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Resoconto della seduta n. 11 del 28/04/2014

XI SEDUTA

(POMERIDIANA)

Lunedì 28 aprile 2014

Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU

La seduta è aperta alle ore 16 e 11.

FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta del 16 aprile 2014 (8), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Anna Maria Busia, Lorenzo Cozzolino, Roberto Desini, Gavino Manca, Stefano Tunis e Alessandro Unali hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 28 aprile 2014.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Annunzio di presentazione di proposta di legge

PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:

Pizzuto - Cocco Pietro - Cocco Daniele Secondo - Rubiu - Usula - Agus - Lai - Perra - Zedda Paolo:

"Norme per la prevenzione della fetopatia alcolica". (20)

(Pervenuta il 23 aprile 2014 e assegnata alla sesta Commissione.)

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

FORMA DANIELA, Segretaria:

"Interrogazione Tedde, con richiesta di risposta scritta, sulle tempistiche di erogazione dei contributi a favore di persone fisiche e soggetti giuridici privati diversi dalle imprese per l'installazione di impianti fotovoltaici di cui alla determinazione del 24 febbraio 2014 (prot. n. 5801) della Direzione generale del Servizio energia dell'Assessorato dell'industria della Regione autonoma della Sardegna". (9)

"Interrogazione Tedde, con richiesta di risposta scritta, sulle tempistiche di redazione dell'elenco delle imprese ammesse al bando dell'Assessorato regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale "Lunga estate" e di erogazione dei contributi". (10)

"Interrogazione Deriu - Cocco Pietro - Comandini - Cozzolino - Demontis - Lotto - Manca Gavino - Meloni - Moriconi - Pinna Rossella - Piscedda - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas, con richiesta di risposta scritta, sulla lotta agli insetti nocivi e sulla profilassi sanitaria". (11)

"Interrogazione Deriu - Cocco Pietro - Comandini - Cozzolino - Demontis - Lotto - Manca Gavino - Meloni - Moriconi - Pinna Rossella - Piscedda - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas, con richiesta di risposta scritta, sui fondi per l'implementazione servizi provinciali per l'impiego (adeguamento al Masterplan nazionale dei centri servizi per l'impiego)". (12)

"Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sulla decisione di sopprimere il servizio di continuità assistenziale diurna presso il presidio sanitario di Ittiri". (13)

"Interrogazione Agus - Cocco Daniele Secondo - Arbau - Desini - Moriconi - Lai - Pizzuto - Ledda - Azara - Perra, con richiesta di risposta scritta, in merito agli avvisi pubblici per l'acquisizione di prodotti editoriali e per l'acquisto di spazi pubblicitari pubblicati dall'Agenzia governativa regionale Sardegna Promozione e sulla gestione dell'ente in questa fase". (14)

Annunzio di interpellanza

PRESIDENTE. Si dia annunzio dell'interpellanza pervenuta alla Presidenza.

FORMA DANIELA, Segretaria:

"Interpellanza Arbau sul mancato adempimento da parte dell'ASL di Oristano delle procedure selettive per l'affidamento del Servizio radiologia degli Ospedali di rete di Bosa e Ghilarza e sulla proroga dell'incarico temporaneo posta in essere dal direttore generale dott. Mariano Meloni". (3)

Annunzio di mozione

PRESIDENTE. Si dia annunzio della mozione pervenuta alla Presidenza.

FORMA DANIELA, Segretaria:

"Mozione Dedoni - Cossa - Crisponi - Rubiu - Pittalis - Fenu - Solinas Christian sull'istituzione, ai sensi dell'articolo 53 del Regolamento interno, di una Commissione d'inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi regionali". (21)

Discussione congiunta delle mozioni Fasolino - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Locci - Peru - Randazzo - Tedde - Tunis - Tocco - Zedda Alessandra - Truzzu - Crisponi - Orrù - Rubiu - Pinna Giuseppino - Dedoni - Cossa - Crisponi - Oppi - Tatti - Fenu sulla mancata erogazione da parte del Governo dei fondi necessari alla ripresa economica e sociale dopo l'alluvione del 18 novembre 2013, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (6) e Meloni - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cozzolino - Deriu - Forma - Lotto - Manca Gavino - Moriconi - Pinna Rossella - Piscedda - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas sulla necessità di intervenire presso il Governo nazionale al fine di concordare gli aiuti alle famiglie, alle attività produttive e agli enti locali colpiti dall'alluvione del 18 novembre 2013, per la mitigazione dei rischi idrogeologici e per la messa in sicurezza degli edifici scolastici nelle aree a rischio idrogeologico, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (20)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta delle mozioni numero 6 e 20.

(Si riporta di seguito il testo delle mozioni:

Mozione Fasolino - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Locci - Peru - Randazzo - Tedde - Tunis - Tocco - Zedda Alessandra - Truzzu - Crisponi - Orrù - Rubiu - Pinna Giuseppino - Dedoni - Cossa - Crisponi - Oppi - Tatti - Fenu sulla mancata erogazione da parte del Governo dei fondi necessari alla ripresa economica e sociale dopo l'alluvione del 18 novembre 2013, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che gli uffici del commissario delegato per l'emergenza in Sardegna hanno stimato in più di 650 milioni di euro i danni relativi all'alluvione che ha colpito la Sardegna il 18 novembre 2013;

CONSIDERATO che:

- i danni riguardano il patrimonio pubblico (scuole, edifici, infrastrutture varie, ecc.), il patrimonio privato (ad esempio le abitazioni), e le attività produttive;

- l'emendamento approvato pochi giorni fa dalla Commissione bilancio del Senato prevede di stanziare 90 milioni di euro in prestito - non a fondo perduto - a favore di imprese e famiglie colpite dall'alluvione; i 90 milioni arriveranno alle banche, che li daranno a tasso zero a chi ne avrà diritto e gli interessi su quei prestiti, oltre 6 milioni di euro, dovranno essere in ogni caso dati alle banche;

CONSTATATO che non risulta accettabile che oltre 6 milioni di euro siano destinati ad interessi alle banche quando potrebbero essere investiti integrandoli ad altri fondi per la ricostruzione del territorio;

VALUTATO che all'indomani dell'alluvione, le dichiarazioni del Governo e della Regione erano volte ad azioni atte ad aiutare le famiglie colpite e a potenziare gli interventi per la ripresa economica e salvaguardare tutti i settori che rappresentano il cuore pulsante dell'economia della nostra Regione;

CONSIDERATO che tra le attività colpite, non saranno devoluti fondi a favore di tutti i miticoltori olbiesi e che la mitilicoltura rappresenta un settore importante dell'economia regionale;

CONSTATATO che all'indomani dell'alluvione, il Governo, già consapevole della situazione relativa alle concessioni demaniali, aveva garantito che ci sarebbero stati risarcimenti per tutti gli allevatori colpiti;

VALUTATO che la ripresa dei settori dipende direttamente da quanto gli enti saranno in grado di supportarli;

RITENUTO che la mancata erogazione di tutti i contributi necessari e il passaggio di fondi alle banche, che non sarebbero erogati a fondo perduto e considerati gli interessi che andrebbero a maturare, si pone in contrasto con l'esigenza di garantire la ripresa e lo sviluppo sociale ed economico dell'intero territorio regionale,

impegna il Presidente della Regione

1) a intervenire presso il Governo centrale per rispettare nella loro totalità gli impegni assunti all'indomani dell'alluvione, ovvero garantire i fondi necessari alla ripresa e allentare i vincoli di bilancio dei comuni colpiti svincolandoli dal patto di stabilità;

2) a disporre, d'intesa con il Governo centrale, una ricognizione per valutare le singole criticità delle famiglie e dei settori colpiti nei vari comuni al fine di garantire gli aiuti necessari e la ripresa economica della Regione. (6)

Mozione Meloni - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cozzolino - Deriu - Forma - Lotto - Manca Gavino - Moriconi - Pinna Rossella - Piscedda - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas sulla necessità di intervenire presso il Governo nazionale al fine di concordare gli aiuti alle famiglie, alle attività produttive e agli enti locali colpiti dall'alluvione del 18 novembre 2013, per la mitigazione dei rischi idrogeologici e per la messa in sicurezza degli edifici scolastici nelle aree a rischio idrogeologico, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che la Sardegna sta affrontando con difficoltà i problemi connessi all'alluvione del 18 novembre 2013;

CONSIDERATO che:

- lo Stato, attraverso l'articolo 13 bis del disegno di legge n. 1322 in discussione al Senato ma già approvato dalla Quinta Commissione bilancio, ha delineato un primo intervento specifico finalizzato alla riattivazione del tessuto economico locale;

- tale intervento prevede l'apposizione della garanzia dello Stato per la concessione di finanziamenti di durata biennale a favore delle imprese che hanno subito danni dalla calamità naturale del novembre 2013;

- l'articolo 13 bis, comma 5, del disegno di legge n. 1322 prevede la possibilità di trasformare gli interessi dovuti dalle imprese agli operatori finanziari in virtù dei finanziamenti di cui al punto precedente in credito di imposta;

- il comma 9 del disegno di legge stima in 6,4 milioni di euro per l'anno 2014 il valore dei credito di imposta di cui le imprese colpite beneficeranno;

STIMATO che per la durata dell'intera operazione di finanziamento le imprese colpite dalla calamità naturale potranno usufruire di circa 25 milioni di euro complessivi in termini di credito di imposta;

TENUTO CONTO che:

- l'articolo 107, comma 2, punto b), del trattato dell'Unione europea prevede espressamente che "sono compatibili con il mercato interno gli aiuti destinati ad ovviare ai danni arrecati dalle calamità naturali oppure da altri eventi eccezionali";

- attualmente la Commissione europea interpreta il l'articolo 107, comma 2, punto b), del trattato in modo da considerare compatibili con il mercato interno gli aiuti di Stato nel limite del 100 per cento del valore del danno subito dalle imprese a causa di calamità naturali;

CONSIDERATO che:

- l'attuale normativa fiscale permette ai cittadini soggetti passivi IRPEF di usufruire di una detrazione IRPEF in dieci anni del 50 per cento delle spese sostenute entro il 31 dicembre 2014 per il ripristino degli immobili in seguito a calamità naturali;

- anche il patrimonio pubblico ha subito ingenti danni, soprattutto sulle voci viabilità ed edilizia scolastica;

- anche il Governo italiano recentemente insediatosi ha posto il potenziamento della scuola pubblica e dell'edilizia scolastica fra le priorità nazionali;

- diversi enti locali della Sardegna hanno, negli anni, accumulato risorse finanziarie non utilizzabili per via dei patti di stabilità interni;

TENUTO CONTO che la moderna azione di governo del territorio non può essere mirata solamente al tamponamento degli errori del passato ma deve creare le condizioni affinché il territorio possa esprimere ai meglio il proprio potenziale nel futuro;

CONSIDERATO che il programma di governo dell'attuale Amministrazione regionale pone la difesa del suolo fra le proprie priorità,

impegna il Presidente della Regione

ad intervenire presso il Governo centrale al fine di:

1) procedere celermente ad una stima più compiuta del valore effettivo dei danni subiti dal patrimonio privato e pubblico, in particolare da imprese e famiglie;

2) riattivare in modo pieno il tessuto economico locale tramite aiuti alle imprese danneggiate dall'alluvione per un importo pari al 100 per cento dei danni subìti non coperti da eventuali assicurazioni, come consentito dall'articolo 107 del trattato dell'Unione europea, ad integrazione degli aiuti attualmente in discussione al Senato (disegno di legge n. 1322);

3) creare degli strumenti che permettano ai privati cittadini di ripristinare entro il 31 dicembre 2014 il proprio patrimonio immobiliare danneggiato, in particolare prevedendo:

a) contributi per la parte di spese non coperte né da forme assicurative né dalla detrazione IRPEF sulle ristrutturazioni immobiliari descritte in premessa (indicativamente il 50 per cento del valore degli interventi);

b) forme di finanziamento senza oneri finanziari per i privati cittadini da restituire in dieci anni in concomitanza con la fruizione delle quote di detrazione IRPEF descritte in premessa;

c) strumenti di contribuzione per il ripristino del patrimonio immobiliare privato per i cittadini il cui reddito imponibile IRPEF non sia sufficientemente elevato per poter fruire delle detrazioni descritte in premessa;

4) procedere rapidamente alla "messa in sicurezza" degli edifici scolastici;

5) avviare in tempi brevi gli investimenti necessari per la mitigazione il rischio idrogeologico nel territorio regionale, con priorità per le aree colpite dall'alluvione del 18 novembre 2013;

6) concordare con il Governo italiano le coperture finanziarie per gli interventi proposti ed in particolare per:

a) destinare in via prioritaria alla Sardegna una parte dei fondi che il Governo italiano dispone per la mitigazione del rischio idrogeologico;

b) destinare in via prioritaria alla Sardegna una parte dei fondi che il Governo italiano dispone per gli interventi a favore dell'edilizia scolastica;

c) elaborare un piano di finanziamento unitario per gli interventi proposti che possa anche prevedere quote di cofinanziamento svincolate da parte degli enti locali territoriali che hanno negli anni accumulato risorse finanziarie a causa dell'applicazione del patto di stabilità interno. (20).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione numero 6 ha facoltà di illustrarla.

FASOLINO GIUSEPPE (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, direi che è strano dover intervenire a distanza di cinque mesi dal 18 novembre in questa maniera, cercando cioè spiegazioni per la mancata erogazione da parte dello Stato dei fondi per quella tragedia che ha colpito la nostra isola. Ripeto, sono passati cinque mesi da quel tragico 18 novembre e il ricordo è scolpito, indelebile, nella memoria. Il primo incancellabile ricordo va sempre alle diciassette vittime :Bruno Fiore, Sebastiana Brundu, Maria Loriga, Francesco Mazzoccu e suo figlio Enrico di tre anni, Patrizia Corona e la figlia Morgana di due anni, Anna Ragnedda, Maria Massa; ad Arzachena l'alluvione ha ucciso un'intera famiglia di brasiliani, la famiglia Passoni; e ancora Luca Tanzi, Giuseppina Frau, il disperso Giovanni Farre, Vannina Figus.

Queste sono le persone che hanno perso la vita e a loro va il nostro pensiero più profondo, come ha fatto lei, signor Presidente, durante l'esposizione del documento programmatico; ma ci sono anche persone che sono sopravvissute al disastro perdendo tutto ciò che possedevano: la casa, l'auto, i propri beni, e non si riprendono da questo shock. È comprensibile quanto sia difficile reagire in tali circostanze e noi dobbiamo fare qualcosa per aiutarle. Troppo spesso si sentono riecheggiare nelle sedi istituzionali all'indomani di un evento tragico, di una calamità, intenzioni e impegni per fronteggiare l'emergenza, ma molte volte, purtroppo, le azioni non seguono i buoni propositi.

Mi riferisco nello specifico all'ennesima beffa ai danni della Sardegna, consumata da un Governo che ha disatteso quanto promesso nei giorni successivi al ciclone Cleopatra. Ricordo che gli uffici del commissario delegato hanno stimato i danni in più di 650 mila euro; i danni riguardano il patrimonio pubblico (scuole, edifici e infrastrutture), il patrimonio privato (case e abitazioni) e le attività produttive. A proposito di patrimonio pubblico, voglio dire subito che sarebbe una grande dimostrazione della particolare sensibilità dimostrata da questa Giunta verso l'istruzione muoversi, immediatamente, per il ripristino degli edifici scolastici.

Da gallurese ho vissuto in prima persona la tragicità dell'evento e le ripercussioni sui cittadini. Ho avuto modo di recarmi nei luoghi del disastro e vi assicuro che è stato straziante vedere i visi sconvolti e rassegnati, ma in qualche modo orgogliosi e combattivi, di chi in un attimo ha perso tutto e per giorni ha lavorato, in stivali e guanti di gomma, per liberare dal fango le proprie case e le proprie attività produttive. Come è possibile che ancora a distanza di cinque mesi la situazione non si sia sbloccata?

Le uniche iniziative che abbiano realmente aiutato la popolazione sono state quelle dei privati: i giovani, gli angeli del fango, che per settimane hanno spalato e portato pasti caldi e vestiti puliti agli alluvionati, imprenditori dal buon cuore che a titolo privato hanno acquistato beni di prima necessità e messo a disposizione capannoni per la raccolta, conti aperti e dedicati alla causa, come quello della Protezione civile "agosto 89", aperto al comune di Arzachena, che la settimana scorsa ha sbloccato 104 mila euro raccolti che saranno devoluti, entro la fine di aprile, ai cittadini in graduatoria.

Nel merito voglio ringraziare le associazioni che tanto hanno fatto per raccogliere fondi dedicati a questa emergenza. La Croce Rossa e la Caritas hanno raccolto diversi milioni di euro; al momento solo una piccola parte è stata devoluta e sono certo che presto sarà destinato anche il resto dei fondi per aiutare chi ne ha bisogno. Ma non ci si può affidare solo al buon cuore dei singoli, per fronteggiare una simile emergenza non è possibile che lo Stato, di fatto, a oggi non abbia fatto nulla di quanto (è un suo grande dovere) spetta alla classe politica: intervenire per aiutare i cittadini e la ripresa economica, almeno laddove è possibile.

Non possiamo restituire le persone care a chi le ha perse, ma non possiamo chiedere ancora sacrifici ai cittadini che hanno perso la propria casa, la propria azienda, i propri beni. Dobbiamo fare il possibile per aiutarli, almeno nei casi in cui siano possibili azioni che permettano di arginare i danni materiali e far muovere nuovamente l'economia di una parte della Sardegna, la Gallura, particolarmente florida in settori specifici. La ripresa economica dei settori colpiti dipende direttamente da quanto gli enti saranno in grado di supportarli, oltre che cercare nuove risorse, nuovi mercati, dobbiamo salvaguardare i settori che già funzionano, quelli che rappresentano il cuore pulsante dell'economia della nostra Regione e che vanno tutelati a ogni costo.

L'ennesima beffa ai danni della Sardegna si è consumata due settimane fa quando la Commissione bilancio del Senato ha approvato l'emendamento che prevede di stanziare 90 milioni di euro a favore di famiglie e imprese colpite; attenzione, però, non parliamo di uno stanziamento a fondo perduto, ma di un prestito ai cittadini che si sentiranno così coraggiosi da chiederlo indebitandosi. Un prestito concesso con un tasso di interesse che porterà nelle casse di chi presterà questi soldi, 6 milioni e mezzo, 6 milioni e mezzo che saranno con molta probabilità tolti dai fondi per l'emergenza, non vincolati dal Patto di stabilità, che potrebbero e dovrebbero invece essere investiti per la ricostruzione del territorio.

Emblema dei gravi danni post alluvione a cui il Governo non sembra voler far fronte in modo attivo è il settore della viticoltura. È impensabile che non vengano erogati contributi per la ripresa. L'economia olbiese da quasi un secolo è supportata dalla viticoltura ed è nostro dovere difendere questo importante settore del sistema produttivo. Gli imprenditori hanno visto spazzare via dalla furia del ciclone le proprie vigne situate in prossimità del mare e adesso sono in ginocchio, non possono risollevarsi privi dei contributi promessi. Senza contare che è la seconda volta nel giro di pochi anni che avviene un disastro del genere in questo settore. I fondi promessi sono adesso fondamentali per la ripresa o sarà la morte di questo settore.

All'indomani dell'alluvione il Governo (io ero presente quel giorno) era già consapevole della situazione relativa alle concessioni demaniali e aveva garantito che ci sarebbero stati risarcimenti per tutti gli allevatori colpiti; allevatori che, peraltro chiedono da anni la regolarizzazione delle proprie concessioni demaniali per le quali pagano regolari tasse.

