Nota stampa
della seduta n. 112 antimeridiana del 5 marzo 1996
Sono ripresi questa mattina i lavori del Consiglio regionale.
In apertura di seduta, il Presidente Selis ha comunicato che la domanda avanzata dai Consiglieri Concas, Degortes e Montis di ricostituire il Gruppo di Rifondazione Comunista, a seguito della richiesta dell'on. Degortes di aderire al medesimo gruppo, non è stata accettata.
Questo il testo della lettera inviata dal Presidente Selis ai tre Consiglieri ed ai Presidenti di Gruppo:"E' pervenuta a questa Presidenza in data 29 febbraio una lettera a firma del consigliere Degortes, con la quale lo stesso manifesta l'intendimento di aderire al Gruppo di Rifondazione Comunista.
Nella stessa data analoga dichiarazione è pervenuta dai consiglieri Montis e Concas con richiesta di autorizzazione a costituire il Gruppo di Rifondazione Comunista ai sensi dell'articolo 20 comma 4 del Regolamento.
Il Regolamento stabilisce come condizione necessaria per la costituzione di un gruppo la volontà di adesione manifestata da cinque consiglieri. Il comma 4 dell'articolo 20 prevede un'unica deroga a tale requisito, consentendo la costituzione di gruppi con l'adesione di soli tre consiglieri, a condizione che detti gruppi rappresentino partiti organizzati nel territorio della Regione sarda che abbiano presentato con il medesimo contrassegno propri candidati in tutti i collegi circoscrizionali.
Il potere di autorizzare tali gruppi in deroga è attribuito al Presidente. La deroga è evidentemente connessa al riferimento che detti gruppi facciano a un partito politico onde consentire ai consiglieri che vi si riconoscano di organizzarsi autonomamente in Consiglio. A parte questo limite (e quello ulteriore del contrassegno unico in tutti i collegi circoscrizionali che nel caso di specie sussiste) nulla è detto in ordine al modo con cui deve essere valutata la rappresentatività del partito cui si fa riferimento da parte del costituendo gruppo.
Unico criterio oggettivo che a tal fine può essere ragionevolmente assunto a parametro, e che trova conferma nella prassi costante di questo Consiglio, al di là dell'utilizzo del nome, è che i consiglieri i quali dichiarano di voler aderire al costituendo gruppo siano stati eletti nella lista indicata dal contrassegno cui ci si richiama.
Nel caso di specie questa condizione sussiste per i consiglieri Concas e Montis, ma non per il consigliere Degortes, il quale risulta eletto per la lista individuata col contrassegno recante la denominazione Sardegna Federazione Democratica.
Tutto ciò considerato, questa Presidenza non autorizza la costituzione del gruppo di cui alle richieste dei consiglieri concas, Degortes e Montis, in quanto non conformi al disposto dell'articolo 20 del Regolamento interno del Consiglio regionale.
La presente decisione non pregiudica una successiva valutazione di simili istanze, qualora il Consiglio modifichi, secondo la procedura di cui all'articolo 130, la disciplina della materia.
Non essendo stata autorizzata la costituzione del nuovo gruppo, i consiglieri Concas e Montis continuano a far parte del Gruppo misto e il consigliere Degortes del Gruppo Progressisti Sardegna - Federazione democratica".Successivamente, Selis ha brevemente informato l'Assemblea sui lavori della Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali, svoltasi nei giorni scorsi a Napoli, nel corso della quale è stata riaffermata la necessità di valorizzare la specificità delle Regioni a Statuto speciale nell'ambito del processo di riforma del titolo V della Costituzione.
Il Presidente ha poi espresso il cordoglio a nome dell'Assemblea e del popolo sardo alle comunità di Israele e di Palestina per la serie di attentati che rischia di minare il processo di pacificazione tra i due popoli. La preoccupazione per quanto è avvenuto, ha detto Selis, si aggiunge a quella creata dalla situazione in Jugoslavia ed in Algeria, con il rischio di creare nuove tensioni nel bacino del Mediterraneo.
Mozione n. 73 - Sull'incompatibilità
tra assessore e candidato alle elezioniL'Assemblea ha quindi avviato la discussione sulla mozione presentata da Forza Italia, PSd'Az. A.N. e Patto. Gli assessori regionali che volessero candidarsi alle elezioni regionali, politiche ed europee dovrebbero dimettersi dall'incarico almeno sei mesi prima della scadenza naturale della legislatura. I membri della giunta in carica, che decidessero di presentarsi alle ormai imminenti competizioni elettorali, dovrebbero farlo entro venti giorni dal decreto di scioglimento delle Camere.
