Un'analisi di taglio differente è stata esposta dall'on. Balletto (FI), il quale ha ricordato che non ha sottoscritto, come l'on. Amadu, la mozione n. 91, in quanto in disaccordo sui termini del documento, come già detto in Commissione.
La politica industriale delle PP.SS. in Sardegna è stata scriteriata, ha aggiunto Balletto, ed ha provocato danni irrimediabili al territorio ed al tessuto sociale. Ma oggi su questo tema non si dice niente, non si parla di ambiente inquinato, di salute dei cittadini, spopolamento delle campagne, di abbandono dell'agricoltura. E' stato perso di vista il problema idrico, che non è stato più ritenuto urgente perché c'era la grande industria.
Tutti questi problemi non possono restare nascosti. Intanto si sono investiti centinaia di miliardi che si sarebbero potuti utilizzare più proficuamente. La chimica era fallimentare in partenza, ha sostenuto Balletto, e oggi si può affermare con certezza che c'è stata inettitudine dello Stato e della classe politica regionale.
Se le attività fossero state produttive, nessuno le avrebbe dismesse, ha aggiunto Balletto in polemica con Secci, ma si è creata una situazione di indebitamento che ha aggravato le finanze pubbliche. Ora lo Stato punta alla privatizzazione delle aziende pubbliche, e si crede di poter richiedere al Governo il mantenimento di strutture ormai fuori mercato. Così si illudono i lavoratori. Si pretende per di più di dire agli imprenditori che subentreranno allo Stato come gestire queste aziende.
Balletto si è poi soffermato sui problemi tecnico-finanziari delle privatizzazioni, per poi sostenere la necessità del recupero morale della politica. Ci vorranno scelte inizialmente dolorose, ha detto ancora Balletto, da effettuare con coraggio per creare le premesse e le basi per un futuro migliore. La Sardegna è inconsapevole vittima di scelte centralistiche avallate da una classe politica regionale incapace. Ma la mozione è infarcita di espressioni demagogiche miranti solo ad acquisire il consenso dell'elettorato.
La vertenza, ha concluso Balletto, non deve mirare a mantenere la chimica, ma semmai al pagamento dei danni subiti dalla Sardegna e dai sardi, con la privatizzazione delle aziende produttive e la creazione di attività sostitutive. Permane però il dubbio che questa Giunta sia in grado di ottenere un buon risultato.Le tesi dell'on. Balletto non sono state assolutamente condivise dall'on. Cugini (Prog. Fed). "Non si può considerare arrogante il tentativo di difendere i lavoratori e gli impianti chimici sardi", ha detto tra l'altro, "La chimica è un settore che non si può e non si deve assolutamente abbandonare. Perché le produzioni chimiche sono strategiche per lo sviluppo dell'economia isolana".
Nell'incontro di ieri, tra Giunta, Governo ed i vertici dell'Ente chimico pubblico, ha ricordato Cugini, l'onorevole Ladu ha chiesto un aumento degli interventi finanziari a favore delle produzioni sarde. Per la chimica italiana, infatti, il Governo ha deciso investimenti per quasi 3.000 miliardi, 1.000 dei quali destinati al Veneto, mentre per la Sardegna sono previsti stanziamenti ridotti. >BR> Eppure gli impianti sardi sono tra i migliori e tra quelli tecnologicamente più progrediti del mondo. E' necessario, dunque, che nel piano chimico nazionale le produzioni sarde siano valorizzate e valutate per quello che effettivamente valgono. Gli impianti sardi, inoltre, sono tra loro integrati e non possono essere assolutamente smembrati.
"Sono impianti produttivi, danno utili, ha aggiunto Cugini, i conti vengono fatti su tutto il complesso nazionale, il deficit delle industrie pubbliche, quindi, si registra in altre parti d'Italia".