Altra assurdità sono i 650 mila euro che la Protezione civile regionale deve stornare dai fondi destinati per l'emergenza per pagare l'intervento della Brigata Sassari. Un ulteriore taglio di fondi che potrebbe essere destinato al territorio. La Regione deve reagire a questa situazione presso il Governo centrale perché rispetti nella loro totalità gli impegni assunti all'indomani dell'alluvione e garantisca i fondi necessari alla ripresa. Non solo: occorre allentare i vincoli di bilancio della Regione e svincolare dal Patto di stabilità i comuni colpiti. A livello ancora più specifico occorre disporre, d'intesa con il Governo centrale, una ricognizione per valutare le singole criticità delle famiglie e dei settori danneggiati al fine di garantire gli aiuti.

Questo è ciò che ritengo doveroso fare da parte nostra. La calamità ormai è avvenuta, purtroppo, e ha lasciato una ferita che farà fatica a cicatrizzarsi. Il minimo che possiamo fare è reagire alla situazione con azioni concrete che garantiscano il rilancio di settori colpiti e gli aiuti ai cittadini. Oggi abbiamo sentito di tutto, sono state annunciate le più disparate proposte e riguardano finanziamenti regionali, nazionali, addirittura comunitari. Moltissime le proposte che partono dal basso ma che al momento sono rimaste tali. Ora è il momento che chi è ai vertici decida la linea da seguire e dia immediatamente seguito alla fase operativa. Se qualcosa di positivo è stato fatto in passato in circostanze analoghe, perché non prenderne spunto? Mi riferisco alle leggi regionali varate in occasione dell'alluvione dell'86, quelle varate in occasione di quest'ultima alluvione, la "32" e la "33" del 2013 non sono a quanto pare sufficienti a mettere in moto la macchina della ricostruzione. È necessario fare una legge ad hoc, è necessario dare subito risposte a questa gente.

La nostra Isola e il nostro popolo, Presidente, è abituato a reagire, abbiamo la forza di reagire. Ma quanto ancora, Presidente, questo popolo deve subire? Quanta forza dobbiamo avere per reagire a questi soprusi? Nell'ambito di sedute recenti, compresa anche quella di stamattina, abbiamo toccato i temi fondamentali che dimostrano che davvero è una lotta continua con uno Stato patrigno. Sono curioso di sapere se nei Consigli regionali di altre regioni devono affrontare rivendicazioni continue come quelle che dobbiamo affrontare noi. Sono curioso di sapere se nei Consigli regionali del Lazio o della Lombardia o ancora del Veneto si discute di argomenti come questi. Noi combattiamo in continuazione per far riconoscere i nostri diritti. Basti ancora pensare al collegio per il Parlamento europeo.

Noi parliamo spesso - mi riferisco in particolare al collega Sale - di indipendenza, ma forse dovremmo fare una riflessione: forse è lo Stato che ci sta dicendo con i fatti che non vuole più la Sardegna. Presidente, il 18 novembre scorso la natura ci ha fortemente colpito, ma il Governo ha dato ai suoi figli, Presidente, uno schiaffo ingiustificato. Adesso lei vada lì e difenda questi suoi figli come farebbe un padre coraggioso.

PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Unali è rientrato dal congedo.

Uno dei presentatori della mozione numero 20 ha facoltà di illustrarla.

MELONI GIUSEPPE (PD). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Regione, colleghe e colleghi, a distanza di oltre cinque mesi da quel tragico 18 novembre ci troviamo in quest'Aula a discutere sulla mancata o insufficiente erogazione dei fondi da destinare agli enti locali, alle famiglie e alle attività produttive colpite dall'alluvione. In qualità di sindaco di un comune colpito dalla famigerata bomba d'acqua caduta sulla nostra isola il 18 novembre, sono stato testimone diretto di diverse e apprezzate, per la verità, visite di Ministri del Governo nazionale che davanti ai media di tutto il mondo annunciavano aiuti economici per i soggetti danneggiati, tra i quali migliaia di persone che in poche ore hanno perso tutti i loro averi.

Nella sola città di Olbia, a titolo di esempio, secondo una stima fatta dal comune, i danni subiti dai privati cittadini e dalle attività produttive ammontano complessivamente a 95 milioni e 580 mila euro. Di questi, 25 milioni e 780 mila euro sono i danni al patrimonio edilizio privato, mentre ammontano a 12 milioni e 800 mila euro i danni alle attività economiche. Le automobili danneggiate o distrutte dall'alluvione sono circa 1.300 per un valore di 15 milioni di euro, mentre i danni ai beni mobili e agli elettrodomestici ammontano a 32 milioni di euro. Restano ancora da definire i danni subiti dalle novanta aziende agricole del comparto della mitilicoltura che hanno fatto richiesta di risarcimento.

I comuni fino a ora hanno proceduto con fondi del proprio bilancio al finanziamento di interventi atti a superare le emergenze più evidenti, confidando nelle risorse che sarebbero dovute arrivare in tempi brevi. Gli aiuti pubblici pervenuti agli enti locali sono rappresentati da un intervento sulle emergenze dei primi giorni nell'ambito di un fondo che era destinato anche alla copertura dei lavori effettuati da enti terzi, come ad esempio dall'esercito. A tale proposito, solo per gli interventi effettuati a Olbia, il conto presentato dall'esercito ammonterebbe a 650 mila euro. Gli altri unici atti finora sono rappresentati da un parziale allentamento dei vincoli del Patto di stabilità interno, peraltro comunicato solo a metà dello scorso mese di marzo e valido esclusivamente per i pagamenti effettuati entro il 30 giugno 2014. Quest'ultima soluzione si presenta ovviamente assolutamente insufficiente rispetto alle esigenze degli enti locali colpiti.

Per quanto riguarda il sostegno ai privati danneggiati (oltre 90 milioni stanziati sotto forma di finanziamenti biennali a favore delle imprese danneggiate dall'alluvione del 18 novembre) a oggi non si ha alcuna notizia circa gli interventi economici diretti previsti a favore di famiglie e imprese danneggiate. I sindaci intanto continuano a ricevere quotidiane sollecitazioni rispetto alle quali non hanno più risposte da dare. Loro stessi ovviamente attendono risposte, in particolare dal Governo centrale.

Oggi siamo chiamati a discutere sulla necessità che il Presidente della Regione e la sua Giunta intervengano presso il Governo centrale affinché vengano mantenuti gli impegni assunti all'indomani dell'alluvione. Sono convinto che il Presidente e la Giunta lo faranno e occorrerà in particolare procedere, celermente, a una stima più compiuta del valore effettivo dei danni subiti dal patrimonio privato e pubblico, in particolare da imprese e famiglie, creare degli strumenti che possano consentire ai privati cittadini di ripristinare entro il 31 dicembre 2014 il proprio patrimonio immobiliare danneggiato e procedere rapidamente alla messa in sicurezza degli edifici scolastici.

È inoltre necessario avviare in tempi brevi gli investimenti necessari per la mitigazione del rischio idrogeologico nel territorio regionale con priorità per le aree colpite dall'alluvione del 18 novembre 2013. Occorrerà concordare con il Governo italiano le coperture finanziarie per gli interventi necessari e per svincolare i limiti del Patto di stabilità partendo da una ferma pretesa di parità di trattamento rispetto a situazioni simili già accadute in Italia. So bene, Presidente, che lei è impegnato seriamente anche su questo fronte, è già al lavoro da parecchio tempo, occorre continuare così però occorre, assolutamente, fare in fretta.

PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono parlare devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.

È iscritta a parlare la consigliera Daniela Forma. Ne ha facoltà.

FORMA DANIELA (PD). Presidente, onorevoli colleghi, le mozioni proposte alla nostra attenzione e anche alla nostra condivisione dai colleghi Meloni e Fasolino ci consentono di tenere i riflettori accesi sugli ingenti danni che l'alluvione dello scorso 18 novembre ha arrecato alla nostra terra. Accanto alle perdite di vite umane, che non hanno prezzo, il ciclone Cleopatra ha lasciato dietro di sé una scia di danni che hanno interessato ottanta comuni e sono stati stimati in circa 652 milioni di euro. A Roma noi registriamo un forte impegno da parte dei deputati e dei senatori sardi sia per la messa a disposizione di risorse finanziarie come pure per lo slittamento del pagamento della prima rata di ammortamento dei mutui e lo slittamento del pagamento dei tributi. È stato già ricordato, si parla di 90 milioni di euro da concedersi sotto forma di prestiti agevolati e a tasso zero ad aziende e cittadini colpiti dall'alluvione.

Purtroppo, però, non si ha ancora certezza delle risorse disponibili visto che il provvedimento in questione deve ancora passare al vaglio della Camera; peraltro gli interventi, che con grande impegno i senatori sardi hanno provato a portare avanti, anche tra le mille vicissitudini del decreto salva Roma, non sono in grado da soli di dare una risposta esaustiva e compiuta alle tante emergenze e alle tante necessità legate alla ricostruzione, all'esigenza di risollevare l'intero tessuto socioeconomico così duramente provato dal ciclone Cleopatra come messo bene in evidenza nella presentazione delle due mozioni.

A tutto questo vanno anche ad aggiungersi le incomprensibili discriminazioni con le quali si sta provando a dare risposta alle sventure sarde rispetto agli interventi previsti dallo Stato in occasione di altri eventi calamitosi che hanno riguardato per esempio Veneto, Emilia Romagna e Lombardia. Io tutto vorrei tranne che alimentare una guerra tra disperati, tra persone, famiglie, imprese e istituzioni, che sono risultate vittime della forza devastante della natura, in un momento nel quale il Paese sta attraversando una fase critica sul fronte istituzionale e su quello economico-finanziario. Ma, allo stesso tempo, è doveroso chiedere al Governo che assicuri alla Sardegna le medesime misure di sostegno alla ricostruzione e alla ripresa economica che sono state previste per altre regioni interessate da calamità naturali.

Ed è proprio questo l'oggetto di un ordine del giorno al disegno di legge numero 1322 presentato dai nostri senatori in Commissione bilancio, e accolto come raccomandazione, la cui impostazione a mio avviso anche noi abbiamo il dovere di sostenere. Ritengo infatti che dobbiamo avere, sì, la giusta determinazione nel rivendicare e chiedere a gran voce interventi compiuti e tempestivi per garantire la ripresa nel dopo alluvione, allo stesso tempo però dobbiamo avere la giusta responsabilità, che deve esserci riconosciuta e che il momento presente richiede, nel domandare al Governo centrale niente di più ma in questo caso niente di meno di ciò che lo Stato ha previsto per altri eventi calamitosi che hanno interessato altre regioni d'Italia.

Io invito pertanto i colleghi presentatori delle due mozioni a valutare la possibilità di facilitare la formulazione di un ordine del giorno condiviso, proprio in merito alle risorse e alle azioni da destinare alla ricostruzione, nel solco dell'impostazione delle argomentazioni già sollevate in maniera bipartisan dai nostri senatori e che richiamano l'esigenza di coerenza e uniformità degli interventi dello Stato in materia di aiuti alle popolazioni dei territori interessati da calamità naturali su cui possiamo anche richiedere oggi l'impegno del nostro presidente Pigliaru.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Giorgio Oppi. Ne ha facoltà.

OPPI GIORGIO (UDC). Signori Presidenti del Consiglio e della Giunta, colleghe e colleghi, entro subito in media res perché i colleghi hanno già illustrato fin troppo chiaramente le mozioni e lo stato gravissimo in cui versano le popolazioni colpite. Il quadro delle risorse è così definito: la stima prudenziale dei danni è di circa 309 milioni di euro, 12 milioni a carico della Regione, 20 milioni a carico dello Stato, 45 milioni incerti perché non si conoscono le poste dell'ANAS, di altri 60 si parla, ma si parla soltanto. Noi oggi ai privati non pensiamo perché di fatto le risorse sono destinate soltanto per le infrastrutture.

Il consigliere Fasolino ha invitato nel suo intervento a prendere esempio dal passato, quindi sollecitato faccio un quadro sintetico degli eventi calamitosi trascorsi. Nell'ottobre del 1986 nella zona di Muravera (è anche un dato dell'ISPRA), esondano il rio Uri e il rio Flumendosa, muoiono alcune persone sul ponte Sabadi, in località Olia Speciosa, si verificano soprattutto danni alle colture, ai vigneti, agli aranceti, alla viabilità, alla canalizzazione.

Io ero Presidente della Commissione industria artigianato e commercio, e con la zelante funzionaria della Commissione, la dottoressa Sedda, abbiamo presentato in tempi brevi una proposta di legge di sostegno a famiglie e imprese, approvata e diventata la legge numero 61, del 17 novembre 1986. Credo sia il caso che la leggiate perché sono previsti i contributi per le strutture e per le famiglie; siamo riusciti a darli perchè, evidentemente, abbiamo avuto un po' di lungimiranza, e queste strutture avevano avuto ingenti danni. Per quanto riguarda l'alluvione di Capoterra del 22 ottobre del 2008, anche in quel caso si è legiferato in tempi rapidissimi.

Vorrei riferirmi poi a quanto previsto nell'articolato della legge finanziaria del 1988, la numero 11, nella quale siamo riusciti non solo a dare i contributi ma, soprattutto nel campo della mitilicoltura, i contributi sono stati mirati, e poi vi dirò quali. In quella legge finanziaria siamo riusciti a erogare un contributo pari a 10 milioni per mitilicoltore e a 5 milioni per arsellatore (e gli arsellatori di fatto erano abusivi), non obbligati alla fatturazione; nonché a erogare, dietro presentazione delle fatture per acquisti di novellame, i contributi alle imprese. Questo è quanto disposto dall'articolo 105, lo dico soprattutto all'Assessore, della legge finanziaria di cui sopra.

Esempi di questo tipo se ne possono fare altri, bisogna che gli scienziati, e voi di luminari ne avete molti, si spremano un po' le meningi; io vi faccio un semplice esempio. In un dato periodo nel settore della mitilicoltura, non lo sa neanche Fasolino, veniva assegnato un bollino di controllo attraverso l'Assessorato della sanità. Questo bollino era valido per 96 ore. Questo tempo consentiva l'arrivo di partite di mitili dal nord Africa che, invadendo il campo, stavano portando al fallimento dei mitilicoltori di Olbia. Abbiamo quindi provveduto a ridurre il tempo previsto e di conseguenza, impedendo l'arrivo dall'esterno dei prodotti, i mitilicoltori sardi hanno potuto riprendere la loro attività di raccolta e vendita a pieno ritmo.

Presidente, lei ha parlato di fronte unitario; a questo fronte unitario noi possiamo dare dei suggerimenti su come reperire risorse regionali. Per esempio, perché non eliminare, l'ho detto anche nella passata legislatura, la figura dei liquidatori? Alcuni sono in carica da diciotto anni (si può fare l'esempio delle ZIR); tutto ciò comporta un continuo sperpero di denaro, soltanto un incremento delle passività già in essere. Ma se noi vogliamo pensarci un po' io credo che si possano trovare altre soluzioni intelligenti.

Per esempio (abbiamo un dato particolarmente rilevante) mi rivolgo all'Assessore e al Presidente: vi siete rivolti al ministro dell'Ambiente? Per un problema di questo genere bisogna interpellare l'organo competente; a oggi, a mezzogiorno, ancora non è stato fatto! Così ho appurato a seguito di una telefonata che ho ricevuto. Io ritengo che ci sia la disponibilità al dialogo, quindi se voi non interpellate l'organo competente è una vostra responsabilità. Non so a chi vi siate rivolti, forse avete sbagliato canale!

Inoltre, a mio avviso, non ci sono azioni sul turismo; di fatto, nonostante la Gallura sia la nostra perla, voi sapete perfettamente che durante il periodo di Pasqua in Gallura non è passato neanche un asino, i turisti sono andati da altre parti.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Eugenio Lai. Ne ha facoltà.

LAI EUGENIO (Centro Democratico). Presidente, sarò brevissimo, solo per aggiungere alcune considerazioni e rendere noti alcuni fatti che sono successi nel mio territorio. Tre comuni del nostro comprensorio: Seulo, Sadali ed Esterzili sono rimasti senz'acqua, l'alluvione di novembre ha completamente distrutto la condotta di Abbanoa e i tre comuni sono forniti solo dalle sorgenti che naturalmente avranno "vita" per circa venti giorni. Trascorso questo tempo, più di 180 comuni in Sardegna rischiano per assurdo di rimanere senz'acqua.

Abbanoa ha quasi pronto il progetto per la condotta idrica, dobbiamo solo mettere in moto quella serie di iniziative che consenta la convocazione immediata di una Conferenza dei servizi per dare subito corso a queste opere, . sollecitando anche la Protezione civile che non ha ancora autorizzato la spesa delle poche risorse messe a disposizione. In definitiva siamo ancora fermi.

Il comune di Seulo, che in questo ultimo periodo è salito alla ribalta delle cronache, è isolato. La strada provinciale numero 8, che da Gadoni porta a Seulo, a causa dell'alluvione di novembre è stata chiusa a seguito di un'ordinanza emessa dalla Provincia di Nuoro; il sindaco di Gadoni, con un grande atto di coraggio, ha riaperto con una propria ordinanza quella stessa strada prendendosi tutte le responsabilità perché non si poteva permettere che il Comune di Gadoni restasse isolato.

Il Comune di Seulo a sua volta soffre per la chiusura di altri due punti di accesso al paese. La strada Villanova Tulo - Seulo a causa della frana è crollata ed è stata chiusa da un'ordinanza del Comune di Villanova Tulo; sulla strada statale numero 198 in questi giorni c'è stato un forte crollo e la carreggiata è ristretta a una corsia.

Anche in questo caso abbiamo bisogno di ricevere dal Governo nazionale, l'ho detto in altre occasioni, non più solo promesse, non più solo discorsi da campagne elettorali, abbiamo bisogno di fatti concreti. I fatti concreti sono lo stanziamento immediato delle risorse e la conseguente possibilità di spendere mettendo subito in cantiere le opere. La burocrazia sta infatti ammazzando i comuni, quei comuni che attendono per sei anni le autorizzazioni dal Genio civile o dall'Istituto idrografico che si rimbalzano le responsabilità; poi magari arrivano le alluvioni, come ho già detto, che causano morti che siamo qui a piangere.

Un altro aspetto che vorrei sottolineare attiene alla revisione dei limiti del Patto di stabilità, qualcuno ne ha parlato in precedenza; è necessario che queste risorse non siano conteggiate dal Patto di stabilità in maniera tale da permetterci di spenderle immediatamente. Ci sono strade rurali completamente distrutte per cui i pastori difficilmente possono svolgere il loro lavoro, con un conseguente, gravissimo danno sulla debolissima economia delle zone interne.

Abbiamo bisogno quindi di fatti, al Governo Renzi chiederei che faccia immediatamente ricorso ai fatti. Ultimamente stiamo sentendo troppo spesso discorsi da campagna elettorale anche in relazione a questi problemi; sentiamo parlare di "partite del cuore", addirittura della presenza di "Amici" di Maria De Filippi, ma non sentiamo parlare dei provvedimenti che sono necessari per questa terra.

Io ritengo pertanto che le due mozioni che sono state illustrate possano essere unificate in una, per dare un mandato pieno al Presidente della Giunta regionale affinchè faccia valere i diritti della nostra terra e, possibilmente, acceleri la spesa di queste risorse.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Augusto Cherchi. Ne ha facoltà.

CHERCHI AUGUSTO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, abbiamo già ricordato che sono passati poco più di cinque mesi dalla catastrofe che ha colpito la Sardegna, e un doveroso ricordo, anche questo è stato fatto, va alle persone che hanno perso la vita e al danno incalcolabile che ha causato la loro tragica scomparsa. Ritornando all'oggetto della mozione mi preme portare il ragionamento sui danni al patrimonio, alle strutture private partendo da due presupposti.