I consiglieri regionali Lippi e Bertolotti (F.I.), Bonesu (Psd'Az), Biggio (A.N.) e Macciotta (Patto) in tempi non sospetti avevano presentato una mozione, la numero 73, in tal senso. Oggi, il consiglio regionale ha esaminato quella proposta, con la quale i firmatari impegnavano ed impegnano il presidente della giunta a "vigilare" affinche la struttura amministrativa della regione non venga utilizzata a vantaggio di liste e candidati.
La mozione era stata presentata per evitare che il troppo frequente ricorso alle urne impedisse, all'esecutivo regionale, un normale funzionamento. Ed anche per evitare che le strutture amministrative regionali potessero essere usate a vantaggio di questo o di quel candidato.Illustrando la loro proposta, gli onorevoli Lippi e Bertolotti hanno sottolineato la necessità di una maggiore correttezza, nello svolgimento della campagna elettorale, per impedire che le strutture della regione, della collettività, possano essere usate per favorire assessori in carica. Una specie di par condicio degli strumenti di propaganda, dei quali i componenti la giunta avrebbero potuto fruire, creando, quindi, una notevole disparità nei confronti degli altri, comuni, candidati. Un problema di forma e di opportunità politica, più che una vera norma vincolante. Anche perché la Corte Costituzionale ha sancito la incompatibilità tra le cariche di consigliere regionale (quindi anche di presidente di giunta o di assessore regionale) e quelle di parlamentare; non la ineleggibilità dei componenti le assemblee regionali alle altre cariche elettive nazionali o comunitarie.
Un problema di ordine generale, quindi, sul quale in Consiglio si sono formate delle convergenze significative. Come dovrebbero realizzarsi, secondo il consigliere del Patto dei Democratici Macciotta, ogni volta che "si viene chiamati a discutere del necessario processo di riforma istituzionale" nel quale sono impegnati tutti i gruppi politici.
Dopo aver ribadito il rispetto che bisogna avere per le decisioni della Corte, Macciotta ha sottolineato l'importanza politica ed etica della mozione in discussione. Esiste, infatti, il reale pericolo che, la candidatura di un assessore o dello stesso presidente della giunta sollevino molte e pericolose "speculazioni politiche".Gli aspetti più propriamente giuridici della mozione sono stati, invece, analizzarti dall'on. Paolo Fois, (Prog. Fed.), il quale si è soffermato sulle ipotesi di ineleggibilità e di incompatibilità, esistenti nel nostro sistema politico- istituzionale.La questione, quindi, deve essere affrontata in termini generali, senza derogare, però, dalla regola di fondo "il diritto di tutti i cittadini di essere chiamati a far parte delle assemblee rappresentative elettive".
Fois, quindi, si è detto convinto della necessità di affrontare, in tempi non sospetti, questi temi per giungere a soluzioni giuste e rispettose dei diritti dei singoli.Sugli aspetti generali delle incompatibilità politiche, si è particolarmente soffermato l'on. Frau (A.N.), che ha ricordato e duramente criticato la decisione del capo del governo, Dini, di candidarsi alle prossime elezioni politiche. Gli esecutivi, in periodi delicati come sono quelli di una campagna elettorale, prendono sempre decisioni discutibili, favoriscono gli amici o i gruppi dai quali possono avere aiuto e sostegno.
Per l'esponente di Alleanza Nazionale, quindi, norme come quelle proposte dalla mozione, servirebbero "a fare chiarezza" ed ad impedire che gli assessori in carica possano utilizzare le strutture regionali, per procurarsi voti e notevoli vantaggi nei confronti dei loro diretti concorrenti. "Il potere non deve mai essere utilizzato per conquistare nuovo potere", quindi.Su questa tesi si è trovato perfettamente d'accordo anche l'onorevole Bonesu, (Psd'Az) il quale ha detto che sui diversi aspetti politici, spesso non si trovano le necessarie concordanze. Eppure, tutti devono auspicare un "effettivo governo delle regole".Forse, la mozione in discussione, dovrebbe essere meglio articolata; forse iniziative di questo genere, anche per permettere ad un governo dei tecnici di veder valutata la propria azione, dovrebbero avere una diversa e migliore articolazione. Però, questi sono temi da approfondire, per garantire la corretta neutralità della pubblica amministrazione, nel caso di competizioni elettorali, e per evitare che il potere venga utilizzato a fini distorti, solamente per creare nuovo e più diffuso consenso.
