Nota stampa
della seduta n. 109 pomeridiana del 22 febbraio 1996

 


Una nuova normativa sull'utilizzo e la vendita dei terreni comunali gravati da usi civici. è stato il primo argomento discusso dall'Assemblea, riunita sotto la Presidenza dell'on. Cherchi.

P.d.L. 57 - Norme in materia di usi civici.
Modifiche alla legge regionale 7 gennaio 1971, n. 1,
concernente l'organizzazione amministrativa
della Regione sarda

L'esigenza di approvare nuove norme in materia di alienazione di terreni comunali gravati da usi civici è stata illustrata dall'on. Ladu (PPI), relatore.
In Sardegna, ha ricordato Ladu, sono oltre 300 mila gli ettari di terreno, prevalentemente pascoli e boschi, di proprietà degli Enti locali e che i privati possono utilizzare per le loro esigenze, specie per raccogliere legna da ardere o per l'utilizzo delle ghiande e del pascolo naturale. In alcuni casi questi terreni, in tempi recenti, sono stati venduti e la loro destinazione originaria è stata modificata. Ciò è potuto avvenire perché, in materia di usi civici e di gestione del patrimonio immobiliare dei comuni, si sono succedute alcune leggi tra loro non completamente "omogenee".
Molti amministratori e funzionari pubblici, ha aggiunto Ladu, sono finiti nel mirino della magistratura e spesso sono stati condannati. Ai comuni, d'altro canto, sono stati chiesti risarcimenti cospicui, di entità tali da aprire preoccupanti buchi nelle finanze degli enti locali chiamati in causa. Eppure i terreni, quelli ancora di proprietà pubblica, hanno spesso perso le loro caratteristiche comunali. Prevedendo delle regole ben precise, fissando norme e limiti adeguati alle mutate realtà, con la nuova legge si prevede, dunque, una diversa "classificazione" dei terreni venduti o ancora di proprietà comunale, in modo da sanare le particolare e spinose situazioni create in quasi tutti i paesi dell'Isola.
Per queste ragioni, Ladu ha auspicato una sollecita approvazione della legge.

Ma sulla legge non tutti i gruppi politici sembrano d'accordo, tanto è vero che sono stati presentati numerosi emendamenti. Per permettere il loro coordinamento ed un riesame della materia, per smussare e modificare alcune posizioni sulle quali non sembra si sia raggiunto un accordo, l'esame della legge di modifica degli usi civici è stata temporaneamente sospesa.

 


D.d.L. n. 204 - Modifica della
Finanziaria regionale

Di questa sospensione ha approfittato il presidente della Terza commissione, on. Onida, per chiedere l'esame e la sollecita approvazione di un disegno di legge, il n.204, con il quale si vuole modificare un articolo della Finanziaria regionale del 96, giudicato "incostituzionale" dal Governo centrale.
Esaminando la Finanziaria regionale per il corrente esercizio, il Governo centrale aveva sollevato alcuni dubbi sull'articolo 88, che riguarda la "semplificazione delle procedure per lavori, servizi e provviste in economia". Per evitare il blocco dell'intero provvedimento, la Giunta e la commissione Programmazione del Consiglio avevano preso l'impegno di modificare l'articolo contestato.

L'on. Giuseppe Sassu (Prog. Fed.), relatore del provvedimento con il quale la Giunta propone la soppressione della norma giudicata incostituzionale ha, quindi, spiegato le ragioni che hanno portato Esecutivo e Commissione consiliare a proporre questa modifica.

Ma queste ragioni sono state, pacatamente, contestate dall'on. Bonesu (Psd'Az), il quale ha ricordato come nel corso dei lavori della conferenza dei presidenti dei gruppi, in molte occasioni, si sia sottolineata la necessità di proporre, all'esame dell'Aula, solamente provvedimenti chiari e comprensibili. Non è questo il caso del disegno di legge in discussione, in quanto al provvedimento, con il quale si vuole sopprimere un comma dell'art. 88 della Finanziaria, è stato presentato un emendamento con il quale si propone di cassare l'intero articolo. Non si sarebbe potuto fare direttamente un articolo soppressivo totale? Si è chiesto l'esponente sardista.

Alle domande di Bonesu ha risposto lo stesso presidente della Giunta regionale. L'on. Palomba, dopo aver ricordato l'iter della Finanziaria e gli impegni presi con il Governo centrale per evitarne il blocco, ha dichiarato che in un primo tempo si era pensato ad una modifica parziale, ma che, dopo un attento esame, si era preferito sopprimere tutto l'articolo contestato.