Il primo presupposto è che la Sardegna, il territorio della Sardegna è, all'interno dello Stato italiano, quello a minor tasso di infrastrutturazione; questo vuole dire che spesso un sardo ha un'unica possibilità di transito per spostarsi ad esempio da una parte all'altra dell'isola, o per rientrare alla propria abitazione. La conseguenza di questo dato di fatto è che ripristinare strade, ponti, servizi, diventa una priorità assoluta per persone, attività commerciali, sicurezza.

Questa priorità non può essere soddisfatta spostando i fondi da un'emergenza a un'altra, adottando spesso, probabilmente anche in maniera errata naturalmente, criteri di principi matematici, in base al numero delle vittime di questa o quella catastrofe. Il primo presupposto si completa con la constatazione che uno Stato distratto si è dovuto ricordare che i fondi destinati alle infrastrutture erano stati stornati nell'ultimo Documento di economia e finanza.

Secondo presupposto è che la Sardegna è il territorio, all'interno dello Stato italiano che più di tutti soffre del rischio idrogeologico, con una percentuale di rischio elevatissima e con una percentuale di vittime, legate a questi eventi calamitosi, che negli ultimi cinquant'anni è del 50 per cento superiore alla media delle altre regioni italiane. Stiamo parlando quindi di un'emergenza vera, di un dissesto territoriale che oramai ha raggiunto livelli intollerabili e che, nonostante tutto, ci deve vedere impegnati ad affermare i nostri diritti davanti a uno Stato talmente distratto da far pensare a tutti, non solo a noi indipendentisti, che agisca con voluta e sadica malizia.

Prendiamo atto dunque, lo dico per la terza volta, di che cosa e di quanto ci spetta da questo Stato distratto, ma soprattutto mettiamoci nelle condizioni per il futuro di non dover elemosinare quanto ci serve. Ricordiamocelo, noi stiamo parlando di una richiesta di 90 milioni di euro, e solo quest'anno lo Stato italiano ci deve restituire più di 1 miliardo di nostre entrate. Questa è la verità, e se noi avessimo a disposizione le nostre risorse potremmo provvedere noi stessi senza dover aspettare lo Stato italiano. Anche per questo, come detto dal presidente Pigliaru e dall'assessore Paci, e come sempre sostenuto da noi e dal partito dei sardi, è dunque necessario istituire quanto prima l'Agenzia sarda delle entrate.

Mi si consenta di fare un unico e ultimo esempio della condizione del nostro territorio. Mi chiedo come sia possibile, ad esempio, che la vallata del Temo attraversata dal fiume omonimo abbia, a monte dell'abitato di Bosa, una diga di contenimento costruita quasi sessant'anni fa e non ancora collaudata; si tratta di una diga capace di invasare 30 milioni di metri cubi d'acqua e che, se collaudata, permetterebbe alla città di Bosa, una delle città della Sardegna a più alto rischio idrogeologico (città fasciata da vincoli PAI e dal Piano delle fasce fluviali, come il territorio di Terralba) di vedere ridotto il rischio di circa l'80 per cento. Questa è la condizione in cui versa la nostra terra.

Signor presidente Pigliaru, mi rivolgo anche a lei signor presidente Ganau, investiamo allora nella sicurezza del territorio, concentriamoci sul bisogno della tutela idrogeologica; i disegni di legge che consentono interventi urgenti nel campo della sicurezza devono avere una corsia preferenziale nei lavori dell'Aula consiliare e delle Commissioni per dare risposte immediate ai problemi, dando il via a quegli interventi che aspettiamo da decenni e che consentiranno il ripristino delle infrastrutture danneggiate, la ripresa dell'attività economica e il ristoro dei danni subiti.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Luigi Crisponi. Ne ha facoltà.

CRISPONI LUIGI (Riformatori Sardi). Presidente, è difficile non condividere il contenuto delle due mozioni presentate quest'oggi; è difficile non avere presente quel cuore straordinario della nostra gente che si è stretta intorno a chi era in sofferenza in quei momenti terribili del 18 novembre scorso; difficile anche però non immaginare un percorso in cui tutti insieme si consideri quale poca fiducia si possa riporre nei confronti dello Stato.

D'altronde come avere fiducia nei confronti di uno Stato che ancora, come abbiamo visto nella discussione dei giorni scorsi sulle accise, mette in conto nelle tasche (nella testa e nel cuore) degli italiani i danni causati dal crollo della diga del Vajont (costruzione iniziata nel 1956 e crollo avvenuto il 9 ottobre del 1963) per proseguire, con quelli dell'alluvione di Firenze, dei terremoti del Belice, dell'Irpinia e del Friuli. Come facciamo quindi a immaginare di poter avere fiducia nei confronti di uno Stato di questo tipo? Davvero ne abbiamo poca, abbiamo semmai molta più fiducia nella sopportazione della nostra gente, fino a un certo punto.

Abbiamo fiducia in gente che ha dimostrato, come è accaduto nei nostri territori della Barbagia, a Oliena e Dorgali, di sapersi rimboccare le maniche. In questi paesi le persone hanno messo in moto i propri mezzi agricoli, hanno rispianato territori, hanno aperto strade, e ovviando al crollo di alcuni ponti, per consentire il passaggio di cittadini, operatori dell'agro, operatori economici e gli stessi turisti che, per fortuna, in questo periodo pasquale si sono avvicinati anche ai territori delle zone interne non solo a quelli della Gallura.

Occorre fare attenzione anche a un altro aspetto, però, ed è il motivo per cui abbiamo presentato stamane anche una interrogazione urgente al Presidente Pigliaru, un altro aspetto molto serio e delicato; ci stiamo domandando infatti dove stanno andando a finire le donazioni dovute al cuore della nostra gente, dovute al cuore dei cittadini, italiani e non solo, che hanno donato il loro piccolo contributo a favore e a vantaggio della nostra collettività. Abbiamo chiesto in questa interrogazione dove siano finiti quei 5,4 milioni di euro indirizzati su uno specifico conto corrente, di cui si è dato conto proprio sulla stampa nel febbraio scorso, che individuava la Regione sarda quale responsabile, insieme alla Croce Rossa italiana, della spendita e la messa a sistema di quelle risorse.

Risorse che dovevano andare immediatamente a vantaggio della collettività, che era tenuta fuori da quei rigorosi passaggi burocratici e amministrativi che normalmente fanno strage sulla nostra terra. Questi fondi, che sono stati generosamente indirizzati verso quella comunità, riteniamo debbano essere resi effettivamente disponibili da parte della nostra gente e quindi vorremmo capire se la Giunta regionale potrà immaginare un percorso rigoroso, serio, che faccia luce e che metta in trasparenza questo genere di risorse.

Registro anche il fatto che non vi è alcun tipo di regolamentazione per poter individuare con correttezza e con esattezza quei soggetti che attivano tranquillamente l'apertura di conti correnti per la raccolta di fondi, utilizzando anche gli strumenti più moderni, Facebook per esempio; e vorrei anche capire con quale rigore si possa intervenire nei confronti di questi gruppi organizzati nel cui trabocchetto si può cadere e che naturalmente vedrà soccombente sempre la nostra collettività.

A questo problema (e questo tipo di risposta noi vogliamo dalla Giunta e dal presidente Pigliaru), occorre rispondere adottando un criterio intelligente, innovativo, per individuare i soggetti che possono essere autorizzati alla raccolta volontaria delle risorse, può essere una sorta di certificazione da parte della Regione, o delle prefetture, o forse anche da quegli organismi più seri e organizzati che possono essere individuati fra le stesse amministrazioni comunali. Credo che questa proposta sia una chiamata all'attenzione, al rigore, per l'intero Consiglio regionale, ma soprattutto per la Giunta.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Angelo Carta. Ne ha facoltà.

CARTA ANGELO (PSd'Az). Io vorrei partire dal disagio che i comuni in questo momento stanno vivendo per cercare di redigere un progetto di bilancio che possa essere approvato, che possa avere le coperture finanziarie, che possa contribuire a far fare bella figura al Governo Renzi; Governo Renzi che dà 80 euro ai lavoratori dipendenti, ai capienti, coprendo il costo di questa operazione con risorse recuperate dai tagli al bilancio dello Stato, settecento milioni di euro, e la stessa cifra è stata sottratta alle Regioni e ai comuni.

Il Ministro dell'economia intervistato nel corso della trasmissione "Ballarò" ha detto che si tratta di fondi che andranno reperiti con il miglioramento e l'efficienza nell'acquisto di beni e di servizi. Nel frattempo, qualora i comuni non provvedano dice che taglia i trasferimenti statali, però ci dà la TASI, ci dà la TARI, ci consente di aumentare l'IMU, quindi gli 80 euro dovranno essere usati per pagare le nuove tasse che i sindaci dovranno imporre per coprire la bella figura del Governo.

A questo si aggiunge - torno indietro perché in effetti questa è l'ultima perla, l'ultima gatta da pelare che abbiamo - il problema degli spazi finanziari, cioè quegli spazi che consentono ai comuni di poter spendere, ampliando i limiti del Patto di stabilità e consentendo di mettere in circolo dei fondi. La Regione ancora non ha chiesto i dati ai comuni, credo lo farà "a brevissimo". Il Governo ha esitato il suo decreto e ha distribuito gli spazi finanziari, naturalmente in questi spazi finanziari sono compresi anche i comuni alluvionati.

Per tornare all'argomento odierno, colgo l'auspicio della consigliera Forma che non si vada a fare la guerra fra alluvionati e fra disastrati, ci mancherebbe altro, però devo rilevare che l'articolo 1, comma 536 della legge numero 147 del 2013 dispone che una quota pari a 10 milioni di euro è destinata a garantire spazi finanziari ai comuni della provincia di Olbia colpiti dagli eventi alluvionali del novembre 2013, a questo disposto poi è seguito il verbale della Conferenza Stato, Regione e autonomie locali nel quale si prende atto di questa previsione e poi il decreto del Ministro delle finanze nel quale appunto vengono distribuiti i 10 milioni tra i comuni di Alà dei Sardi, Arzachena, Berchidda, Buddusò, Budoni, Loiri Porto San Paolo, Monti, Olbia, Padru, Sant'Antonio di Gallura e Telti. E Bitti, e Lula, e Onanì, e Dorgali, e Oliena, e Galtellì, e Orosei, e Posada, e Torpé non ci sono, sono comuni figli di un dio minore probabilmente, o nel momento nel quale si stendeva il comma numero 536 è sfuggito che anche questi comuni hanno seri problemi. Per cui credo che sia doveroso che questo Consiglio regionale si faccia carico di ripristinare l'uguaglianza dei comuni davanti all'alluvione, perché non è pensabile che ci siano dei comportamenti di questo genere.

Protezione civile, ancora non si è visto un euro, ancora non si sa cosa si deve fare. Problemi dei privati, penso che tutti siamo chiamati a dare risposte ai privati, vengono a chiederci quando e se arrivano i soldi, non si sa che cosa rispondere. Credo sia urgente farsi carico di questi problemi e riuscire a dare delle risposte concrete.

Sulle due mozioni sono d'accordo con l'auspicio del collega, intervenuto precedentemente, affinchè vengano unificate essendo sullo stesso argomento. Ritengo che ci sia una condivisione generale su questo impegno, ma all'interno di una posizione del Consiglio regionale che si auspica unanime il Presidente della Regione si deve impegnare a ripristinare l'uguaglianza sul territorio affinché anche i comuni della Provincia di Nuoro, che sono stati colpiti al pari dei comuni della Provincia di Olbia Tempio, vengano fatti oggetto di un'attenzione che è necessaria.

Infine, la strada statale numero 131 è fondamentale, ma credo che all'ANAS debba mettersi il sale sulla coda sulle questioni che attengono la Provincia di Nuoro, che attengono a strade che devono essere riaperte, per consentire il transito dei turisti, prima dell'estate, altrimenti se a Cleopatra si aggiunge la lentezza dell'ANAS noi non abbiamo più alcuna possibilità di rialzare la schiena.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Gianmario Tendas. Ne ha facoltà.

TENDAS GIANMARIO (PD). Presidente, mi riallaccio ad alcune considerazioni e riflessioni che sono state fatte, anche per evidenziare un aspetto che forse è stato posto in secondo piano. Mi riferisco al riferimento che l'onorevole Oppi, in modo particolare, ha fatto alle alluvioni di Muravera e di Capoterra. Io credo però che l'alluvione del 18 novembre costituisca un evento calamitoso eccezionale perché, rispetto alle altre alluvioni, va evidenziato che in questa circostanza si sono abbattute sulla Sardegna delle autentiche secchiate d'acqua, quelle che i meteorologi chiamano flash flood, tanto è che in molte zone, in molti dei nostri paesi i meteorologi hanno rilevato oltre 400 millimetri di acqua.

Ciò che rende eccezionale, particolare questa alluvione, rispetto a quelle citate di Muravera e di Capoterra, è il fatto che anche lo stesso commissario straordinario per l'alluvione, quando ha censito i danni, si è reso conto fondamentalmente che i paesi interessati da questo evento eccezionale sono stati ben 82, quindi parliamo di circa il 22 per cento dei paesi del territorio regionale. Dicevo, un evento eccezionale che ovviamente richiede, e qui concordo con gli interventi che mi hanno preceduto, misure urgenti ed eccezionali che, è inutile nasconderlo, a cinque mesi di distanza purtroppo non ci sono state.

Credo che l'impegno della politica, specie di quella nazionale e regionale, debba essere percepito nelle comunità locali, diversamente si generano delle aspettative che non vengono ovviamente mantenute creando anche una situazione di scoramento, di sfiducia rispetto alle istituzioni, atteggiamento che peraltro abbiamo registrato. Quando vediamo che in alcune realtà, cito per la Provincia di Oristano il comune di Uras dove peraltro c'è stata una vittima, alle elezioni regionali va a votare il 30 per cento degli aventi diritto, questo dà proprio l'idea e il senso di questa sfiducia dirompente rispetto al ruolo e alle funzioni sia dello Stato che della Regione.

Io credo che l'alluvione abbia messo in evidenza i limiti e l'inadeguatezza delle istituzioni rispetto a questi eventi; l'alluvione ha assunto il significato di una "prova collaudo" che ha messo a nudo tutti i punti critici del sistema nei suoi risvolti sociali ed economici. L'alluvione è diventata un'istantanea impietosa e severa, nitida in tutti gli aspetti, con i contrasti quanto mai vivi, della situazione complessiva che caratterizza un territorio e una comunità. E mi vorrei limitare a trattare esclusivamente alcuni punti che, peraltro, sono stati già presi in esame.

Il primo, la Protezione civile. Bisogna dirlo con chiarezza: la nostra Regione è, sotto questo punto di vista, inadempiente, dobbiamo avere il coraggio di dirlo perché non esiste, non è stato costituito ancora il centro di controllo della Protezione civile. Sabato si è svolto un convegno a Solarussa, un paese colpito dall'alluvione, era presente anche l'assessore Erriu, nel corso del quale siamo venuti a sapere che da parte di altre Regioni c'era la volontà, la disponibilità a partecipare, a rendersi utili; ma in mancanza di un centro di coordinamento non siamo stati neanche in grado di far venire, ad esempio, le forze della Protezione civile che dal Trentino erano disponibili a venire in Sardegna a darci man forte. E queste cose credo sia doveroso evidenziarle.

Così come credo che sia altrettanto doveroso evidenziare che la legge numero 100 del 12 luglio 2012 prevedeva che entro 90 giorni dall'entrata in vigore, ovvero entro il 12 ottobre del 2012, ciascun comune approvasse con specifica delibera consiliare il piano di emergenza comunale. Ebbene, proprio di recente la Regione sul suo sito istituzionale, per l'esattezza l'11 di aprile, ha reso noto che su 377 comuni del nostro territorio regionale soltanto 144 dispongono del Piano di protezione civile. Io credo che su questo aspetto dobbiamo aprire una riflessione seria e mettere in condizione i comuni di adeguarsi, dando ovviamente una mano perché non è possibile e non è immaginabile che tutti questi ritardi possano essere imputati unicamente ai comuni.

Altro problema, che credo vada evidenziato, riguarda il risanamento dei territori alluvionati; qualcuno ipotizzava delle cifre, io mi riferisco unicamente a quelle ufficiali che parlano di danni per 652 milioni e 419 mila euro; questa è l'entità dei danni che è stata calcolata dal commissario straordinario e che ovviamente richiede…

PRESIDENTE. Onorevole Tendas, il tempo a sua disposizione è terminato.

È iscritto parlare il consigliere Paolo Zedda. Ne ha facoltà.

(Segue la traduzione in lingua italiana dell'intervento del consigliere svolto in lingua sarda)

ZEDDA PAOLO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, cercherò di parlare partendo da lontano, perché chi mi ha preceduto è sceso nei particolari meglio di quanto possa fare io.

Il 18 novembre di quest'anno abbiamo conosciuto una di quelle tragedie che capitano poche volte in un secolo e che lasciano un brutto ricordo. Le dimensioni e il modo di quanto successo fanno pensare a una ritorsione che la natura ferita ha voluto operare per le offese ricevute da noi in questi tempi.

Dei 17 morti ben 13 sono stati nella Provincia di Olbia, due dei quali bambini; più di 2700 persone senza tetto e un numero incalcolabile di feriti. Danni per oltre 600 milioni di euro; 500 milioni relativi al patrimonio pubblico, 33 a quello privato, 100 relativi alle attività produttive di cui 56 solo nel settore agro-pastorale. Pochi giorni dopo questa tragedia, Enrico Letta, allora presidente del Consiglio, promise 200 milioni di euro come anticipazione per fronteggiare l'emergenza in attesa di altri più consistenti aiuti.

A distanza di cinque mesi e mezzo, le promesse dell'ex premier, sono rimaste promesse: a fronte di 660 milioni di danni accertati sono arrivati 32 milioni di euro, 20 dallo Stato e 12 dalla Regione. Un mese fa Giovanni Maria Dettori, vescovo delle diocesi di Ales e Terralba, ha detto che lo Stato si è dimostrato assente in tutto e nei nostri paesi non abbiamo visto manco un euro; la salvezza è venuta dal cielo, da un volontariato buono e generoso, la Caritas sta facendo miracoli, ma lo Stato è assente. E Cristiano Erriu, l'assessore dell'Urbanistica, afferma che non tutta questa somma è disponibile, il male peggiore è che non possiamo impegnare altri fondi che invece avremmo.

Partendo allora da queste informazioni e da altre che bene o male tutti conosciamo, dobbiamo decidere se è giusto che il nostro Presidente si presenti al Governo di Roma per chiedere i soldi che occorrono per far fronte a questa emergenza. Sicuramente questo è necessario e indispensabile: andare a contrattare e cercare di ottenere tutto ciò che è possibile ottenere.

Ma io vorrei fare alcune considerazioni sulla lezione che dobbiamo trarre da quanto è successo. In primo luogo, dobbiamo concludere che le promesse del Governo sono ben diverse dai fatti; ha promesso 100 e ha dato 5, c'è una bella differenza, non può certo dirsi che abbia mantenuto la parola. In secondo luogo, si comprende bene che quanto stiamo facendo oggi non può essere il modo giusto per affrontare le emergenze. Le emergenze vanno gestite in altro modo, con altre procedure e altri tempi, che sono quelli urgenti delle emergenze: pochi giorni, o poche settimane, non mesi o anni. E come è possibile che dopo più di cinque mesi non siamo riusciti a spendere neanche il 5 per cento delle somme; come è possibile che il denaro che lo Stato doveva prestarci, si badi bene non darci, prestarci, debba ancora essere deciso con un emendamento che è ancora all'esame del Parlamento? Forse chi ha perso la casa può aspettare un anno in attesa di quello che gli serve, chi ha perso il lavoro può stare fermo un anno senza guadagnare, chi deve andare a scuola può aspettare un anno seduto in casa ad aspettare che si riaprano le aule?