L'opportunità che i membri degli esecutivi regionali non si candidino è stata sostenuta, invece, dal capogruppo di Alleanza Nazionale. L'on. Masala, infatti, ha ricordato come chi riveste cariche pubbliche goda di una posizione di grande prestigio ed evidenza e che sia, quindi, in una situazione di chiaro privilegio.
Per evitare anomalie di questo genere, anche a livello nazionale, ha aggiunto Masala, AN ha deciso, autonomamente, "senza aspettare indicazioni o imposizioni di alcun tipo", di non candidare alcun consigliere regionale, "neppure quelli che ricoprono importanti incarichi istituzionali" alle prossime elezioni. E questo solo perché AN crede, fermamente, nei principi di correttezza e di opportunità politica, che devono contraddistinguere l'azione delle forze in campo.Una posizione, questa, parzialmente condivisa dall'onorevole Scano, capogruppo dei Progressisti Federativi, per il quale l'uso del potere può garantire posizioni di vantaggio. Questo è, dunque, un problema da affrontare e risolvere nei modi e tempi dovuti. Ma la correttezza del presidente Palomba e dei suoi assessori garantirà, in Sardegna, una campagna elettorale seria e rispettosa dei diritti di tutti i candidati.
Dopo aver ricordato che incompatibilità di diverso tipo potrebbero aversi anche tra gli amministratori dei grossi enti, con i funzionari di altissimo livello e tanti altri esponenti della società, Scano ha richiamato la necessità di decidere con "grande responsabilità e chiarezza, di ineleggibilità e di incompatibilità", senza creare falsi problemi e senza che il consiglio faccia un "utilizzo improprio delle sue prerogative".
Comunque, ha concluso Scano, è necessario che l'assemblea vigili, perché le strutture della giunta non vengano utilizzate per favorire gli assessori che dovessero, eventualmente, essere candidati. Ma questo, conoscendo la sensibilità del presidente Palomba, "certamente non avverrà".Lo stesso presidente della giunta, Palomba, ha assicurato i consiglieri regionale che "nessuna struttura dell'amministrazione sarà utilizzata per fare propaganda elettorale". Le regole della correttezza, anche quelle non scritte, saranno rispettate e non si avranno violazioni di alcun genere.
Il Presidente della Giunta ha poi rivendicato a se stesso ed ai suoi assessori un ruolo politico. "Crediamo in un grande progetto politico, ci siamo candidati per governare il paese, la regione, le autonomie locali, ha detto, e continueremo a lavorare per il bene della Sardegna e del popolo sardo. Ma non saremo assenti dalla scena politica, in questa competizione elettorale. La giunta non sarà, quindi, neutrale. La macchina burocratica ed amministrativa, si".La maggioranza ha quindi richiesto dieci minuti di sospensione per consentire di presentare alcuni emendamenti alla mozione.
Alla ripresa il Presidente ha messo in discussione l'articolato e gli emendamenti. Per l'on. Ballero (P.S.F.D.) la materia deve essere regolata con una specifica normativa. Contro la posizione di Ballero, l'on. Bertolotti (F.I.) ha sostenuto che si tenta di rinviare ad altra data un problema attuale, mentre la mozione tende a dare equilibrio alla campagna elettorale ponendo nello stesso piano tutti i cittadini che intendono candidarsi.
Anche l'on. Lippi (F.I.) nel condividere le dichiarazionii di Bertolotti, ha affermatoche sel'assemblea ritiene che si vada ad approvare una specifica legge sulla materia in tempi stretti, è inutile proporre una mozione che esprima gli stessi concetti.
L'on. Bonesu (PSd'Az) ha rilevato che la mozione presentata ha un punto debole, quello riguardante l'invito agli assessori a dimettersi, invito che non trova conferma in alcuna legge. Uno degli emendamenti sana questa situazione e garantisce un equilibrio complessivo in vista delle elezioni, per cui ha chiesto al Consiglio di approvarlo.
E' preoccupante invece, ha sostenuto l'on. Masala (A.N.), che ci si trovi nella situazione in cui gli eventuali candidati assessori utilizzino a proprio vantaggio il potere che di fatto esercitano. Non si contesta che la disciplina debba essere normata da legge; il tema è diverso e investe questioni di opportunità politica. E cioè opportuno che un assessore si candidi e si trovi nella condizione di esercitare in modo improprio il potere? Si fa cioè un richiamo ad un principio generale perchè questa possibilità non si verifichi.