Il disegno di legge è stato quindi approvato

 


Adesione dell'on. Manchinu
al gruppo di Rifondazione Comunista

Il Presidente Cherchi ha comunicato all'Assemblea di aver ricevuto due lettere, delle quali dà lettura, una dell'on. Alberto Manchinu ed una dell'on. Ribelle Montis.
Con la sua lettera. Alberto Manchinu, socialista del gruppo PSFD, assessore agli Enti locali, ha annunciato di aderire al gruppo di Rifondazione Comunista allo scopo di consentire a questo schieramento consiliare di non essere cancellato in seguito alle dimissioni dei consiglieri Aresu e Vassallo, passati al gruppo Misto.
Manchinu ha chiesto anche che venga modificato il regolamento del Consiglio perchè non è ammissibile che un partito organizzato in tutta la Regione non possa essere rappresentato in Consiglio.

L'altra lettera è invece dell'on. Montis, capogruppo di Rifondazione Comunista, che ha chiesto alla Presidenza di riconsiderare la cancellazione del suo gruppo in seguito all'adesione dell'on. Manchinu. La presenza di Manchinu riporta a tre il numero degli aderenti e consente quindi, la presenza del gruppo di Rifondazione Comunista nell'Assemblea regionale.

Per l'on. Floris (F.I.), che si è detto sorpreso del passaggio di Manchinu a Rifondazione comunista, l'affare "appare molto strano". Strano perchè Manchinu non è solo un consigliere regionale, ma è assessore di una maggioranza costituita, il che significa che con il passaggio di Manchinu si porta Rifondazione nella stessa maggioranza. "Siamo di fronte quindi ad un fatto politico e non solo tecnico, ha detto Floris, un fatto che richiede un dibattito da parte del Consiglio". E Manchinu dovrebbe precisare meglio la sua posizione, al di là delle considerazioni riportate nella lettera.

Il Presidente ha, a questo punto, convocato la Conferenza dei Capigruppo perchè si decida se dare luogo al dibattito sul caso Manchinu o se si debbano continuare i lavori dell'Assemblea con la discussione della legge sugli usi civici.

Occorre distinguere tra vera tempesta e tempesta in un bicchiere d'acqua, ha sostenuto il capogruppo dei Progr. Fed. Scano; il quadro politico non è mutato perchè l'atto di Manchinu è solo un'adesione tecnica per consentire la sopravvivenza del gruppo di Rifondazione, in attesa di una modifica del Regolamento consiliare. Scano si è poi soffermato sulla necessità di adeguare il Regolamento alla situazione politica e sociale odierna con un sistema politico in movimento e aggregazioni fluide.
Per Scano, il problema deve essere affrontato tempestivamente per dare risposte non solo a Rifondazione ma anche ad altre formazioni politiche che vivono la stessa situazione.

Secondo l'on. Vassallo (Gruppo Misto) non ci sarebbe stato alcun problema se Manchinu fosse stato solo consigliere regionale. Ma, da assessore, con il suo atto interferisce nei lavori della apposita Commissione che sta lavorando per modificare le norme che regolano la vita dell'assemblea. Non si possono accettare marchingegni tecnici per sovvertire le regole, che si cambiano solo con un confronto aperto e democratico tra le forze politiche.

La macchina del Consiglio costa 200 milioni al giorno, ha sostenuto il capogruppo del PSd'Az Bonesu, e dovrebbe funzionare in maniera più produttiva. Il problema sollevato dalla decisione di Manchinu si risolve con una rapida revisione del Regolamento. L'attuale maggioranza, ha affermato l'esponente sardista, è nata da precisi accordi tra i gruppi e i partiti, accordi ai quali Rifondazione era ed è estranea. Pertanto sarebbe opportuno che il Consiglio riprenda i suoi lavori.

L'on. Bruno Dettori, capogruppo del Patto dei Democratici, è intervenuto successivamente per "mettere i puntini sulle i" ma anche, alla fine, per gettare acqua nel fuoco. Nel valutare il "colpo di scena" messo in atto da Manchinu, Dettori ha detto che si può propendere per considerarlo una provocazione, "e se si tratta solo di provocazione, può essere accettata".
Non è però da accettare, ha detto ancora Dettori, che del fatto non sia stata data comunicazione al Presidente del Consiglio tempestivamente; che gli assessori di una Giunta retta da una precisa maggioranza possano esporsi in situazione di questo genere; ne si può accettare che possa venire considerata una accezione tecnica il fatto che un consigliere aderisca ad un gruppo non condividendone la linea politica.
Secondo Dettori, tuttavia, l'affaire è proprio da considerare una provocazione coscientemente voluta per sollecitare al Consiglio la revisione del Regolamento consiliare: in quanto tale può anche essere accolta.