Dunque è necessario prima di tutto che si torni a porre mano alle regole che normano l'emergenza almeno per quanto è in nostro potere, o che il nostro Presidente lo faccia con il Governo centrale, per quanto è possibile, in modo che se ci trovassimo nell'emergenza, mai accada, possiamo affrontarla con i modi con i quali l'emergenza deve essere affrontata.

Ma l'ultimo punto è il più importante: come è possibile che dobbiamo andare a Roma per chiedere, come se fosse un'elemosina, il denaro che è già nostro, ma che non possiamo spendere perché è custodito in una banca di fuori, della quale non possediamo le chiavi e le combinazioni? È possibile che una Regione come la nostra, che ha una povertà incalzante, che ha la metà dei giovani senza lavoro, con la gente che ha perso, per disgrazia, casa, lavoro, azienda, salute e che sta morendo di fame, è possibile che una terra come questa, dopo che è riuscita, cavandosi il sangue dalle vene, a mettere da parte 4 miliardi di euro, ne debba lasciare una metà nella cassa di una banca straniera? Mi pare troppo.

Concordo molto con quel passaggio del nostro Presidente, quando ha detto nelle sue dichiarazioni programmatiche che non possiamo permetterci di limitare le nostre azioni di governo a rincorrere le emergenze, e come risposta a questa emergenza dobbiamo avviare e mettere in piedi un progetto a medio periodo.

Credo che noi sovranisti e tutta la coalizione di maggioranza dobbiamo subito, adesso, lavorare per dare gamba alla prospettiva concreta dell'Agenzia sarda delle entrate. È questa un'idea che non risolverà tutto ma, ne sono sicuro, cambierà davvero la visione, gli scopi e le prospettive del rapporto tra Sardegna e Stato centrale. È ora che tutti noi assieme studiamo il modo di affrontare un nuovo sistema fiscale, per il quale i sardi siano padroni…

PRESIDENTE. Onorevole Zedda, il tempo a sua disposizione è terminato. È iscritto a parlare il consigliere Emilio Usula. Ne ha facoltà.

USULA EMILIO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, parlare dopo diversi interventi sicuramente comporta il rischio di ripetersi e di ripetere cose validissime dette da tutti i consiglieri che mi hanno preceduto. È sicuramente importante unificare le due mozioni e sottolineare anche la volontà di questo Consiglio volta a trovare una sintesi per arrivare a una proposta comune.

Si parla sicuramente delle insufficiente entità dei finanziamenti, si parla della difficoltà e della farraginosità nell'accesso a questi finanziamenti, si parla e si sottolinea la necessità di poter utilizzare tutti i fondi stanziati senza ammettere, senza accettare nessuno storno di questi finanziamenti da parte di banche o da parte di altri enti o da parte di chicchessia: tutti i soldi destinati a questa tragedia devono essere investiti per dare ristoro e risposta a questa tragedia.

Dicevo, appunto che non è il caso di ripeterci ulteriormente; allora sulle due mozioni, che condivido pienamente, preciso che le ritengo deficitarie entrambe per un aspetto: non sottolineano priorità. Io credo sia necessario anche oggi stabilire un piano di interventi prioritari perchè ci sono situazioni che non possono essere rinviate; è giusto che il nostro presidente Pigliaru vada a chiedere con forza che i finanziamenti, tutti e anche di più di quanto stabilito sinora perché i danni sono superiori alle risorse dedicate, siano destinati ad affrontare questa emergenza, ma forse anche nella mozione dovevamo indicare assolutamente un Piano di priorità.

Voglio fare solo un esempio. Si è parlato di tanti paesi, ma io mi riferisco a un piccolo paese del Nuorese, un paese che è rimasto semi-isolato: Onanì. Onanì è un paesino di 450 abitanti, persone che vogliono continuare a lavorare nel loro paese, che vogliono coraggiosamente continuare a fare impresa, soprattutto agro-pastorale, vogliono continuare a far vivere i figli in quella cittadina. Ebbene, a distanza di cinque mesi, per tutto l'inverno, i bambini di Onanì hanno dovuto fare un giro incredibile per andare nelle scuole dei paesi vicini, Lula e Bitti, a causa di una gravissima criticità nella viabilità da e per Onanì da Nuoro e dai paesi vicini.

È una situazione gravissima perché non permette il passaggio di autobus, non permette il passaggio di camion. L'alluvione è arrivata subito dopo una delle bellissime rappresentazioni di "Autunno in Barbagia"; di fatto si è speso per organizzare questa manifestazione ma poi non si è visto un turista perché gli autobus non possono arrivare a Onanì e, insieme agli autobus, non possono arrivare i grandi camion.

Voglio finire richiamando l'attenzione su un'altra problematica che richiede la definizione di un Piano di priorità. Siamo alle porte dell'estate, questa difficoltà nell'accesso al paese e all'agro di Onanì significa dover valutare attentamente l'emergenza incendi; speriamo di non dover piangere, dopo i morti per alluvioni, anche altri morti. Non voglio fare "sa cugurra", come dice qualcuno, però è necessario affrontare questo problema.

C'è un altro problema; adesso Onanì dismette i suoi reflui nel fiume, perché la rete fognaria che lo collega insieme ad altri paesi al depuratore consortile è interrotta. E oggi in quel fiumiciattolo ci passa ancora un po' d'acqua piovana, ma immaginate che cosa può succedere fra un mese! Fra un mese quel fiumiciattolo sarà un fiume di liquami, e questo comporterà un'altra emergenza.

Un'emergenza che deve ricevere risposta, se è possibile, da parte di questa Amministrazione entro trenta giorni, da ora al primo giugno, quando partirà la campagna antincendio. Deve essere risolto il problema fognario, deve essere risolto il problema viario. Gli amministratori di Onanì, con i quali ho parlato, hanno sottolineato un altro problema relativo a uno stanziamento di 250 mila euro dedicati e già stanziati, in parte spesi per un ponte nell'agro; quel ponte non è stato completato semplicemente perché…

PRESIDENTE. Onorevole Usula, il tempo a sua disposizione è terminato. È iscritto a parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS PIETRO (FI). Vergogna! Vergogna! Vergogna! Io penso che sia questo il modo più eloquente e senza giri di parole per rappresentare la situazione e soprattutto l'atteggiamento del Governo nazionale verso la problematica che, devo dire in maniera davvero puntuale, è stata rappresentata da tutti i colleghi che mi hanno preceduto, di maggioranza e di opposizione. Insisto sulla vergogna di uno Stato lontano e assente, che ha dimostrato di saper fare buon esercizio della solidarietà parolaia, ma a cui non ha fatto seguire alcuna azione concreta, utile per i nostri territori.

Il Governo nazionale, ma devo dire anche i nostri rappresentanti nel Parlamento non mi pare che, al di là di qualche lodevole iniziativa che richiamava la collega Daniela Forma, siano andati oltre la proposizione di un ordine del giorno a fronte di provvedimenti che hanno elargito a piene mani (in risposta a giuste istanze) a Roma Capitale e ad altri contesti territoriali; per noi purtroppo l'attesa è rimasta invece assolutamente vana.

Ecco perché siamo d'accordo che si possa concludere questo dibattito con un ordine del giorno unitario ma, Presidente, sia chiaro che nelle interlocuzioni con il Governo nazionale non possiamo lasciarla in una posizione di debolezza, noi dobbiamo darle tutto il sostegno nella chiarezza di ciò che dobbiamo dire al Governo nazionale. Governo nazionale che non può assolutamente continuare a utilizzare, come è stato ricordato, due pesi e due misure.

In questo caso io penso che noi dobbiamo dare mandato al Presidente della Giunta perché rappresenti veramente gli interessi della nostra Isola, ma li rappresenti a schiena dritta e senza che su questo argomento in particolare possano essere fatti sconti. Dall'altro lato però, Presidente, mi preoccupano le parole dette qualche settimana fa da monsignor Sanguinetti. Nel rappresentare in particolare la situazione della Gallura, situazione che per certi versi è comune anche ad altri territori, del nuorese in particolare, come hanno ricordato i colleghi che mi hanno preceduto, monsignor Sanguinetti ricordava che nella sola città di Olbia ci sono 800 famiglie che ancora non hanno riavuto una casa e sono supportate solo dalla solidarietà, quella sì, presente e forte, e dalla insostituibile presenza dei volontari, di tutte le associazioni di volontariato che ancora oggi, va dato loro atto, prestano soccorso alle popolazioni.

Presidente, per la verità, anche con il concorso delle forze che oggi sono di maggioranza e che ieri erano di opposizione, noi avevamo già inserito nella finanziaria, che abbiamo approvato nel gennaio di quest'anno, alcune norme con la previsione, soprattutto, anche di risorse abbastanza consistenti, sia per la questione del rischio idrogeologico, che per alcuni interventi che erano e sono per noi ancora prioritari, rivolti alle categorie produttive.

Presidente, se c'è necessità, io penso che la Regione debba continuare a fare la propria parte, su questo io la invito a dare anche qualche indicazione sulla posizione della Giunta; su questo veramente siamo disposti a lavorare anche di sabato e di domenica, se necessario, e lo faremo assolutamente, non ci sarà nessun problema per essere convocati anche ad horas con, non solo l'idea, ma il proposito fermo e convinto che la Regione debba e possa fare la propria parte, perché non possiamo lasciare quella povera gente senza un tetto in attesa di un aiuto dello Stato che finora non è arrivato.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO PIETRO (PD). Presidente, chiedo una breve sospensione della seduta per consentire la predisposizione di un ordine del giorno unitario.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa.

(La seduta, sospesa alle ore 17 e 27, viene ripresa alle ore 17 e 35.)

PRESIDENTE. Comunico che è pervenuto un ordine del giorno.

(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:

Ordine del Giorno Cocco Pietro - Pittalis - Desini - Fenu - Arbau - Usula - Rubiu - Anedda - Solinas Christian - Dedoni - Cocco Daniele Secondo - Agus - Azara - Cappellacci - Carta - Cherchi Augusto - Cherchi Oscar Salvatore - Collu - Comandini - Cossa - Crisponi - Demontis - Deriu - Fasolino - Floris - Forma - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Oppi - Orrù - Perra - Peru - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Piscedda - Pizzuto - Randazzo - Ruggeri - Sabatini - Sale - Solinas Antonio - Tatti - Tedde - Tendas - Tocco - Truzzu - Unali - Zedda Alessandra - Zedda Paolosulla necessità di intervenire presso il Governo nazionale per concordare gli aiuti economici ancora non erogati e necessari per la ripresa economica delle famiglie, delle attività produttive e degli enti locali colpiti dall'alluvione del 18 novembre 2013, per la mitigazione dei rischi idrogeologici, e per la messa in sicurezza degli edifici scolastici nelle aree a rischio idrogeologico.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione della discussione delle mozioni n. 6 e n. 20 riguardanti la necessità di intervenire presso il Governo nazionale al fine di ottenere gli aiuti economici alle famiglie, alle attività produttive ed agli enti locali colpiti dall'alluvione del 18 novembre 2013 e per la mitigazione dei rischi idrogeologici e la messa in sicurezza nelle aree a rischio idrogeologico;

RIBADISCE l'esigenza improcrastinabile per i territori colpiti dalla terribile alluvione del 18 novembre 2013 che con grande difficoltà stanno affrontando i problemi connessi all'evento, di porre in essere con celerità le azioni necessarie al ripristino dei danni e di creare soprattutto le condizioni per garantire una rapida ripresa, perché possano esprimere al meglio il proprio potenziale,

impegna il Presidente della Regione

ad intervenire presso il Governo centrale al fine di:

1) procedere celermente ad una stima più compiuta del valore effettivo dei danni subiti dal patrimonio privato e pubblico, in particolare da imprese e famiglie;

2) utilizzare tutti gli strumenti, anche quelli normativi nazionali e comunitari, che aiutino in modo significativo i privati cittadini a ripristinare entro il 31 dicembre 2014 il proprio patrimonio immobiliare e mobiliare danneggiato e le attività produttive di terra e di mare;

3) procedere rapidamente alla messa in sicurezza degli edifici scolastici;

4) avviare in tempi brevi gli investimenti necessari per la mitigazione del rischio idrogeologico nel territorio regionale, con priorità per le aree colpite dall'alluvione del 18 novembre 2013 escludendoli dai vincoli del patto di stabilità;

5) concordare le coperture finanziarie per gli interventi proposti garantendo parità di trattamento rispetto a situazioni simili accadute in Italia. (1)

PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta sull'ordine del giorno ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.

PIGLIARU FRANCESCO (PD), Presidente della Regione. La Giunta esprime parere favorevole su questo ordine del giorno. Credo sia molto utile, in effetti, continuare l'interlocuzione con il Governo con l'autorevole copertura di un ordine del giorno unitario da parte di quest'Assemblea, darà certamente maggiore forza alla nostra iniziativa.

Riepilogo molto rapidamente il quadro delle risorse. Nella contabilità speciale sono iscritti 20 milioni e sarà nostra cura naturalmente monitorare la velocità della spesa e controllare anche se può essere accelerata; 23 milioni e mezzo provengono dalla delibera CIPE numero 8 del 2012 che sono stati esclusi dal Patto di stabilità interno e potranno, anche questi, essere naturalmente utili allo scopo; 50 milioni circa sono in capo all'ANAS e consideriamo anche l'inclusione di ulteriori 60 milioni (ricordo in merito il nostro intervento a proposito dell'allegato 11, infrastrutture, del DEF, di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi) derivanti appunto dall'intesa del mese di aprile sull'allegato 11.

Quei 60 milioni oggi non hanno copertura, ma sono una base importante e quindi si aggiungono ai 50 per un totale di 110 milioni per la parte infrastrutturale stradale. Questo è il quadro complessivo con risorse pari a circa 150 milioni. Sono del tutto insufficienti, ne siamo consapevoli. Ripeto, l'ordine del giorno ci rinforza nella nostra azione per arrivare a un livello di risorse maggiormente adeguato ai bisogni non soltanto infrastrutturali, ma anche al ripiano dei danni dei privati.

E' importante dire che la Giunta concorda pienamente, in particolare, con il punto dell'ordine del giorno che chiede pari trattamento per il caso sardo rispetto ai casi simili che si sono verificati oggi in Italia. A questo fine il 22 aprile abbiamo chiesto la costituzione di un tavolo tra noi e il Governo, un tavolo di verifica sugli interventi conseguenti agli eventi alluvionali e di dissesto idrogeologico del 18 novembre 2013, anche al fine di condividere un rigoroso riscontro sull'applicazione di misure che, per intensità e tipologia, garantiscano un trattamento adeguato, paritario a quello assunto per situazioni emergenziali analoghe sul territorio italiano.

Credo ci sia davvero bisogno di fare ordine, di garantire che i nostri cittadini abbiano lo stesso diritto di cittadinanza di persone residenti in altre parti della nostra nazione. È mia piena convinzione che su questo c'è stato grande disordine sotto i cieli dell'Italia e questo disordine non è più sostenibile in presenza di scarsità di risorse. Dobbiamo garantire che nemmeno un euro in meno venga dato ai cittadini sardi rispetto a quelli che per situazioni analoghe sono stati dati ai cittadini di altre regioni o di altri luoghi dell'Italia.

Con la stessa lettera del 22 - lo dico anche all'onorevole Oppi - l'indirizzo al quale ci siamo rivolti è quello della Presidenza del Consiglio, in particolare nella persona nel sottosegretario Delrio, credo che sia l'indirizzo adeguato a questo livello di interlocuzione. Con questa lettera, inoltre, è stata anche richiesta l'immediata esclusione dal Patto di stabilità anche regionale di tutte le spese riferibili agli eventi alluvionali sopra richiamati, cosa assolutamente per noi essenziale in questa fase.

Finisco dicendo che prendo atto del consiglio che l'onorevole Pittalis mi ha rivolto, di tenere naturalmente in considerazione risorse regionali già previste in finanziaria. È giusto per noi chiedere l'intervento dello Stato, è assolutamente giusto per noi contribuire con risorse nostre. Di nuovo, come sapete, in questo momento abbiamo un'importante vertenza sul Patto di stabilità, che ho citato prima, che cito nuovamente per dire che, nelle more della soluzione di questo intervento, faremo già ora tutto il possibile, ma sicuramente potremo fare molto di più quando l'adeguamento del Patto di stabilità o per la quota parte dei nostri interventi per l'alluvione o, come spero, anche più in generale, verrà risolto.

PRESIDENTE. A seguito della presentazione di un ordine del giorno unitario ritengo ritirate le due mozioni. Poiché i firmatari delle mozioni non intendono utilizzare il diritto di replica dichiaro chiusa la discussione.

Metto in votazione l'ordine del giorno numero 1.

Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

COCCO PIETRO (PD). Presidente, più che una dichiarazione di voto, intendo proporre, tenendo conto di una richiesta in tal senso proveniente da più parti, che tutti i consiglieri regionali firmino l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Se non ci sono opposizioni la richiesta è accolta. Gli Uffici provvederanno a far sottoscrivere il documento da parte di tutti i presenti.

Ha domandato di parlare il consigliere Efisio Arbau per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ARBAU EFISIO (Sardegna Vera). Presidente, annuncio il voto favorevole all'ordine del giorno ma sottolineo anche che di ordini del giorno noi prima o poi moriremo. Passiamo quindi alle azioni immediatamente operative e, come ci siamo già detti nella Conferenza dei Capigruppo, credo sia utile individuare un giorno preciso per la discussione delle mozioni in modo da, lo ripeto, iniziare a lavorare sulle questioni concrete che interessano effettivamente la nostra comunità.

PRESIDENTE. Ricordo che le Commissioni dalla settimana prossima saranno pienamente operative e in quella sede saranno formulate le proposte legislative su cui lavorare. Nel frattempo procediamo con questi adempimenti che sono ugualmente importanti.

Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS PIETRO (FI).Presidente, riprendo quest'ultimo intervento per sottolineare che l'opposizione esercita le sue prerogative e utilizza gli strumenti che, mi pare, poi risultano anche utili, come è accaduto oggi. Se qualcuno interpreta invece il ruolo di consigliere come uno stare qui a guardare quello che fanno gli altri, forse questo atteggiamento è più consono all'onorevole Arbau, non certamente a noi.

(Interruzione del consigliere Arbau)

PRESIDENTE. Onorevole Arbau, onestamente, non può esserci un fatto personale su una dichiarazione del genere. Accedere alla sua richiesta significherebbe aprire una strada non più governabile.

Poiché nessun altro domanda di parlare sull'ordine del giorno numero 1, lo metto in votazione. Chi lo approva alzi la mano. Chi non lo approva alzi la mano. Chi si astiene.

(È approvato)

Discussione della mozione Fasolino - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Locci - Peru - Randazzo - Tedde - Tunis - Tocco - Zedda Alessandra - Truzzu - Orrù - Solinas Christian - Carta - Oppi - Rubiu - Tatti - Crisponi - Cossa - Dedoni sulla grave crisi che attraversa il settore del sughero in Sardegna e sul rilancio del settore stesso, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (11)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 11.