In conclusione, Masala ha affermato che occorre un "aggiustamento" agli emendamenti; in tal caso potrà aversi un voto unanime del Consiglio.Il Presidente Selis ha chiesto ai proponenti di valutare le proposte avanzate dall'opposizione che contengono, ha ricordato, l'invito agli assessori a dimettersi in caso di candidatura e l'invito a presentare ed approvare una nuova disciplina della materia.
Ballero (PSFD) e Scano (Progr. Fed.) hanno ricordato che, essendo emerse posizioni distinte e sufficientemente chiare, dovrà essere l'Aula a decidere.Anche Lippi (F.I.) e Masala (A.N.) si sono detti d'accordo con i rappresentanti della maggioranza circa la inconciliabilità delle posizioni, e pertanto hanno chiesto che la diatriba venga risolta con il ricorso al voto dell'assemblea.
Messa in votazione per parte e con gli emendamenti, la mozione è stata approvata nel testo emendato dalla maggioranza.
P.d.L. n. 75 - Norme
in materia di usi civiciL'on. Macciotta (Patto), analizzando le cause che hanno indotto alla presentazione del provvedimento, ha affermato che molti Comuni non sapevano dell'esistenza di un apposito ufficio regionale sugli usi civici, ufficio che era in grado di fornire tutte le indicazioni necessarie ad evitare che terreni gravati da usi civici venissero ceduti a terzi.
D'altro canto, ha affermato ancora Macciotta, molte leggi urbanistiche non hanno tenuto conto di questa classificazione. Pertanto si rende quanto mai necessario completare il censimento dei terreni gravati da usi civici per avere a disposizione di Enti locali e privati cittadini un censimento che consenta di conoscere compiutamente la situazione isolana.
Per Macciotta l'attuale struttura regionale è inadeguata, ed è necessario informare ampiamente della sue esistenza tutti i Comuni. Nel contempo resta aperto il problema della destinazione dei corrispettivi dovuti dagli utilizzatori dei terreni ceduti.L'approvazione della legge, se pur con alcuni emendamenti, è stata sollecitata dall'on. Ballero (Fed.Dem.) per il quale una mancata sanatoria porterebbe ad una valanga di ricorsi contro i Comuni che dovrebbero pagare decine di miliardi, oltre all'apertura di un contenzioso gigantesco per la conseguente nullità di decine di migliaia di atti di compravendita e di nulla osta relativi a terreni che non potevano essere ceduti dai Comuni.
Ballero ha ricordato come nel 1991 la Corte Costituzionale, chiamata in causa dalla Regione Abruzzo, si sia pronunciata a proposito, riconoscendo come l'evoluzione dall'economia prevalentemente agricola a quella di tipo industriale abbia fatto venir meno la necessità di vincolare a vocazione agricola o pastorale terreni gravati da usi civici, quando sussista la possibilità di un loro utilizzo per scopi più adeguati alle mutate esigenze delle comunità.Questa legge è necessaria per sanare situazioni nate da disattenzioni dei Comuni che hanno alienato terreni vincolati, ha sostenuto l'on. Marroccu (Prog. Fed). La Commissione Agricoltura ha posto però alcune condizioni, ha proseguito Marroccu, e cioè che sui terreni interessati sia impossibile ripristinare l'uso civico, che siano stati alienati prima dell'emanazione della Legge Galasso e che gli interventi realizzati sulle aree interessate siano stati in sintonia con i Piani Urbanistici Comunali.
Per il Presidente della Commissione Agricoltura, on. Silvestro Ladu (PPI), il provvedimento è stato elaborato, sulla base delle richieste di sanatoria avanzate da più parti, per trovare soluzione ad una situazione che non presentava altre vie d'uscita. La legge è pertanto adeguata e non lascia spazio a fini speculativi.
Secondo Ladu, in Sardegna esistono almeno 300.000 ettari gravati da usi civici, ma solo una parte è stata censita. Quindi è necessario potenziare l'apposito Ufficio regionale anche perché solo a seguito del completamento del censimento si potrà pensare ad una valorizzazione di quelle aree. Inoltre è necessario che l'uso civico dei terreni che verranno liberati da tale vincolo venga trasferito ad altri terreni comunali per non privare le popolazioni di un loro diritto.Infine l'Assessore all'Agricoltura Paba ha assicurato che la Giunta provvederà direttamente al censimento delle aree interessate, viste le difficoltà di ottenere i dati attraverso i Comuni.
I lavori del Consiglio proseguiranno
nel pomeriggio alle ore 16,30.