Per l'on. Bertolotti (F.I.), con gli interventi che si sono succeduti si è tentato di gabellare per fatto tecnico un fatto politico rilevante. I progressisti affermano che la maggioranza non subisce allargamenti, ma i casi sono due: o Manchinu si dimette da assessore o la maggioranza è di fatto allargata a Rifondazione Comunista.
Per annullare le conseguenze della decisione di Manchinu, ha concluso Bertolotti, c'è un'unica possibilità, quella di un ripensamento dello stesso Manchinu.

L'on. Frau (A.N.), nello stigmatizzare l'episodio, ha rilevato che esso avviene ad un mese e mezzo dalla presentazione delle liste per il rinnovo del Parlamento., Tutto lascia pensare che si stia attuando in Sardegna la famosa desistenza di cui si parla in campo nazionale.

Nella lettera di Manchinu c'è una forte differenziazione politica rispetto a Rifondazione, ha sostenuto successivamente il capogruppo del PPI Marteddu, secondo il quale l'atto dell'Assessore è solo una autorevole provocazione, anche se cade in un momento delicato in cui la Giunta per il Regolamento è al lavoro su questioni complesse legate ad una situazione politica magmatica ed incerta. Rimane però l'esigenza di comunicare le prerogative del singolo consigliere con le strutture che non devono però diventare apparati che ne mortifichino il ruolo.
Per Marteddu, se Manchinu ha provocato uno shock, chiarisca l'equivoco. E più di lui dovrebbe essere il presidente Palomba a riaffermare che questa maggioranza non ha subito alcuna modificazione.

La volontà di lottare per conservare l'identità politica come gruppo è stata quindi ribadita dal capogruppo di Rifondazione on. Montis, il quale, dopo aver ringraziato per la solidarietà da più parti ricevuta, ha riaffermato la distinzione dall'attuale maggioranza. Non ne facciamo parte, ha detto Montis, anzi siamo critici verso questo governo regionale per i limiti e le carenze dimostrate nell'affrontare e risolvere i gravi problemi della Sardegna.
Forte dei risultati elettorali conseguiti e delle previsioni che accreditano Rifondazione Comunista dell'8-9%, Montis ha respinto con forza l'evenienza della scomparsa del proprio Gruppo consiliare. La nostra forza politica non piace perchè l'anticomunismo è duro a morire, ha concluso, ma non potete chiederci di cancellarci.

"Domani la Sardegna avrà un assessore di opposizione ed allo stesso tempo un assessore di maggioranza", ha esordito l'on. Marco Tunis (F.I.), ma dietro questa operazione ci sono accordi di carattere elettorale. Manchinu non è un politico di prima nomina, un novellino che non preveda le conseguenze di una decisione come quella che ha preso. Sapeva invece quel che faceva e sapeva i rischi della bagarre politica conseguente al suo atto, ma riteneva evidentemente di dover insistere in quanto a monte della decisione esiste un patto elettorale ben preciso: il futuro candidato al Parlamento Antonello Cabras ha chiesto aiuto a Rifondazione comunista per i voti del Sulcis-Iglesiente.
Concludendo, Tunis ha ribadito che non si è di fronte ad una provocazione, ma ad una mistificazione politica dubbia e inaccettabile.

Di diverso avviso il capogruppo di Federazione democratica on. Balia, per il quale è da rifiutare qualsiasi accusa di desistenza nonchè le interpretazioni cervellotiche date ad un atto che vuole e voleva essere un atto di solidarietà e nel contempo una provocazione allo stesso Consiglio. Una provocazione, ha soggiunto, affinchè si provveda a mettere mano al Regolamento consiliare che da tempo mostra crepe e si rivela inadeguato ai tempi ed alle situazioni che evolvono.
Balia ha anche affermato che l'unica interpretazione da dare è quella letterale contenuta nella lettera dell'on. Manchinu. Ha invece negato decisamente che Rifondazione Comunista entri a far parte della maggioranza: "non lo vogliamo noi, nè lo vuole R.C. che ha sempre dichiarato di voler essere minoranza e opposizione e lo ha dimostrato in numerose occasioni". Per quanto riguarda il fatto che questo atto di solidarietà nei confronti del gruppo di R.C. sia stato compiuto da un assessore, l'on. Balia ha affermato che è stata una scelta voluta per evitare implicazioni e conseguenze all'interno degli organi consiliari (commissioni, ufficio di presidenza etc.).