(Si riporta di seguito il testo della mozione numero 11:

Mozione Fasolino - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Locci - Peru - Randazzo - Tedde - Tunis - Tocco - Zedda Alessandra - Truzzu - Orrù - Solinas Christian - Carta - Oppi - Rubiu - Tatti - Crisponi - Cossa - Dedoni sulla grave crisi che attraversa il settore del sughero in Sardegna e sul rilancio del settore stesso, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che il comparto del sughero è in forte crisi e che tale crisi condiziona l'economia di tutta l'Isola;

CONSIDERATO che:

- nei periodi più floridi erano impiegati 5.000 addetti in imprese artigiane che avevano 8/10 unità lavorative e che tali imprese sono oggi in via d'estinzione con la riduzione a 500 addetti;

- negli ultimi 10 anni le aziende si sono ridotte di un terzo (da circa 140 a 50);

CONSTATATO che:

- la situazione attuale condiziona negativamente tutto il comparto nell'intero territorio regionale, accompagnato da una drastica caduta dei prezzi e uno stato di abbandono delle foreste e della pratiche tecniche che consentono di mantenere alta la qualità del sughero;

- la Spagna e il Portogallo, che hanno investito di più nel settore, rappresentano oggi una forte concorrenza per il settore in Sardegna;

- i mancati investimenti e la mancata cura del comparto del sughero, insieme a quello turistico ed agro-alimentare, settori i cui fattori di produzione sono radicati nella nostra Isola, si pongono in antitesi allo sviluppo economico del nostro territorio e ad una nuova qualificazione del brand Sardegna anche sugli scenari internazionali;

VALUTATO che:

- i settori considerati cuore pulsante del sistema produttivo devono essere salvaguardati e sviluppati con azioni concrete che diano nuovo slancio all'economia regionale;

- nel piano forestale regionale del 2007, il primo punto strategico è il potenziamento delle sugherete regionali inteso come sistema eco-agricolo-ambientale-turistico e da questo è scaturito il protocollo d'intesa col Ministero dell'ambiente, approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 50/70 del 10 novembre 2009, in cui venivano stanziati finanziamenti per il settore;

RITENUTO che:

- rilanciare il settore significa effettuare un'azione di contrasto alla disoccupazione creando nuovi posti di lavoro;

- la mancanza di un piano strategico attuale si pone in netto contrasto con lo slancio necessario all'economia della Regione;

- sia necessario il mantenimento delle foreste esistenti con interventi di demacchiatura, potatura, fasce tagliafuoco e piste;

- sia altresì fondamentale riformulare le leggi e assicurare adeguati finanziamenti per nuovi impianti,

impegna il Presidente della Regione

a intervenire presso il Ministero dell'ambiente per stipulare un nuovo protocollo d'intesa che garantisca le risorse necessarie e a coordinare il lavoro sinergico tra i vari assessorati interessati per lo sviluppo del settore agricoltura, ambiente, industria e lavoro. (11).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.

FASOLINO GIUSEPPE (FI). Presidente, onorevoli colleghi, spesso in quest'Aula e nelle tribune politiche di vario tipo, sentiamo riecheggiare parole come "Piano straordinario del lavoro", "modello di sviluppo", "crescita". Altrettanto spesso, però, la politica tende a vivere di formule astratte, come se avessero potere taumaturgico, senza badare a come tradurle in azioni. Si citano talvolta a proposito, talaltra a sproposito, altre aree del Paese, dell'Europa e del mondo per dire: "Guardate che cosa sono stati capaci di fare" e si perde di vista invece ciò che abbiamo sotto gli occhi. Vorrei pertanto portare al Consiglio il contributo di chi, avendo maturato la propria esperienza politica in un piccolo comune, ha beneficiato di un osservatorio privilegiato, ravvicinato al territorio.

La mozione oggi in discussione è emblematica perché tratta della crisi di un settore, quello del sughero, che può rappresentare invece, come rimarcato dagli operatori del settore che ho voluto incontrare a Calangianus circa due settimane fa, uno dei propulsori della nostra economia. Io non conoscevo per niente questo settore; ho avuto l'opportunità di conoscerlo durante la campagna elettorale e ci sono state due cose che mi hanno colpito nel corso di queste settimane. La prima è la grande dignità degli imprenditori del sughero e la seconda la loro grande capacità imprenditoriale .

Questo settore, cari colleghi, rappresenta una risorsa considerata già di per sé, ma lo è ancora di più se viene valutato come parte di quella filiera sulla qualità della vita che è la vera vocazione dell'economia sarda e italiana. Tale filiera si fonda sui seguenti fattori: ambiente, agro-alimentare, turismo, cultura e tradizioni. Sono fattori non delocalizzabili, neppure dal board più influente al mondo. Gli scorci suggestivi della nostra isola, i profumi, i saperi, le tradizioni e la nostra gente non possono essere né spostati né imitati né contraffatti.

Da essi e da questo settore possono nascere o rinascere quella buona impresa e quel buon lavoro, che non ci contraddistinguono, impedendoci di accedere al penoso ricatto di chi in cambio ci chiede di accettare inquinamento, pericoli e precarietà. Lavoro e impresa che pertanto contribuiscono anche a far crescere quella grande impresa collettiva che è la Sardegna. Lavoro e impresa che, se accompagnati da misure adeguate, possono aiutarci a conquistare - grazie alla nostra specialità - i mercati globalizzati e, di conseguenza, a comportarci da conquistatori non restando in perenne e vana attesa di soluzioni e salvatori che arrivino dall'altra parte del mare.

La sfida con i concorrenti, in particolare con la Spagna e il Portogallo, non sarà facile. In Italia non è stato fatto questo tipo dii investimenti per il settore. Sono passati vent'anni dal varo della legge regionale del 1994 con la quale ci si impegnava a tutelare e a valorizzare le piante di sughero e le sugherete quale componente dell'ambiente, del paesaggio, dell'economia e del patrimonio culturale dell'isola, ma a oggi manca ancora un regolamento attuativo.

La cultura del sughero deve superare sia la mentalità arretrata che le attuali normative regionali. I proprietari devono essere incentivati a trattare il sughero come una pianta da frutto che necessita di cura, pulizia del sottobosco, potatura, selezione delle piante spontanee. La Regione autonoma della Sardegna deve modificare i vincoli attualmente esistenti che impediscono molte pratiche necessarie alla cura della pianta. Tuttavia alcuni dati possono dare il senso di quanto sia importante, passatemi l'espressione, giocare questa partita in attacco. Il fatturato di vino e spumanti italiani è cresciuto del 3 per cento e il 90 per cento del sughero italiano è quello sardo. Immaginate quali valori potrebbe generare un cammino parallelo del settore del sughero sardo in termini di utili, di posti di lavoro e di benefici sul territorio.

Il sughero è qualità della vita perché un tappo di sughero è il biglietto da visita dei vini più pregiati e porta con sé la storia della sua terra. Il sughero è sinonimo di tutela ambientale perché ogni anno assorbe decine di milioni di tonnellate di Co2. Il sughero può garantire stabile occupazione perché è un settore che attraverso l'impiego nella bioedilizia si proietta verso il futuro e verso impieghi che possono rendere la nostra regione all'avanguardia sullo scenario internazionale.

Per dare una misura della crisi che investe attualmente il settore basti pensare che in questo campo erano impiegati anni fa circa 5000 addetti, con imprese artigiane che annoveravano circa 8-10 unità lavorative. Siamo scesi a 500 addetti.

Presidente, Assessori, colleghi, con la mozione odierna intendiamo provocare un dibattito, aprire una discussione facendo tesoro anche di quanto emerso dal gruppo di lavoro insediato nella passata legislatura. È necessario intervenire per contrastare fenomeni come gli incendi che hanno rappresentato una piaga per questo settore ma, soprattutto, occorre adottare strumenti nuovi; in primo luogo una politica di marketing intesa a promuovere il brand del sughero sardo nel mondo, in secondo luogo un'azione per alleviare anche in questo settore gli effetti di una stretta sul credito che in Sardegna è una morsa letale per chi intende esercitare un'attività d'impresa.

Montesquieu sosteneva che la storia del commercio è quella della comunicazione dei popoli, ecco perché più ci comporteremo da popolo maggiori saranno le possibilità di successo. Questo significa altresì dare continuità alla politica avviata nella precedente legislatura regionale per l'attrazione degli investimenti esteri; un indirizzo, lo dico per coloro i quali allora hanno storto il naso, che è stato condiviso anche dagli ultimi due governi nazionali di centrosinistra. Questo significa altresì difendere i nostri interessi dal fenomeno dei prodotti taroccati e dalla truffa del cosiddetto "Italian sounding", ovvero l'utilizzo di denominazioni geografiche, immagini o marchi che evocano l'Italia per promuovere prodotti che nulla hanno a che fare con la nostra terra. Se consideriamo che i primi dieci marchi italiani hanno un valore di trenta miliardi di euro risulteranno evidenti la posta in gioco e la necessità di sostenere anche in Europa la battaglia per il "made in Italy".

Occorre inoltre invertire la rotta rispetto al passato e pensare alla valorizzazione degli impianti esistenti prima di favorire la realizzazione di nuovi. È il momento di creare un distretto in cui rinnovare un processo industriale. Non si tratta solo di salvaguardare posti di lavoro ma crearne nuovi e dare origine a un'intera e valorosa filiera. Dal sughero non si producono solo tappi ma ben quattrocento articoli nei settori più disparati, dalla più comune oggettistica a quel tessuto inventato a Tempio e utilizzato in campo automobilistico con una fibra di carbonio per migliorare la stabilità delle auto in curva.

È uno dei pochi settori dove la filiera si sviluppa totalmente nel territorio gallurese, considerate che alcuni dei migliori macchinari per lavorare il sughero vengono prodotti proprio a Calangianus. Servono moderne tecnologie di gestione aziendale e marketing territoriale; darsi una governance, una linea unica significa superare questo terribile momento e fare sistema, alcuni imprenditori ci stanno già provando realizzando alcuni consorzi anche perché da soli non avrebbero le economie neanche per partecipare alle fiere e per pubblicizzare i propri prodotti.

In definitiva, chiediamo una stipula di un nuovo patto per il sughero che coinvolga la Regione, il Ministero, gli attori principali di questa economia. Bisogna da subito riconvocare il tavolo tecnico, bisogna cominciare a dare risposte concrete a questi imprenditori che non vogliono e che non chiedono favori, non chiedono altro assistenzialismo ma vogliono solo fare il proprio dovere di imprenditori.

PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono parlare devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.

È iscritto a parlare il consigliere Luigi Lotto. Ne ha facoltà.

LOTTO LUIGI (PD). Io, dico la verità, ero abbastanza perplesso sul fatto di intervenire o meno su questa mozione non perché il problema trattato non sia importante, lo è come lo sono tutti i problemi che riguardano l'economia della nostra Isola e che sono la rappresentazione più palese di una difficoltà oggettiva che abbiamo, in questo e in tantissimi altri settori, a costruire un percorso positivo di rilancio delle attività che hanno per anni caratterizzato la nostra Isola.

Il sughero è uno dei prodotti principali, non legati strettamente al settore agricolo, che alimentano fortemente il settore artigiano e che hanno rappresentato per anni assieme al granito, se vogliamo parlare della Gallura che è un po' il cuore principale di questa attività, un'economia di grande interesse. È vero, questi due distretti (granito e sughero), sono entrati in crisi entrambi e quello del sughero, io l'ho potuto toccare con mano nella passata legislatura in occasione di una verifica che ho voluto fare, sta vivendo un momento delicatissimo.

Tra l'altro le iniziative di riforestazione o di salvaguardia delle sugherete portate avanti in questi ultimi vent'anni non hanno avuto il successo sperato. Parlarne oggi in Consiglio regionale mi lascia però abbastanza perplesso perché serve farlo se si ritiene che ci siano le condizioni per intervenire e che il Consiglio abbia lo spazio non per stilare un ordine del giorno auspicando che un settore venga rilanciato, ma per produrre una norma che aiuti ad andare in quella direzione; bisogna quindi che ci si metta a scriverla, a proporla, la si affronti in Commissione, la si faccia diventare legge e cioè uno strumento che può davvero favorire il settore.

In caso contrario si svilisce un tema importante come quello del sughero a un argomento di discussione all'interno di quest'Aula che, fatto in questo modo, non può portare a niente altro se non a suscitare interesse in tutti noi, ma la mozione è uno strumento che serve a impegnare la Giunta su un qualcosa di particolarmente urgente e su cui deve produrre qualcosa che non è di competenza del Consiglio.

Colleghi della minoranza, in questo caso se vogliamo produrre delle leggi che agevolino questo settore la competenza è nostra, come era nostra nei trascorsi cinque anni durante i quali non ne abbiamo proprio mai parlato. Io penso sia giusto che da questo momento in poi questo Consiglio regionale nelle sedi opportune, con gli strumenti opportuni affronti il tema e cerchi, se è possibile, soluzioni coinvolgendo tutte le forze interessate all'argomento.

Nella Commissione attività produttive, a cui fa capo questo settore, più avanti affronteremo tra gli altri anche questo argomento e chiederemo a tutti di dare un contributo per trovare eventuali vie per costruire strumenti di intervento e per dare risposta a quegli artigiani, a quelle piccole industrie che hanno caratterizzato per anni (dando anche occupazione) l'economia del territorio della Gallura. Affrontare semplicemente una discussione in Consiglio è positivo perché è positivo tutto quello che si discute però, a mio parere, non porta da alcuna parte. Detto questo, i concetti espressi nella mozione sono assolutamente condivisibili e si arriva a un ordine del giorno che impegna tutti noi, non tanto la Giunta che ha appena iniziato a lavorare. Sarebbe stato opportuno che avesse trovato qualcosa di pronto e noi avremmo potuto dirgli di portarlo avanti"; invece deve inventarsi tutto e noi dobbiamo aiutarla a inventarselo; prendiamo dunque in carico questo impegno che, per quanto ci riguarda, siamo assolutamente interessati ad affrontare positivamente.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Gianluigi Rubiu. Ne ha facoltà.

RUBIU GIANLUIGI (UDC). Una piccola replica al collega Lotto: non è vero che il Consiglio non è deputato a discutere questo argomento. Ricordo all'onorevole Lotto che in questo momento il Consiglio regionale della Sardegna è chiamato a scrivere il Piano di sviluppo rurale 2014-2020.

E' quindi un momento molto importante per definire anche questi aspetti perché la forestazione produttiva (e non come ha detto, probabilmente erroneamente, piante da frutto), costituisce una fonte significativa di reddito per l'agricoltura sarda e per gli industriali. L'onorevole Lotto, impropriamente, ha fatto un richiamo al ventennio appena trascorso dicendo che non ha prodotto niente; l'onorevole Lotto, però, dovrebbe sapere che una pianta di quercia, per produrre, deve avere almeno ottant'anni, quindi dobbiamo ancora attendere, caro onorevole, ma questo non vuol dire che non si sia intrapresa la strada giusta.

Altra considerazione; è sicuramente di competenza di questo Consiglio il Centro sperimentale per il sughero di Tempio Pausania. Al momento da chi è gestito, da chi è controllato? Questi aspetti sono sicuramente di grande interesse per questo Consiglio e sono di interesse per la Commissione che da domani dovrà in qualche modo occuparsi anche di questi problemi. Pertanto il problema della forestazione produttiva è un problema che riguarda la Sardegna intera, che riguarda questo Consiglio e al più presto dobbiamo occuparcene.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della difesa dell'ambiente.

SPANO DONATELLA, Assessore tecnico della difesa dell'ambiente. Il comparto sughericolo è di estrema importanza e la Giunta si fa carico di prendere in esame tutte le possibilità di incentivazione e di ammodernamento del settore. Uno dei problemi principali, è stato anche messo in evidenza, è quello della capacità produttiva del settore legato all'innovazione.

Esistono, come è stato anche sottolineato, tre principali strumenti di pianificazione e di programmazione del settore sughericolo sardo. Il Piano forestale che ha inquadrato tra i suoi obiettivi strategici il potenziamento del settore attraverso il perseguimento di un indirizzo regionale di recupero e di mantenimento dei sistemi sughericoli esistenti; il Programma di sviluppo rurale 2007-2013 che ha annoverato misure per il sostegno e il potenziamento di contesti forestali produttivi, ma che non ha inciso sulle tempistiche per via di procedure che sono risultate anche molto lunghe, soprattutto per quanto riguarda i privati; e poi il citato protocollo d'intesa con il Ministero dell'ambiente, con il Ministero delle politiche agricole, e con la Regione Toscana, che stato approvato nell'aprile del 2008. Questo progetto operativo è stato poi approvato con delibera del 2009. Il progetto prevedeva un costo totale di 5 milioni e 25 mila euro di cui il 50 per cento a carico dello Stato mentre il rimanente, a valere sulle risorse regionali, non è mai stato finanziato.

Tutti i progetti prevedevano importantissime e condivisibili attività; in particolare erano previste attività selvicolturali specializzate per la sughera, potenziamento delle economie e dei processi di filiera, sviluppo di schemi di certificazione della gestione forestale, valorizzazione delle filiere regionali attraverso l'innovazione e la ricerca (e questo è uno dei punti fondamentali su cui si dovrà soffermare il lavoro), professionalizzazione e quantificazione delle maestranze forestali, divulgazione delle buone prassi e sensibilizzazione rivolta agli operatori del settore, coinvolgimento delle associazioni di categoria, dei produttori e dei promotori locali.

Tutti questi strumenti hanno visto soltanto un'azione svolta dalla Giunta precedente nel 2013 dietro il forte sollecito degli operatori sughericoli, attraverso l'istituzione di un tavolo di lavoro. Risulta che il tavolo si sia riunito soltanto due volte ed è quindi nostro impegno riattivarlo di concerto tra Assessorato dell'ambiente, Assessorato dell'agricoltura e Assessorato dell'industria. Un altro punto assolutamente qualificante per la Giunta sarà quello di prevedere azioni specifiche nella programmazione dei fondi strutturali 2014-2020 e, a tal fine, proprio questo tavolo interassessoriale potrà dare il proprio contributo e definire le proprie strategie.

Un aspetto fondamentale sarà la risposta sul ruolo degli enti pubblici e in particolare dell'Ente foreste della Sardegna, di Agris, del Corpo forestale, delle università e degli enti di ricerca che dovranno intervenire dando il proprio contributo per lo sviluppo del settore. A questo proposito monitoreremo i risultati e le attività di un recente progetto di ricerca che è stato finanziato nel 2013 proprio sul settore del sughero, relativamente in particolare alla multifunzionalità delle foreste di querce da sughero. Certamente tutti gli interventi dovranno tenere conto del concetto di multifunzionalità delle foreste di quercia da sughero considerando sia la funzione produttiva, che rimane senz'altro la funzione primaria, sia le altre (difesa del suolo, resilienza agli incendi, diversità biologica e dei paesaggi bioculturali) che non verranno considerate come funzione secondaria, ma senz'altro come funzioni che contribuiscono al reddito del settore.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO PIETRO (PD). Presidente, chiedo una breve sospensione.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa.

(La seduta, sospesa alle ore 18 e 11, viene ripresa alle ore 18 e 35.)

PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato un ordine del giorno.

(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:

Ordine del Giorno Cocco Pietro - Pittalis - Anedda - Arbau - Cocco Daniele Secondo - Fasolino - Dedoni - Desini - Fenu - Rubiu - Solinas Christian - Usula sulla crisi del settore del sughero in Sardegna.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione della discussione della mozione n. 11 sulla grave crisi che attraversa il settore del sughero in Sardegna e sul rilancio del settore stesso,

riconoscendol'importanza di un settore che ha il vantaggio di avere la produzione della materia prima in Sardegna e che consente di unire i benefici economici alla salvaguardia dell'ambiente,

impegna il Presidente della Regione

1) a perseguire gli obiettivi del Piano forestale regionale adottato nel 2007, che considera come primo punto strategico il potenziamento delle sugherete regionali inteso come sistema eco-agricolo-ambientale-turistico dal quale è scaturito il protocollo d'intesa con il Ministero dell'ambiente, approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 50/70 del 10 novembre 2009, in cui venivano stanziati i finanziamenti per il settore;

2) ad attualizzare, qualora si rendesse necessario, il programma definito nel piano forestale adottato nel 2007, per definire le strategie per lo sviluppo delle politiche di rilancio del settore del sughero in Sardegna;

3) a riprendere le interlocuzioni con il Ministero dell'ambiente per valutare la possibilità di attivare le risorse. (1)

PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore della difesa dell'ambiente.