Non si può, dunque, abbandonare questo comparto, ha concluso l'oratore, ma anzi deve essere potenziato e rilanciato ed il Consiglio e la Giunta si devono impegnare proprio per difendere non solo il settore chimico, ma tutto il comparto industriale isolano.La necessità di parlare dell'intero comparto industriale isolano, il cui rilancio condiziona pesantemente l'intero sistema economico sardo ha caratterizzato l'intervento del Presidente della Giunta on. Palomba.
I grandi gruppi devono essere risanati, le piccole e medie imprese devono potersi sviluppare, ha aggiunto Palomba, e l'esecutivo regionale ha avviato, da tempo, il processo di privatizzazione di molte delle industrie regionali che non vuole più gestire.Questo dibattito, quindi, è opportuno anche se dovrebbe essere allargato a tutto il comparto industriale.
La chimica, con i suoi quasi 3.000 occupati, è indubbiamente un settore strategico. Gli oltre 1.000 miliardi di utili fatti registrare dall'Enichem lo scorso anno sono, inoltre, un risultato particolarmente positivo e possono far sperare in un futuro più roseo. Così come si deve giudicare positivamente il fatto che l'Enichem voglia investire, nei prossimi anni, quasi 590 miliardi, per giungere alla riconversione di molti processi produttivi ed alla loro effettiva razionalizzazione.
Certamente, ha aggiunto Palomba, le privatizzazioni vanno fatte, ma anche gli investimenti devono essere attuati, perché sono produttivi e garantiscono il necessario rilancio delle industrie sarde, la crescita dell'occupazione, favoriscono lo sviluppo di nuove iniziative.
Comunque l'incontro romano di ieri è stato giudicato estremamente produttivo, ha detto ancora Palomba, perché si è riaperto un tavolo di confronto tra Governo-Regione-Enichem e Sindacati, incontro che ha permesso il blocco dei licenziamenti, evitato il fermo degli impianti e avviato la ripresa di un dialogo che darà i suoi frutti positivi.
Certamente i grandi gruppi devono operare tenendo d'occhio il mercato e la redditività delle iniziative industriali, ma devono tenere conto delle realtà della Sardegna. Gli utili, quindi, ha aggiunto Palomba, devono essere reinvestiti nell'Isola, anche per creare nuovi posti di lavoro. I dati positivi, con un leggero aumento del numero degli occupati, confermano, infine, la bontà di queste scelte. la Giunta, comunque, vigilerà perché le decisioni dei grandi gruppi, siano fatte nell'interesse esclusivo della Sardegna.
Concludendo il suo intervento, il Presidente della Giunta ha detto di condividere il contenuto delle due mozioni presentate ed ha auspicato la loro unificazione.Per dar modo ai presentatori delle mozioni di concordare un ordine del giorno unitario, il Presidente ha sospeso quindi la seduta, convocando nel contempo la Conferenza dei Capigruppo per decidere sul prosieguo dei lavori.
Alla ripresa della seduta, il Presidente ha comunicato che è stato presentato un ordine del giorno che è stato illustrato dall'on. Vassallo (Gr.Misto C.U.)) il quale ha affermato che il documento rappresenta la sintesi del dibattito svoltosi in Aula, con un aspetto unitario molto significativo.
L'on. Balletto (F.I.), intervenendo per dichiarazione di voto, ha preannunciato il suo voto contrario.
L'ordine del giorno, messo ai voti, è stato approvato con un solo voto contrario. Il Presidente ha quindi comunicato che i lavori proseguiranno con la continuazione dell'esame dei Progetti di Legge sulla caccia.
Testo unificato delle Proposte di Legge nn. 74, 83 e 162
e del Disegno di legge n. 202 sulle Norme per la protezione
della fauna selvatica e per l'esercizio della caccia in Sardegna.L'Assemblea ha proseguito l'esame degli articoli e degli emendamenti del testo unificato sull'esercizio della caccia.
I lavori del Consiglio riprenderanno
nel pomeriggio alle ore 16,30.