Per l'on. Edoardo Usai (A.N.), quanto è successo è vergognoso e squalificante per l'intero Consiglio regionale.
Secondo Usai, il presidente Palomba aveva un debito di riconoscenza verso R.C. in quanto è stato eletto anche con i voti di quella parte politica. E Manchinu si è prestato al gioco, anche perchè in questo modo favorirebbe, secondo Usai, la confluenza dei voti di R.C. verso l'ex presidente della Regione Cabras che si presenterebbe nel collegio del Sulcis.
In questo senso deve essere interpretata l'appassionata difesa di Balia, che però non è convincente, ha aggiunto Usai, in quanto se consentirà sia la sopravvivenza del Gruppo di R.C. che il bel gesto di Manchinu non potrà certo garantire l'elezione a Cabras.

Particolarmente critico, nei confronti dell'assessore Manchinu, anche l'on. Balletto (F.I.). Perchè mascherare come grande scelta di civiltà e di democrazia una operazione che nasconde degli interessi esclusivamente elettorali? La verità,, ha concluso l'esponente di FI, è che da tempo si cercava di allargare la maggioranza, di renderla più stabile e, in vista delle ormai imminenti consultazioni politiche, questo scopo è stato raggiunto.

Un giudizio pesantemente negativo è stato espresso anche dal capogruppo di F.I. L'on. Floris, infatti, ha ricordato come la stessa "dignità politica" che viene ora riconosciuta al consigliere Montis si sarebbe dovuta riconoscere anche al consigliere Aresu, costretto ad abbandonare il suo gruppo per passare in quello misto. Sarebbe stato meglio cambiare il regolamento dell'assemblea regionale, piuttosto che permettere questa operazione politica.
Ora lo si dovrà modificare immediatamente, ha aggiunto Floris, mettendo però dei chiari limiti per impedire il proliferare dei gruppi. Su questa vicenda, giudicata un vero atto di disonestà politica, il gruppo di F.I. ha, comunque, presentato una mozione della quale ha chiesto, ai sensi dell'art. 113 del Regolamento interno, la immediata discussione in Aula.

Le critiche piovutegli addosso non sono piaciute all'assessore Manchinu, il quale, dopo aver ricordato le ragioni esclusivamente "tecniche" all'origine del suo gesto, ha ribadito la assoluta fedeltà agli ideali del socialismo e la completa estraneità alle posizioni politiche di R.C.
Nessuna vergogna, quindi, ha aggiunto l'assessore all'Urbanistica, ma la consapevolezza di una scelta di democrazia ed una provocazione, nei confronti del Consiglio, che sarà costretto a "rivisitare" il proprio regolamento interno. La richiesta di adesione al gruppo di R.C., quindi, non nasconde nulla, non è frutto di alcun contratto più o meno palese, è semplicemente un atto di grande democrazia, perchè si permette ad un gruppo politico di continuare a far sentire la propria voce.

Dopo le dichiarazioni dell'assessore Manchinu, il dibattito si sarebbe potuto considerare concluso. Ma il presidente dell'esecutivo Palomba ha voluto, comunque, esprimere la sua opinione su una vicenda che ha un grande valore. I rapporti tra i partiti che formano la coalizione che governa la Regione non sono assolutamente in discussione, ha detto Palomba. Così come non è certamente cambiata la maggioranza che sostiene l'esecutivo in carica.
La decisione dell'on. Manchinu, dunque, è una "scelta cruciale, fatta per garantire ad un gruppo politico di far sentire la propria voce". La necessità di difendere il pluralismo e la rappresentatività, infatti, devono indurre i partiti "a trovare strumenti regolamentari adeguati alle mutate esigenze politiche", ha aggiunto il presidente della Regione, che ha poi auspicato una incisiva azione di riforma delle norme che regolano la vita dell'assemblea sarda, proprio per risolvere questi conflitti, "frutto di una alta concezione della vita politica ed espressione di una reale democrazia"

Successivamente l'Assemblea ha deciso di rinviare a giovedi prossimo la discussione sulla mozione, dopo un dibattito nel quale sono intervenuti gli onorevoli Scano (Prog. Fed.), Bertolotti (F.I.), Vassallo (Misto), Floris (F.I.), Biggio (A.N.), Bonesu (Psd'Az), Frau (A.N.) e il presidente della Giunta Palomba.

 


Il Consiglio regionale proseguirà
i suoi lavori giovedi 29 febbraio.

 

Alla pagina delle sedute dell'Assemblea