SPANO DONATELLA, Assessore tecnico della difesa dell'ambiente. La Giunta esprime parere favorevole per le motivazioni esposte in precedenza.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.

Metto in votazione l'ordine del giorno.

Comunico che i consiglieri Capigruppo Michele Cossa e Pietro Pittalis hanno richiesto la votazione elettronica.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Anedda, Carta, Demontis, Fenu, Locci, Meloni, Pinna Giuseppino, Rubiu, Sale, Tatti e Usula hanno votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Arbau - Azara - Cappellacci - Carta - Cherchi Augusto - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cossa - Crisponi - Dedoni - Demontis - Deriu - Fasolino - Fenu - Floris - Forma - Ledda - Locci - Lotto - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Oppi - Orru' - Perra - Peru - Pigliaru - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Randazzo - Rubiu - Ruggeri - Sabatini - Sale - Solinas Antonio - Solinas Christian - Tatti - Tedde - Tendas - Tocco - Truzzu - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.

Si è astenuto: il Presidente Ganau.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

Presenti 53

Votanti 52

Astenuti 1

Maggioranza 27

Favorevoli 52

(Il Consiglio approva).

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO PIETRO (PD). Presidente, ai sensi dell'articolo 114 del Regolamento chiedo l'inserimento all'ordine del giorno della mozione numero 24, sulla cui discussione stasera credo concordino tutti i Presidenti di Gruppo.

PRESIDENTE. Dovrebbe dichiarare l'argomento.

COCCO PIETRO (PD). La mozione ha per oggetto il caso Tirrenia.

PRESIDENTE. Il Regolamento prevede che sulla richiesta di inserimento della mozione all'ordine del giorno vi siano due interventi a favore e due contrari; Dopodiché il Consiglio deve decidere a maggioranza se procedere alla discussione urgente e quindi all'immediata messa in discussione e votazione di questa mozione oppure no. Poiché nessuno domanda di intervenire chiedo alla Giunta se è d'accordo sulla richiesta e sulla mozione.

Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.

PIGLIARU FRANCESCO, Presidente della Regione. La Giunta è d'accordo.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS PIETRO (FI). Chiedo una breve sospensione.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa.

(La seduta, sospesa alle ore18 e 42, viene ripresa alle ore 18 e 50.)

Discussione ai sensi dell'articolo 114 del Regolamento e approvazione della mozione Pietro Cocco - Pittalis - Anedda - Arbau - Daniele Cocco - Dedoni - Fenu - Rubiu - Christian Solinas - Usula sulla paventata acquisizione del pacchetto di maggioranza della CIN da parte del gruppo Moby-Onorato. (24)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione ai sensi dell'articolo 114 del Regolamento della mozione numero 24.

(Si riporta di seguito il testo della mozione:

Mozione Cocco Pietro - Pittalis - Anedda - Arbau - Cocco Daniele - Dedoni - Fenu - Rubiu - Solinas Christian - Usula sulla paventata acquisizione del pacchetto di maggioranza della CIN da parte del gruppo Moby - Onorato

IL CONSIGLIO REGIONALE

- esprime grande preoccupazione per le notizie confermate dei principali organi di informazione circa l'acquisizione del pacchetto di maggioranza della CIN da parte del gruppo Moby - Onorato;

- pur senza voler nel merito delle dinamiche società e della Tirrenia, guarda con motivata preoccupazione la circostanza che oltre il 90 per cento del traffico passeggeri e merci, da e per la Sardegna, potrebbe passare di mano ad un unico gruppo imprenditoriale che concentrerebbe in sé tutto il traffico sovvenzionato nazionale e il più rappresentativo armatore nazionale non sovvenzionato.

Per questi motivi il Consiglio regionale unanimemente

impegna la Giunta regionale

ad informare il Ministro Lupi affinché intervenga con la massima decisione d'urgenza per scongiurare tale eventualità, potenzialmente lesiva della libera prestazione dei servizi di trasporto marittimo da e per la Sardegna. (24).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.

COCCO PIETRO (PD). Presidente, la mozione riguarda, come ho detto prima al momento della presentazione, un tema attuale: i trasporti da e per la Sardegna; un tema assolutamente attuale anche perché nei prossimi giorni le banche dovranno deliberare le linee di credito per il settore. Nella mozione si dice che il Consiglio regionale "esprime grande preoccupazione per le notizie confermate dai principali organi di informazione circa l'acquisizione del pacchetto di maggioranza della CIN da parte del gruppo Moby-Onorato; pur senza voler entrare nel merito delle dinamiche societarie della Tirrenia, guarda con motivata preoccupazione la circostanza che oltre il 90 per cento del traffico passeggeri e merci, da e per la Sardegna, potrebbe passare in mano a un unico grande gruppo imprenditoriale che concentrerebbe in sé tutto il traffico sovvenzionato nazionale del più rappresentativo armatore nazionale non sovvenzionato.

Per questi motivi il Consiglio regionale unanimemente impegna la Giunta regionale a informare il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Lupi, affinché intervenga con la massima decisione e urgenza per scongiurare tale eventualità, potenzialmente lesiva della libera prestazione dei servizi di trasporto marittimo da e per la Sardegna". La mozione è firmata da tutti i Capigruppo così come previsto dal Regolamento.

PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono parlare devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.

È iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.

Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, l'intesa tra i Gruppi era che questa mozione l'avremmo approvata sic et simpliciter.

PRESIDENTE. L'onorevole Daniele Cocco mi comunica che rinuncia all'intervento. Ha facoltà di parlare per la Giunta il Presidente della Regione.

PIGLIARU FRANCESCO, Presidente della Regione. La Giunta rinuncia.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione. Metto in votazione la mozione numero 24. Chi la approva alzi la mano.

(È approvata)

Discussione e non approvazione della mozione Peru - Pittalis - Rubiu - Dedoni - Solinas Christian - Fenu - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Randazzo - Tedde - Tunis - Zedda Alessandra - Tatti - Pinna Giuseppino - Oppi - Cossa - Crisponi - Carta - Orrú - Tocco - Truzzu sull'operato del gruppo BPER relativo al progetto di fusione per incorporazione della società ABF leasing nella società Sardaleasing, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (16)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 16.

(Si riporta di seguito il testo della mozione numero 16:

Mozione Peru - Pittalis - Rubiu - Dedoni - Solinas Christian - Fenu - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Randazzo - Tedde - Tunis - Zedda Alessandra - Tatti - Pinna Giuseppino - Oppi - Cossa - Crisponi - Carta - Orrú - Tocco - Truzzu sull'operato del gruppo BPER relativo al progetto di fusione per incorporazione della società ABF leasing nella società Sardaleasing, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- nella scorsa legislatura il Consiglio regionale aveva deliberato l'istituzione di una Commissione speciale per fare luce sull'acquisizione del Banco di Sardegna e del Banco di Sassari da parte del gruppo BPER e sull'operato, funzione e ruolo svolto dalla Fondazione Banco di Sardegna;

- la Commissione speciale non è stata mai insediata, creando un vuoto sul ruolo del principale attore creditizio nel tessuto socio-economico sardo;

- i progetti strategici del gruppo bancario BPER sembrano guardare con sempre crescente interesse all'economia emiliana, con conseguenti decisioni penalizzanti per la Sardegna; nello specifico, negli organi amministrativi della Fondazione Banco di Sardegna e delle società Banco di Sardegna, Banca di Sassari, Sardaleasing e Numera, sono presenti espressioni imprenditoriali e politiche sarde, alcune di nomina del Consiglio regionale, che dovrebbero tutelare gli interessi del territorio sardo;

CONSIDERATO che

- la BPER nel 2008 aveva presentato il progetto di fusione di Sardaleasing (controllata al 91% dal Banco di Sardegna, al 5% dalla BPER, al 2,96% da Sfirs Spa, al 0,80% Leasinvest Spa, al 0,07% CCIAA di Cagliari e al 0,01%.CCIAA di Nuoro) con ABF Leasing (100% BPER);

- tale progetto era stato sospeso dal Banco di Sardegna per la mancata condivisione delle linee applicative;

- lo stesso progetto ha ripreso vigore ed è stato inspiegabilmente approvato successivamente al rinnovo dei vertici della Fondazione e del Banco di Sardegna avvenuto nel 2013;

- il progetto di fusione per incorporazione della società ABF Leasing nella Sardaleasing S.p.A., storico intermediario finanziario di riferimento del territorio sardo da oltre 30 anni, prevede incomprensibilmente il trasferimento della direzione generale da Sassari presso la sede della società incorporata a Milano, con un impoverimento del patrimonio finanziario e operativo messo a servizio della realtà imprenditoriale e del tessuto economico e sociale dell'intera isola;

- tale progetto rappresenta l'atto finale del completo assorbimento del Banco di Sardegna, della Banca di Sassari e della Sardaleasing nel circuito del Gruppo BPER;

- il trasferimento del centro direzionale a Milano comporterà un oggettivo aggravio nelle politiche di erogazione del credito in favore delle imprese isolane per il diverso atteggiamento e la non specifica conoscenza dell'imprenditorialità isolana da parte della nuova Amministrazione rispetto alla attuale;

- lo spostamento del centro decisionale, anche alla luce del grido di allarme evidenziato dai sindacati unitari del settore, potrebbe essere, oltre una perdita di patrimonio professionale, la prima tappa di un progetto più ampio che porterebbe a ridimensionare l'organico operante in Sardegna di una società ben radicata nel proprio territorio,

impegna il Presidente della Regione
e l'Assessore regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio:

1) ad assumere ogni utile informativa sulle motivazioni che hanno originato il cambio di orientamento e la mancata azione di tutela da parte dei rappresentanti dell'istituzione regionale, all'interno della Fondazione del Banco di Sardegna e del Consiglio di amministrazione dello stesso istituto di credito, finalizzata a evitare che si consumasse tale ignobile scippo per l'economia e il territorio sardo;

2) ad assumere ogni utile iniziativa, considerati i rapporti intrattenuti dalla Regione con le società bancarie del gruppo BPER, presso gli organismi dirigenziali di quest'ultimo e presso i rappresentanti della Regione nella Fondazione Banco di Sardegna, per evitare il trasferimento della direzione generale della Sardaleasing da Sassari a Milano. (16).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.

PERU ANTONELLO (FI). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Regione, Assessori, colleghe e colleghi, lo scorso 19 marzo la società ABF leasing ha approvato il progetto di fusione con la Sardaleasing che si è concretizzato il primo aprile. Il 31 dicembre 2013, data in cui sono stati cristallizzati i rispettivi valori societari, il capitale sociale della ABF leasing era detenuto al 100 per cento dalla BPER ed era pari a 7 milioni e 800 mila euro, il capitale sociale della Sardaleasing era pari invece a 51 milioni e 750 mila euro; le quote erano ripartite in questo modo: il 91 per cento circa al Banco di Sardegna, il 5 per cento alla BPER e il restante (piccolissime percentuali) alla SFIRS, alla Camera di Commercio di Cagliari, alla Camera di Commercio di Nuoro.

Nonostante la differenza del capitale sociale il progetto di fusione ha previsto un concambio di azioni tra le due società: 546 azioni Sardaleasing ogni 100 azioni ABF leasing e così l'ABF leasing ha raggiunto un valore di 42 milioni e 300 mila euro, quasi sei volte tanto quanto valeva prima dell'operazione di fusione con la Sardaleasing.

Con l'operazione condotta dalla banca emiliana la nuova Sardaleasing ha un capitale sociale di 93 milioni e 950 mila euro con il 50 per cento circa, 50,12, di quote assegnate al Banco di Sardegna. Il restante 49,86 per cento è in capo alla BPER. Con la fusione è stato modificato l'articolo 1 dello statuto della Sardaleasing che in pratica stabilisce l'attribuzione del coordinamento alla BPER sottraendolo al Banco di Sardegna.

La discutibile modifica statutaria ha significato nei fatti che ogni decisione della nuova Sardaleasing è assunta dalla BPER pur avendo quest'ultima, al momento, la quota minoritaria del capitale. È così che la BPER, insieme con i vantaggi della fusione, incassa anche, occorre sottolineare che è la cosa più importante, lo spostamento della sede centrale della nuova Sardaleasing da Sassari a Milano. Là dove cioè vi è la sede della ABF leasing le cui attività sono concentrate principalmente sul settore immobiliare.

Lo spostamento della direzione generale a Milano significa l'abbandono del territorio sardo, significa la mortificazione delle professionalità presenti nella Sardaleasing, significa il rischio per i livelli occupazionali senza che si intraveda assolutamente alcun vantaggio per la Sardegna, tanto meno nel sistema economico-produttivo della nostra Isola. E non è neppure chiaro quanto verrà pagata la quota del 3,23 per cento delle azioni della nuova Sardaleasing che il Banco di Sardegna, in linea con il piano industriale del gruppo, dovrà cedere alla BPER in quanto quest'ultima dovrà raggiungere in base alla modifica dell'articolo 1 il 51 per cento delle quote di capitale sociale.

La fusione di Sardaleasing con ABF leasing è stata definita dai sindacati sin dall'inizio un'operazione di vero e proprio colonialismo finanziario che ha assestato un altro colpo letale all'autonomia del Banco di Sardegna. Ma c'è di più, cari colleghi, l'operazione di fusione rappresenta il primo passo del progetto in atto alla BPER per realizzare la cosiddetta Banca unica emiliana; significa che dopo l'asset del leasing sono già a rischio, come tutti paventano, la Numera, la Divisione Consumer e insieme sicuramente, speriamo di no, il futuro dell'autonomia della Banca di Sassari e dello stesso Banco di Sardegna.

La strategia della BPER in questi ultimi anni si è infatti modificata e dalla banca federale, tratteggiata nell'era Leoni, si è passati al modello di banca unica caro sicuramente, questo, al manager Odolici. Non è un caso infatti che tutti gli istituti di credito del gruppo emiliano operanti nelle diverse Regioni della penisola siano già interessati da operazioni di fusione e incorporamento. È d'obbligo dunque pretendere da parte della Regione, oltre che dai vertici della Fondazione del Banco di Sardegna, una ferma opposizione a un progetto che impoverisce i sardi e che lascia agli emiliani la gestione del credito della nostra terra.

La battaglia per mantenere nell'Isola la direzione generale della Sardaleasing è solo la prima di una serie che dovrà vedere impegnata la Regione sarda per difendere ciò che resta dell'autonomia sarda nella gestione del settore strategico del credito. A poco serve affermare che la Regione non partecipa al capitale di Sardaleasing, e molto serve invece una ferma presa di posizione dell'intero Consiglio regionale per impedire che venga depauperato e scippato un patrimonio dell'intera Sardegna. Non è concepibile pensare veramente di lasciare solo agli emiliani la politica del credito, insieme alle scelte strategiche e alle operatività che incidono sui bilanci delle nostre imprese, che sicuramente determineranno il livello di competitività del nostro sistema economico e che pesano sui conti dell'impresa e delle nostre famiglie.

Accettare le logiche che sottostanno al trasferimento della direzione della Sardaleasing significa infatti avallare il modello della Banca unica emiliana, che completerebbe il progetto di svuotamento della Banca di Sassari e l'incorporamento del Banco di Sardegna, i due istituti di credito che sono finiti nel portafoglio della BPER senza che siano state pagate dalla Fondazione del Banco di Sardegna il 51 per cento delle azioni del Banco, visto che l'acquisizione della principale banca sarda è avvenuta per tramite di obbligazioni non ancora onorate sin dal 2001.

È ingiusto pertanto pretendere che per la Sardaleasing e per l'autonomia degli istituti di credito isolani debbano battersi solo i sindacati dei bancari o qualche volenterosa associazione. Contro questo trasferimento della direzione generale della Sardaleasing e per garantire il futuro della Banca di Sassari e del Banco di Sardegna deve impegnarsi sin da ora la politica e devono agire in maniera molto incisiva sia questa Giunta sia questo Consiglio regionale. Lo affermo conoscendo le difficoltà con le quali, anche nel recente passato, si è operato in un settore delicato e sensibile, dove convivono interessi diffusi e poteri trasversali.

Lo affermo in maniera così forte con un riferimento esplicito al pronunciamento unanime del Consiglio regionale nella scorsa legislatura, quando è stata deliberata l'istituzione di una Commissione speciale per far luce sul passaggio del Banco a BPER e sul ruolo della Fondazione. Ebbene, quella Commissione speciale non è mai stata insediata, mentre la BPER ha proseguito nel suo piano di svuotamento degli istituti di credito sardi e dei loro asset strategici. Convocare i vertici della Banca emiliana nella preposta Commissione consiliare ritengo che sia il minimo che ci si possa attendere da questo Consiglio regionale e da questa maggioranza, per rappresentare tutti i sardi e gli interessi di questa Sardegna.

Affermare e certificare la contrarietà della Regione al trasferimento della direzione generale della Sardaleasing a Milano è infatti la risposta minima che attendono le imprese sarde; imprese che da trent'anni hanno proprio nella Sardaleasing un riferimento sicuro e certo per le loro attività economiche e imprenditoriali in quest'isola. Evitare di intervenire sulla questione del credito significa invece proseguire in un generale e diffuso atteggiamento di consapevole complicità con chi conduce piani incentrati sui profitti fatti lontano dalla Sardegna a danno dell'economia sarda.

Cari colleghi, giudico in ogni caso dannoso riaprire in questa sede la polemica sulle poltrone del settore del credito, mentre ritengo invece sia più produttivo chiedere a quelle poltrone una forma di collaborazione più efficace, una collaborazione e un'intesa trasparente e chiara per riaffermare il ruolo della Regione e della Sardegna nelle scelte che toccano le tasche dei sardi e che riguardano il nostro sistema economico.

PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono parlare devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.

È iscritto a parlare il consigliere Giampietro Comandini. Ne ha facoltà.

COMANDINI GIAMPIETRO (PD). La discussione sul credito in Sardegna è una discussione sicuramente importante, che deve vedere l'attenzione di questo Consiglio regionale, perché è indubbio che le ripercussioni del sistema creditizio nella nostra Isola rappresentano uno degli elementi principali per lo sviluppo. Però, affrontare il problema attraverso una mozione di questo genere, che non ha come obiettivo quello di vedere qual è il miglior sistema di credito da fornire alle nostre imprese, al nostro sistema degli enti locali, rivolto a un'azione devo dire societaria, che ha visto il favore di tutti i soggetti, significa guardarlo da una posizione retrograda non rendendosi conto di quello che sta accadendo.

Dico questo perchè da ora e fino al 2015, quindi nell'arco di un anno, in Italia chiuderanno 852 sportelli bancari, e nel prossimo triennio saranno oltre 1800. Questa operazione significa che è in atto una razionalizzazione dell'offerta del credito nel nostro territorio che tiene conto di un nuovo sistema, di una nuova prospezione, che riguarda una nuova efficienza e razionalizzazione del sistema del credito.

Io credo, quindi, che il nuovo sistema proposto, la fusione per incorporazione della società ABF leasing nella Sardaleasing, rappresenti e dia una risposta in termini di razionalizzazione e maggiore efficienza del sistema creditizio. Dico questo non soltanto dal punto di vista di consigliere regionale, dal punto di vista della politica, perché, come sottolineava il collega Peru, le imprese stesse hanno già espresso parere favorevole a questa fusione, considerando che anche la Camera di Commercio di Cagliari ha già deliberato favorevolmente alla fusione dell'ABF all'interno della Sardaleasing.

Inoltre, uno degli elementi sostanziali a cui il collega Peru faceva riferimento nella propria mozione, relativo allo spostamento nella sede di Milano, non rappresenta il vero; basta infatti cliccare proprio sul sito della Sardaleasing per rendersi conto che il progetto di fusione (già presente all'interno dei siti della Sardaleasing, del Banco di Sardegna, dell'ABS), prevede con chiarezza che la sede rimanga a Sassari. Infatti, all'articolo 2 del nuovo Statuto della Sardaleasing post-fusione si stabilisce che la società avrà la sua sede a Sassari, ciò a rappresentare che il territorio della Sardegna, per quanto riguarda la sede della nuova società, verrà in qualche modo tutelato.

In ogni caso, considerando il sistema del credito e le politiche nazionali ed europee del settore, i problema non sono il luogo dove ha una sede una società bancaria o le fusioni e le incorporazioni, il problema è costituito dalle politiche attive che, come Consiglio regionale e Regione, riusciremo a mettere in campo relativamente al controllo delle aspettative dell'impresa. Credo sia questa la questione centrale, su cui questo Consiglio regionale deve essere chiamato a pronunciarsi, e non su una fusione che rientra nella piena legittimità dei soggetti attuare.

Una fusione sulla quale i soggetti interessati hanno già dato parere favorevole perchè sono totalmente salvaguardati gli obiettivi di sviluppo della Sardegna. Questo progetto di fusione rispecchia inoltre la richiesta proveniente dal settore creditizio europeo e internazionale di un maggiore servizio e di una razionalizzazione nel periodo in cui la concorrenza è sicuramente più attrezzata e meno favorevole rispetto agli interessi di una banca sempre più regionalizzata e, quindi, meno presente sul mercato italiano ed europeo.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la consigliera Alessandra Zedda. Ne ha facoltà.

ZEDDA ALESSANDRA (FI). Io, invece, credo che il collega Peru abbia sollevato un problema molto importante e, in questo momento, preoccupante; da sempre infatti la politica del credito è stata a sostegno del tessuto produttivo e, soprattutto in Sardegna, proprio le banche e gli istituti che abbiamo citato hanno realmente partecipato allo sviluppo economico dell'isola. In questo periodo, invece, in cui la carenza del credito si sente maggiormente, contribuiscono a creare ulteriori situazioni di difficoltà.

Noi abbiamo avuto modo, lo dico proprio citando dei fatti, di attivare nel corso del nostro periodo di governo, delle azioni che hanno sostanzialmente cercato di avvicinare le banche alle nostre imprese, alle nostre famiglie. Cito tra tutte le azioni che hanno portato alla dilazione dei termini per quanto riguarda il recupero dei crediti che la Regione ha nei confronti di chi ha ottenuto i finanziamenti negli anni precedenti, e soprattutto la formula del "pro soluto", che è nata con una legge, la numero 18 del 2013, fortemente voluta da questo Consiglio regionale, proprio per cercare di aiutare in particolare il mondo delle imprese.

Allora, io dico che poco importa se le imprese, se le banche sono favorevoli, noi abbiamo voluto sollevare un problema serio che è quello del divario, della distanza che si crea quando il potere del credito, sostanzialmente, va via dalla nostra terra. Si sono verificati dei fatti che ci hanno fatto pensare anche come ogni qualvolta si deve oltrepassare il mare la difficoltà di arrivare ai funzionari che poi di fatto gestiscono le pratiche sia sempre un grande problema.

Questo problema lo abbiamo avuto anche quando Unicredit, lo ricordo a tutti, non ha avuto la sede in Sardegna per le pratiche relative alle agevolazioni dei pacchetti integrati. Dobbiamo quindi far finta di niente? Ricordo, tra l'altro, che noi abbiamo dei rappresentanti nel Banco di Sardegna, nella Fondazione del Banco di Sardegna, e soprattutto io credo che questo Consiglio regionale, in particolar modo la Regione autonoma della Sardegna, debba guardare con grande interesse a ciò che avviene nel mondo bancario, in particolar modo quando queste fusioni per incorporazione fanno sì che la Sardaleasing, che ha un capitale di 53 milioni di euro, sia incorporata in un'altra società solo immobiliare che ne ha appena 7 milioni, e poi le azioni hanno lo stesso valore.

Per carità, non sta a noi sindacare le operazioni che appartengono direttamente all'autonomia delle banche, però certamente io sono molto preoccupata, perché è vero che si dice che la sede rimarrà in Sardegna, ma io penso sia semplicemente un palliativo; in realtà, le vere decisioni, le commesse saranno portate verso altre banche. E se chiuderanno gli sportelli bancari nel resto d'Italia, immaginiamoci che cosa può succedere in Sardegna, dove soprattutto il Banco di Sardegna avendo sempre avuto le agenzie anche nei nostri territori più piccoli, più distanti, con più difficoltà logistiche, è stato per tantissimo tempo l'unica valvola di sfogo del settore produttivo delle nostre piccole realtà. Figuriamoci se non penso ai nostri imprenditori, a chi ha bisogno del leasing o dei mutui, che dovranno rivolgersi a delle sedi che sono a Milano o in altre realtà.

Io chiedo alla Giunta di vigilare pesantemente su questa operazione e di mettere in campo tutti gli strumenti che sono nella nostra disponibilità, per carità senza ledere le attività tipiche delle banche in questo settore; però, e un minimo di preoccupazione la dobbiamo avere, e dobbiamo mettere in campo qualsiasi azione che avvicini sempre di più le banche alle nostre imprese e alle nostre famiglie, che riporti nei giusti binari il settore del credito anziché piegarci solamente alle volontà delle grandi multinazionali bancarie.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO PIETRO (PD). Il rischio che si corre quando si discute di questi argomenti è quello di mischiare la politica con le questioni della finanza, cosa che ritengo non vogliano fare i presentatori della mozione; anche l'intervento precedente dell'onorevole Zedda ha chiarito che il tema è sollevato per portarlo all'attenzione e discuterne. Non si capisce piuttosto a chi sta chiedendo conto l'onorevole Peru nella sua mozione relativamente all'istituzione di una Commissione speciale mai insediata, considerato che la questione riguarda la scorsa legislatura, per cui vorrei capire a chi sta chiedendo conto l'onorevole Peru del mancato insediamento di questa Commissione speciale.

Mi pare di ricordare, ma potrei anche sbagliare, che avevate problemi relativamente alla scelta su chi dovesse fare il presidente di quella Commissione speciale mai istituita; magari l'onorevole Peru mi dirà che non è così, io però ricordo una cosa del genere, pertanto la mozione rivolta a questa maggioranza mi pare francamente inopportuna. Inoltre ho sottomano lo statuto di Sardaleasing Spa post fusione, nel quale statuto all'articolo 2 è scritto che la società ha la sua sede a Sassari e, per quanto riguarda il centro direzionale, che dovrà essere trasferito a Milano, del quale discuteremo anche adesso, è una questione che si dovrà vedere nei prossimi mesi, su cui ancora non vi è certezza ma certamente è un tema da seguire con attenzione.

Lo statuto comunque parla chiaro: la società ha la sua sede a Sassari e il consiglio di amministrazione della Società ha facoltà di istituire, modificare e sopprimere sedi secondarie, uffici di rappresentanza o unità locali comunque denominate sia in Italia che all'estero. Credo pertanto opportuno scindere le cose e verificare piuttosto se la discussione è finalizzata a capire se quello che sta accadendo presso la società bancaria crei danno alla Sardegna, ai suoi cittadini, alle sue imprese, oppure no. Ritengo non sia nelle competenze del Consiglio regionale o della Giunta decidere su assetti, strategie che riguardano aziende finanziarie esposte al mercato, mentre ribadisco che è di nostra competenza verificare se ciò che sta accadendo crea realmente conseguenze penalizzanti per la nostra Isola e per i suoi interessi, date le condizioni di mercato.

Mercato che i partiti liberali e liberisti come il suo, collega Peru, più di altri considerano un dogma; oggi il mercato è un riferimento per tutti, però voi più di altri lo ritenete un dogma. Si crea però una confusione di ruoli, che delle volte mette in difficoltà, quando coloro che sono liberali, liberisti, che abbracciano il mercato e che ritengono che le questioni della finanza debbano essere gestite dagli istituti di credito e dalle banche eccetera eccetera, poi chiedono conto alla Regione, allo Stato di intervenire, di mettere mano, di modificare assetti, di intervenire sulle questioni che, voglio dire, a noi non riguardano più di tanto.

Noi dobbiamo invece preoccuparci che le aziende di credito, gli istituti bancari e le aziende che fanno parte di istituti bancari possano fare gli interessi della Sardegna, e il Banco di Sardegna, con tutto quello che al Banco di Sardegna è legato, naturalmente ha storia su questa terra e noi dobbiamo avere le idee chiare su quello che accade. Io non credo che modificare un centro direzionale, se così sarà, e questo lo vedremo, perché la sede, ribadisco, rimane a Sassari, condizionerà o no le attività di questi istituti. Io direi piuttosto questo: è più utile avere una piccola aziendina, sarda al 100 per cento, che gestisce poca roba, e che effettivamente per le questioni nostre non ha alcun peso, o è importante capire quello che sta accadendo nel mercato, nella globalizzazione, negli interessi collettivi, nella finanza internazionale, ed essere parte di quel processo piuttosto che chiuderci ancora una volta a riccio?

Francamente sono queste le cose che mettono in difficoltà, perché non si capisce più da che parte si sta e con chi si sta discutendo, perché sembra più che altro una questione pretestuosa e strumentale (per arrivare chissà dove), sull'istituzione di una Commissione della quale avete voi responsabilità e della quale chiedete conto a noi, e così non è. L'assetto societario è ben definito, la Sardaleasing è una società che ha sede sempre a Sassari, quello che per noi conta è capire se davvero sarà uno strumento ancora più utile nelle mani di chi lo gestirà per fare gli interessi della Sardegna, delle sue aziende, per erogare denari per le nostre imprese. Ecco, noi ci dobbiamo occupare di questo aspetto.

Coloro che siedono nei banchi di questo Consiglio regionale e coloro che fanno parte dell'Esecutivo e che hanno titolo per gestire le questioni si devono occupare della politica, della finanza, degli interessi che devono essere curati per la collettività, e non degli assetti societari che sembrano più che altro aspetti pretestuosi e non utili alla discussione in quest'Aula.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.

DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Presidente, vorrei ricordare prima di tutto all'onorevole Cocco che la Commissione doveva avere un presidente espressione della minoranza, ed esattamente del PD, e che mai il PD ha consentito che ci fosse l'opportunità di avere la maggioranza in Commissione per poter nominare il Presidente.

COCCO PIETRO (PD). Ma che cosa stai dicendo!

DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Non ci inventiamo niente! Ci sono dichiarazioni anche della sua parte.

COCCO PIETRO (PD). Tu non c'eri!

DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Ma stai scherzando! Sto parlando della Commissione d'inchiesta che era stata istituita dietro richiesta…

PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, per cortesia, proceda con l'intervento. Grazie.

DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Comunque è stato un bene portare all'attenzione questo argomento, perché credo che non sia più opportuno trattare di questioni, anche di finanza, dentro scatole e ambienti chiusi; se ci sono dei manovratori, e chiaramente vorremmo capire chi sono, è bene che escano allo scoperto così che noi comprendiamo che cosa fanno le banche in Sardegna e che cosa danno in Sardegna. Io non entro nel merito di questa fusione sulla quale l'assessore dell'industria, Piras, potrebbe dirci molto di più perché era consigliere di amministrazione del Banco di Sardegna allorquando si è realizzata questa fusione.

Potremmo anche verificare se all'interno della Giunta vi siano altre situazioni simili, ma questo non m'interessa, non sono intervenuto per cercare contrapposizioni. Sono intervenuto esclusivamente perché ritengo che il credito in Sardegna abbia necessità di essere dibattuto da questa rappresentanza del popolo sardo e non nascosto, anche perché, ed è stato ricordato, all'interno della banca c'è un rappresentante del Consiglio regionale che prima era il Presidente della Fondazione del Banco di Sardegna, e oggi è il Presidente del Banco di Sardegna, e non entro nel merito delle posizioni politiche. Dico solo che è un rappresentante che quanto meno dovrebbe ascoltare gli indirizzi del Consiglio regionale, capire se è vero che tutto quello che avviene attraverso, con e insieme alle banche reca frutti alla Sardegna, alle sue imprese, al suo sviluppo.

Vorrei ancora ricordare a qualcuno che non è un discorso liberista o meno. Qui si tratta di capire se quel liberismo ha debordato "filosoficamente", oltre che praticamente; se è vero o non è vero che il capitalismo finanziario si è preso anche tutto il maturato dell'economia reale; se è vero che questo può essere un indirizzo che noi possiamo adottare anche per la nostra isola; se è etico, se è morale per come vanno le cose in questo sistema globalizzato.

Onorevole Cocco, nonché Presidente del Gruppo del PD non possiamo dire niente? Dobbiamo tacere? Non dobbiamo rendere conto alla gente, alle partite IVA, a coloro che chiudono i loro negozi, i loro commerci, le loro industrie, ai disoccupati, che spesso sono stati aggrediti dal cancro di un capitalismo deviato che porta auna situazione in cui le banche vanno oltre il loro essere strumento operativo al servizio dello sviluppo? È un "discorso di filosofia", non credo significhi essere io di destra, voi di sinistra, o viceversa, è un ragionamento tra uomini liberi che vogliono esplicitare un concetto di vita e dire se questo di cui noi oggi parliamo è giusto o sbagliato, è etico, è morale.

Io ho riproposto la mozione che riguarda l'elezione di una Commissione. Bene, se è come dice l'onorevole Cocco, approviamo subito una Commissione, diamo mandato al Presidente perché dia i nomi e la eleggiamo subito e vediamo chi c'è e chi non c'è, e voglio la documentazione di quella Commissione, e voglio la documentazione che è stata richiamata per poterla esaminare.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della programmazione, bilancio, credito assetto del territorio.

PACI RAFFAELE, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Il tema del credito è sicuramente un tema centrale che va analizzato e discusso con grande attenzione perché non c'è dubbio che senza un mercato del credito che funziona bene, che funziona in modo efficiente, che non porta aggravi di costi per le nostre imprese, che evita la stretta creditizia, che sappiamo è molto presente oggi, è difficile riuscire a riprendere una politica di sviluppo.

La politica di sviluppo oggi sempre meno potrà basarsi su risorse pubbliche, lo sappiamo perfettamente conoscendo le difficoltà di bilancio presenti in tutti gli enti pubblici italiani; per intraprendere un nuovo cammino di sviluppo dobbiamo riuscire a trovare dei meccanismi, dei modi, attraverso il dialogo, attraverso il confronto, in particolare con gli istituti di credito che sono storicamente consolidati nella nostra Regione. Quindi l'argomento è sicuramente importante e vale la pena affrontarlo in quest'Aula, approfondendolo con attenzione.

Devo però fare una serie di considerazioni. Premesso che in quest'Aula mi sento un po' naif, trovo che tra le considerazioni contenute nella mozione e sulle quali, mi hanno detto, noi dobbiamo dare il nostro parere, ce ne siano alcune forti e anche scorrette. Si parla per esempio di una "mancata azione di tutela da parte dei rappresentanti dell'istituzione regionale all'interno della Fondazione del Banco di Sardegna" - questo è corretto, ci sono i rappresentanti anche dell'istituzione regionale, del Consiglio, nella Fondazione Banco di Sardegna - "e del consiglio di amministrazione dello stesso istituto di credito", ma questo non è corretto, non abbiamo rappresentanti della Regione nel CdA del Banco di Sardegna.

Il Banco di Sardegna ormai è un'istituzione totalmente privata, partecipata in maggioranza da un istituto che è addirittura quotato nella borsa nazionale. Quindi, grande rispetto da parte penso di tutto Consiglio, certamente da parte della Giunta, sulle legittime scelte, dal punto di vista formale chiaramente, degli istituti privati. Dopodiché la stessa mozione continua: "si consumasse tale ignobile scippo". Allora, signori consiglieri, un conto è discutere seriamente di credito, la Giunta è pronta a fare seriamente la sua parte anche in termini di pressione, di contatto, di indirizzo nei limiti della legittimità per quanto riguarda gli istituti di credito, ma certamente abbiamo grande rispetto per il mercato, grande rispetto per le istituzioni private, grande rispetto per gli operatori privati, grande rispetto per la Banca centrale e per la BCE che fanno la loro opera di vigilanza sugli istituti di credito.

Io separerei la nostra posizione rispetto a questa mozione, (che in questa veste veramente non possiamo condividere), rispetto a questa azione sul credito finalizzata allo sviluppo economico della Sardegna che certamente ci proponiamo di portare avanti anche con la partecipazione del Consiglio. Per quanto poi riguarda il merito della vicenda in sé, e ribadendo che è una legittima scelta che fa parte del piano industriale di soggetti privati, scelta sulla quale non penso che sia opportuno che un Consiglio regionale, un'istituzione politica, entri nel merito, consentitemi di ricordare lo svolgimenti dei fatti.

La Sardaleasing incorpora ABF, quindi manteniamo il marchio storico, un marchio al quale siamo tutti affezionati. Sardaleasing rimane, ABF scompare, ma rimane Sardaleasing e Sardaleasing diventa più grande, diventa un istituto a valenza nazionale e raggiunge uno dei primi dieci posti, una volta che incorpora ABF, all'interno del panorama delle agenzie di leasing nazionali. La nuova società mantiene la sede legale a Sassari, in Sardegna, e questo ci porta anche dei vantaggi interessanti dal punto di vista delle entrate. Voi sapete meglio di me che noi compartecipiamo alle entrate, quindi dovremmo essere ben contenti che la sede legale di una società più grossa, a respiro nazionale, che ne incorpora un'altra, rimanga in Sardegna.

Effettivamente la direzione generale è prevista a Milano. Come sapete, quando due società si incorporano c'è un po' un dare e un avere, quindi l'accordo prevede che la direzione generale vada a Milano, mentre le varie direzioni operative, come pure le strutture di staff, saranno distribuite tra Sassari e Milano. Quindi, la sede locale e una serie di direzioni operative saranno tenute a Sassari. Piccola parentesi, da economista mi sembra una cosa vantaggiosa, da politico dico: prendiamo atto di un piano industriale che è stato approvato all'unanimità dai consigli di amministrazione, dagli organi societari, anche dalla nostra società regionale, dalla SFIRS, che ha fatto un ottimo lavoro di dialogo col Banco di Sardegna riuscendo a ottenere, per la prima volta dopo vent'anni, un rappresentante della SFIRS e, quindi, un rappresentante della Regione all'interno del CdA di Sardaleasing. Anche questo mi sembra un punto interessante perché significa che in prospettiva potremmo, come comunità regionale, avere maggiore voce in capitolo all'interno di Sardaleasing.

Concludo ribadendo (l'ho detto all'inizio) che la mozione, per come è impostata, non può avere ovviamente il nostro consenso, ma certamente siamo pronti e siamo interessati, molto interessati, ad affrontare seriamente un dibattito sul credito proprio ribadendo l'importanza che questo ha per lo sviluppo economico della Sardegna.

PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Antonello Peru. Ne ha facoltà.

PERU ANTONELLO (FI). Signor Presidente, io andrò nella sede della società Sardaleasing per dire esattamente che l'Assessore e la maggioranza sono abbastanza soddisfatti, e che la società dovrebbe festeggiare perché è diventata più grande, più importante. La risposta dell'Assessore è uguale a quella data (mi rivolgo agli amici Riformatori) sulle accise. Basta che ci sia una virgola tecnica, procedurale, la risposta politica è che questa maggioranza non difende e non difenderà assolutamente la Sardegna. A me dispiace veramente di sentire una risposta del genere dall'Assessore.

Al Capogruppo Cocco che stimo, che è stato sempre molto attento alla problematica, che ha studiato sempre in maniera approfondita i provvedimenti di questo Consiglio, oggi dico, e mi dispiace farlo, che questa mozione non l'ha neanche letta. Non l'ha neanche letta perché la mozione non verte assolutamente né sull'istituzione della Commissione speciale né sulla fusione tra Sardaleasing e ABF, perché la fusione tra Sardaleasing e ABF è un'indicazione della Banca d'Italia.

La sostanza della mozione, il merito è la preoccupazione che la direzione generale, la testa della Sardaleasing sia trasferita a Milano. Per quale motivo questo spostamento se le commesse sono principalmente della Banca di Sassari e del Banco di Sardegna? Perché, se la Sardaleasing non ha nel territorio sardo, nella periferia sportelli, l'istruttoria delle pratiche delle nostre imprese, delle nostre famiglie, devono essere decise a Milano? Questa è la grande preoccupazione, una preoccupazione delle imprese, delle famiglie e dei dipendenti.

Nell'illustrare la mozione sono stato molto chiaro quando ho detto che questo è l'inizio del depauperamento, dello svuotamento di un organismo che in Sardegna, nel tessuto produttivo della Sardegna, aveva radici da trent'anni; e questo organismo viene trasferito con un obiettivo ben preciso: il trasferimento dell'azione sul credito (e ne riparleremo fra qualche anno), e successivamente si avrà l'informatizzazione all'interno della BPER, perché la BPER ha questo obiettivo, la BPER ha questo disegno, e se noi non ce ne siamo accorti questo mi preoccupa tantissimo.

L'Assessore dice che la Sardaleasing ha mantenuto il nome, è vero e ci mancherebbe; come è vero che è diventata più grande, però la direzione, la gestione, la testa è a Milano. Chi decide è Milano, non i sardi. Le imprese si dovrebbero rivolgere alla direzione generale di Milano. Lei scuote la testa ma questa è la situazione, questa è la preoccupazione; non è la mia preoccupazione, è la preoccupazione delle imprese sarde, è la preoccupazione dei cinquanta dipendenti.

Questo è l'inizio e poi chiederanno il trasferimento dell'istruttoria delle pratiche perché l'operatività non c'è scritto da nessuna parte che rimane in Sardegna, rimane in Sardegna solo l'aspetto della responsabilità legale.

Io vi rivolgo un appello: preoccupatevi veramente di questa situazione e interferite dove sapete di poter interferire. Non è vero assolutamente che la Regione autonoma della Sardegna non ha la competenza perché allora anche ai dipendenti dell'Alcoa, ai dipendenti della Rockwool, ai dipendenti della Euroallumina, ai dipendenti di E. On, dovremmo dire: "Siete dei privati quindi arrangiatevi, la Regione sarda non ha assolutamente competenza sul tessuto produttivo della Sardegna, arrangiatevi!". Questa è stata la risposta dell'Assessore. "Arrangiatevi perché noi non abbiamo assolutamente competenza". Questo si è sentito dire dai banchi della maggioranza e dall'Assessore in particolare. Noi questa battaglia l'abbiamo attivata e continueremo ad attivarla, spero insieme a tutti coloro che hanno a cuore i problemi di questa Sardegna.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.

Metto in votazione la mozione numero 16.

Ha domandato di parlare il consigliere Roberto Deriu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DERIU ROBERTO (PD). Presidente, questa mozione ha prodotto in noi un vero disorientamento dal punto di vista ideologico, come giustamente accennava il nostro Capogruppo, il presidente Cocco, che ha manifestato un po' di sgomento rispetto a questa inversione delle parti, per cui noi oggi esprimiamo e sosteniamo un Governo che si fa paladino della libertà di impresa e che si dice un po' a disagio nel dover interferire in scelte aziendali di una società privata.

Probabilmente ha ragione l'onorevole Peru quando dice che non abbiamo capito la mozione (ha anche detto che il nostro Capogruppo non l'ha nemmeno letta), per quanto mi riguarda probabilmente non l'ho capita. Adesso, però, sentendone l'interpretazione autentica, dopo una lettura evidentemente, appunto, frettolosa e forse anche di impreciso esito, devo dire che ho uno sgomento non più soltanto ideologico, ma anche politologico perché apprendo che Forza Italia è preoccupata del fatto che si prendano delle decisioni addirittura a Milano; e deve essere un fatto per loro evidentemente inedito e che produce tale preoccupazione.

Tanta preoccupazione non è riuscita però a raggiungere la nostra Giunta che non è disponibile a questo tipo di interferenze. Quindi noi forse un pochino sbigottiti, non dico obtorto collo, però dovremo respingere questo tipo di richiesta che proviene dal Gruppo di Forza Italia proprio per seguire l'indicazione forse troppo liberista, ma spero abbastanza liberale, perché non lo considero un fatto negativo (pur sedendo all'estrema sinistra), e neanche considero "liberale" un aggettivo negativo, .

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

COCCO PIETRO (PD). Presidente, colgo l'occasione della dichiarazione di voto per dire, prima di tutto, al collega Peru (con lo stesso apprezzamento e la stessa simpatia con cui lui si è rivolto a me) che mi pare sia stata fatta un po' di confusione nell'esposizione della mozione, dal mio punto di vista, soprattutto nella replica. Io credo che l'assessore Paci abbia espresso in maniera limpida e cristallina la posizione della Giunta e di questa parte di Consiglio regionale sulla questione messa in discussione.

Per quanto riguarda il collega Dedoni vorrei dirgli, proprio perché delle volte le amnesie giocano brutti scherzi, che era stata istituita una Commissione sulla base dell'articolo 53 del Regolamento il quale recita: "Il Consiglio può deliberare a maggioranza assoluta dei suoi componenti di costituire per un periodo determinato che non può protrarsi oltre la scadenza della legislatura, Commissioni speciali eccetera eccetera..." La Commissione speciale era stata istituita con un ordine del giorno, primo firmatario Giacomo Sanna che doveva essere il Presidente, era questa la questione, il PD non c'entra un tubo.

Le amnesie molte volte giocano brutti scherzi ed è quello di cui è stato vittima l'onorevole Dedoni in questo momento. Lui, colto da una mira, diciamo così, accusatrice nei confronti del Partito democratico, delle volte ne viene abbagliato. In realtà il Presidente doveva essere Giacomo Sanna e i problemi non erano certo all'interno del Partito democratico.

Una Commissione istituita sulla base dell'articolo 53 del Regolamento doveva durare per quella legislatura, non poteva essere citata in una mozione chiedendone conto a questa Giunta, mentre né la Giunta né il Consiglio regionale hanno titolo alcuno per discutere di una Commissione che doveva essere istituita allora e doveva finire allora. Una Commissione istituita, oltretutto, non per nostra responsabilità dato che eravamo partito di minoranza, allora, e non dovevamo esprimere alcun presidente che vigilasse sulla questione del Banco di Sardegna.

Era una questione tutta interna alla maggioranza di allora che non è stata in grado di tirare fuori un nome in grado di reggere una Commissione e oggi si vuole scaricare su altri responsabilità che altri non hanno. Per cui il mio voto su questa mozione è assolutamente negativo così come è negativo il voto del Gruppo del Partito democratico.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

PITTALIS PIETRO (FI). Molto brevemente; io penso che il collega Peru abbia posto alla nostra attenzione un problema rilevante e importante come mi pare lo stesso assessore Paci abbia riconosciuto. È un aspetto del più ampio problema della situazione del credito in Sardegna rispetto al quale, ben volentieri, avremo altra occasione per affrontarlo.

Non deve scandalizzare nessuno però se ci sono anche degli accenni a come alcuni istituti di credito sono stati e sono governati, qual è anche il rapporto tra credito e politica. Quindi in un confronto aperto, sereno, affronteremo tutte le questioni e soprattutto, io penso, non perdendo di vista l'aspetto più rilevante che è quello dell'incidenza che hanno le politiche del credito verso i destinatari, famiglie e soprattutto imprese.

Non si deve banalizzare però un aspetto sia pure limitato, circoscritto che ha un orizzonte proprio, qual è quello della problematica oggetto della mozione che è il senso anche politico di un sistema che vede depauperare sempre più istituzioni sarde che hanno una storia molto importante, anche in questo caso a sostegno sia delle famiglie che del sistema produttivo con la decisione di trasferire la direzione generale verso altri lidi.

Hanno fatto bene i colleghi a porla all'attenzione dell'Aula; in questi termini va dunque apprezzata la questione sapendo benissimo che non si può incidere sulle questioni societarie ma si pone l'attenzione, è questa la preoccupazione, che forse non ci stiamo rendendo conto dell'uso che si fa dei proventi della raccolta del risparmio del gruppo BPER in Sardegna. Ci chiediamo che fine fa quel risparmio raccolto in Sardegna se è a beneficio dei sardi o se forse è a beneficio, caro amico Roberto Deriu, di milanesi, di emiliani, di fiorentini e di gente che nulla ha a che fare con i sardi.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Daniele Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

COCCO DANIELE (SEL). Presidente, il problema del credito in Sardegna non si risolve sicuramente con l'impegno richiesto in questa mozione al Presidente della Giunta e alla sua Giunta. E bene ha fatto l'assessore Paci a replicare in maniera chiara a ciò che ha rappresentato nell'illustrazione della mozione il caro amico onorevole Peru. Io al posto del Presidente del Gruppo del PD, Pietro Cocco, non avrei risposto invece all'onorevole Dedoni, perché l'onorevole Dedoni sapeva benissimo che stava dicendo cose non vere. La sua, come spesso avviene, era una provocazione, però quella mozione, quell'ordine del giorno che è stato approvato in Aula sicuramente non avrebbe dovuto avere le conseguenze che lei chiedeva, che lei rappresentava. Il Gruppo SEL voterà contro questa mozione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Efisio Arbau per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ARBAU EFISIO (Sardegna Vera). Annuncio il voto contrario del nostro Gruppo e svolgo due considerazioni sul credito. Noi abbiamo la necessità di richiamare diciamo così gli istituti di credito a responsabilità importanti perché non possono sfuggire alle responsabilità di una comunità a prescindere che si chiamino Banco di Sardegna, BPER, Credito Sardo o qualsiasi altro istituto di credito. Credo che sia utile che la Giunta faccia quello che è necessario, si consulti con gli istituti di credito e ponga all'attenzione il fatto che le nostre imprese non ce la fanno veramente a dover onorare delle linee di credito che sono oggettivamente in condizioni molto gravi.

Detto questo, sulla questione specifica a chi era qui in Aula anche nell'altra legislatura, a me è capitata la fortuna di esserci per dieci mesi, dico che ricordo benissimo quella vicenda relativa alla Commissione che è stata ricostruita in modo lineare dal Presidente del Gruppo del PD. Lo dico per sottolineare che le responsabilità quando si passa da una parte all'altra dell'emiciclo è facile scaricarle. E poc'anzi quando sono intervenuto per sottolineare che di mozioni e di ordini del giorno moriremo, non mi riferivo a quella parte dell'emiciclo, ma mi riferivo a voi perchè ricordo benissimo il mio esordio in quest'Aula. Si discuteva una mozione di cui ero firmatario relativa al settore agropastorale conclusa con un ordine del giorno unitario; e il collega Lotto da consigliere esperto mi aveva detto: "Efisio, noi faremo un ordine del giorno, la maggioranza te lo voterà, ma rimarrà carta morta". Da quel momento in poi non ho più promosso di queste attività inutili e credo che tutti noi adesso dovremmo prendere l'impegno di dare un ordine alla stessa presentazione delle mozioni, di approvare o respingere le mozioni evitando l'ordine del giorno facile.

Prendiamoci le nostre responsabilità, la Sardegna ci chiama a cose molto importanti. Io non volevo fare polemica con nessuno dell'opposizione, sono nato per cercare di fare le cose e non mi faccio dire da nessuno se lavoro o non lavoro perché lo sanno tutti che sono nato nel mondo del lavoro, e ci morirò pure.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Angelo Carta per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CARTA ANGELO (PSd'Az). Intervengo solo per dire che abbiamo due modi per guardare ogni fatto che accade in Sardegna. Un modo notarile che comporta verificare la correttezza della forma, la legittimità degli atti e quindi soggiacere, come è giusto fare, alla forza della legge, alla forza della legittimità degli atti. L'altro modo è il rovescio della medaglia perché è la verifica degli effetti che un atto pure legittimo porta all'economia della Sardegna. Quale effetto cioè porta ai sardi ogni atto.

Io credo che una lettura puramente notarile, come quella fatta dall'assessore Paci, sia insufficiente rispetto a ciò che noi dobbiamo esprimere perché vanno espresse comunque delle volontà, vanno espresse delle insoddisfazioni rispetto a scelte legittime, assolutamente legali, assolutamente indiscutibili dal punto di vista formale, ma da un punto di vista degli effetti che queste scelte portano ai sardi abbiamo il dovere di dire che non ci stanno bene, e quindi il voto favorevole alla mozione che noi esprimiamo è in questo senso. Dobbiamo dire, con forza, che non ci sta bene; certo, cercando poi le strade che consentano di modificare l'atto che non condividiamo. Se non lo diciamo nemmeno che un atto non ci sta bene, per quanto sia legittimo, ma cosa ci stiamo a fare?

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luigi Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

LOTTO LUIGI (PD). Presidente, riprendo la considerazione finale del collega Carta: che cosa ci stiamo a fare? Il tema è vero è questo. Noi dobbiamo individuare con maggiore precisione il nostro ruolo, altrimenti il risultato di quello che noi facciamo finisce per essere quello che avevo predetto in merito alla questione delle organizzazioni di categoria e delle organizzazioni di produzione a cui faceva riferimento il collega Arbau. Si fece un ordine del giorno che è rimasto lettera morta per cui la situazione di allora è quella di oggi.

Il problema è allora se, al di là della discussione in prima battuta di una mozione su un tema così complesso, perché nessuno mi venga a dire che non lo è al di là delle singole questioni, si vuole investire il Consiglio regionale e le Commissioni competenti del tema del credito in Sardegna e del suo impatto sull'economia; nel caso si affronti dove si può affrontare, se ne discuta, si chiamino a ragionare coloro che sono i protagonisti diretti di questo settore e si veda se c'è lo spazio affinché il Consiglio regionale possa intervenire con qualche provvedimento per condizionare in maniera positiva per l'economia dell'isola il processo che va avanti.

Diversamente siamo chiamati a dire se ci va bene o no un atto che, come giustamente Carta rilevava, è legittimo e non si riesce a contestare, per cui manifestiamo una sostanziale impotenza a fronte del risultato che l'azione degli istituti di credito, non solo del Banco di Sardegna ma dell'intero sistema del credito, può avere nei confronti della nostra isola. Deve essere chiaro che questo non è il luogo dove possiamo fare le lamentazioni contro gli altri cattivi che ci trattano male, ma è il luogo dove dobbiamo creare le condizioni affinché il sistema economico dell'isola sia condizionato positivamente dal nostro agire, ma dall'agire concreto, non semplicemente attraverso l'approvazione di ordini del giorno, e di spazi per farlo probabilmente ce ne sono tanti.

Condividendo la valutazione che l'Assessore ha fatto in due battute sul tema, lo invito e credo che possiamo farlo tutti, (anche lui di sua iniziativa lo farà) a prestare la massima attenzione al tema del credito e alla sua influenza sull'economia dell'isola. Su questo possiamo confrontarci, ma non direttamente in questa sede, dove faremmo dieci interventi a testa, approveremmo o non approveremmo una mozione, ma tutto resterebbe come prima. Invece se troviamo il modo per far sì che ci sia un risultato vero, forse facciamo un favore al nostro sistema socioeconomico.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Attilio Dedoni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Presidente, voterò a favore della mozione pur apprezzando il ragionamento, notarile è stato definito da alcuni, ma bisogna prendere atto delle cose, esposto dall'assessore Paci perché ha dato alcune indicazioni;. Io voto questa mozione in quanto ha posto un argomento all'attenzione del Consiglio, e non un argomento di poco conto, se si vuole capire. L'articolo 4 dello Statuto della Regione autonoma della Sardegna al punto b) stabilisce con chiarezza che la Regione ha competenza sulla questione del credito. E credo che "sprecare" due minuti per fare il punto sulla situazione non sia male.

Devo dire poi che l'onorevole Cocco è stato corretto se voleva darmi delle delucidazioni, ma la questione non è esattamente così perchè da una parte e dall'altra c'era un momento di difficoltà. Questo va detto se vogliamo riportare tutto alla memoria. Ma certamente non era neanche il momento delle scimmiette che saltano perché si offre una nocciolina! E vorrei che chi interviene capisse anche che quelle noccioline a volte sono date soltanto per far sì che qualcuno faccia il salto mortale, anziché dare una risposta seria agli argomenti che si portano sul tema.

Voglio citare in proposito la buonanima dell'onorevole Carrus che fece uno studio, a cui collaborai, sulle casse comunali di credito agrario presenti in Sardegna e facenti capo al Banco di Sardegna. Ne parlerò un'altra volta, magari quando avremo l'opportunità di verificare se sia il caso o no di avere una Commissione d'inchiesta che ci possa dare delle opportune risposte su molti argomenti.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Paolo Truzzu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

TRUZZU PAOLO (Sardegna). Presidente, devo dire che in quest'Aula oggi si è parlato di confusione, di difficoltà. Io oggi, sarà forse il noviziato, sarà il fatto che sono inesperto, sinceramente mi sento personalmente un po' confuso. Ammettiamo anche che la mozione possa non essere precisa, ammettiamo anche che, come ha detto giustamente l'assessore Paci, sicuramente ci sono altre modalità per discutere del problema del credito, però di fronte a tutta questa confusione io dico che voterò a favore della mozione presentata dall'onorevole Peru, come primo firmatario, per coerenza con quanto è successo in quest'Aula non più di un'ora, mezz'ora fa.

Davanti alle affermazioni che non si può discutere, che non si può entrare in merito in questo Consiglio su riorganizzazioni societarie nel mondo del credito, mi trovo in difficoltà con quanto tutti abbiamo appena votato. Mi pare che sia stata appena votata una mozione, presentata da tutti i Capigruppo consiliari, sulla Tirrenia, nella quale si mettevano in evidenza, come dire, dei dubbi e si richiedeva un'azione da parte del Presidente della Giunta regionale sui futuri scenari societari della Tirrenia. Per questo motivo io voterò a favore della mozione dell'onorevole Peru.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Antonello Peru per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

PERU ANTONELLO (FI). Presidente, dichiaro il voto favorevole alla mozione anche nella speranza che ci sia un ripensamento da parte di questa maggioranza rispetto alle dichiarazioni rese sull'argomento. Ma io dico che finalmente questa mozione ha evidenziato qualcosa di positivo; e nello specifico che cosa? Ha chiarito che questa Giunta e questa maggioranza non hanno critiche da fare ai piani della BPER e ai danni che possono derivarne all'isola, alla sua autonomia e a tutto il sistema produttivo.

Finalmente ha evidenziato anche altra cosa: una saldatura politica tra le poltrone occupate dai sardi e il Governo di questa Sardegna.

PRESIDENTE. Metto in votazione la mozione numero 16. Chi la approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non la approva alzi la mano.

(Non è approvata)

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 19.

Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, questa mozione, per la problematica che tratta, richiederà a mio avviso una discussione molto ampia che, probabilmente, non potrà concludersi nell'arco di poche ore. Poiché gli accordi prevedevano di chiudere i lavori dell'Aula alle ore 20, pongo alla sua attenzione (io non ho consultato nessuno) il problema. Valuti lei, Presidente.

PRESIDENTE. Il tema, effettivamente, è complesso e richiederebbe una discussione ampia, ritengo quindi opportuno un rinvio se non vi sono opposizioni.

Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO PIETRO (PD). Presidente, sono dell'avviso che occorra andare avanti.

PRESIDENTE. Convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo. La seduta è sospesa.

(La seduta, sospesa alle ore 20 e 01, viene ripresa alle ore 20 e 10.)

PRESIDENTE. Comunico che il Consiglio sarà riconvocato domicilio.

La seduta è tolta alle ore 20 e 11.