Mozione n. 55

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVILegislatura

Mozione n. 55

GIAGONI – SAIU – CANU – ENNAS – MANCA Ignazio – MELE – PIRAS sulla necessità di valutare un provvedimento, definito DASPIA (decreto allontanamento dalle spiagge), che tenga lontani i turisti, riconosciuti fautori di furti di sabbia, conchiglie, ecc., provenienti da litorale del mare in assenza di regolare autorizzazione o concessione rilasciata dalle autorità competenti, dai luoghi in cui sono state violate le regole.

***************

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che il patrimonio ambientale della Sardegna va tutelato in quanto offre uno sviluppo socio-economico sostenibile alla base del Turismo verso la nostra Regione. Il mare è un bene prezioso che ha costruito intorno a sé una intera economia: è la bellezza delle spiagge e del mare che ogni estate porta con sé enormi flussi turistici, contribuendo così al sistema economico dell’Isola. In Sardegna dobbiamo considerarci fortunati ad avere coste e litorali così straordinari e da ciò ne consegue la necessaria consapevolezza dell’importanza della cura e della salute dei nostri territori. Il rispetto del territorio deve partire dalle coscienze e dal proprio senso civico;

CONSIDERATO che preservare la sabbia delle spiagge della Sardegna è fondamentale; esse si sono create in milioni di anni. Purtroppo negli ultimi anni il fenomeno dei furti di sabbia, conchiglie e altri reperti anche dai fondali marini nelle spiagge e coste della Sardegna è sempre più frequente da parte dei turisti che si recano in Sardegna in vacanza. Tale fenomeno danneggia seriamente l’ecosistema di alcune delle più belle località sarde e, con la scusa del “souvenir”, i turisti sottraggono all’isola ciò che la natura ha impiegato millenni a creare;

ATTESO che fino ad alcuni anni fa la detenzione illecita di sabbia, pietre e conchiglie provenienti da diverse zone della Sardegna era sporadica; negli ultimi anni tuttavia ha raggiunto una dimensione considerevole, tanto che la stessa Regione, al fine di arginare tale fenomeno, diventato pressoché quotidiano, con la legge n. 16 del 28 Luglio 2017, articolo 40, comma 2, ha previsto che: “Salvo che il fatto non costituisca più grave illecito, chiunque asporta, detiene, vende anche piccole quantità di sabbia, ciottoli, sassi o conchiglie provenienti dal litorale o dal mare in assenza di regolare autorizzazione o concessione rilasciata dalle autorità competenti è soggetto alla sanzione amministrativa da euro 500 a euro 3.000.” La stessa legge, al comma 3, prevede che le funzioni di vigilanza vengano demandate ai comuni ed al CFVA. Anche la Corte di cassazione, nei casi più eclatanti, con sentenza n. 11158/2019 ha stabilito che rubare sabbia dall’arenile comporta l’applicazione dell’aggravante della cosa destinata alla pubblica utilità e dell’esposizione della cosa alla pubblica fede prevista dall’articolo 625, comma 1, n. 7 del Codice penale. Non occorre, infatti, che il proprietario o il possessore abbiano intenzione di esporre il bene alla pubblica fede. L’aggravante sussiste poiché prelevando il materiale si lede, tramite il danno idrogeologico all’arenile, la pubblica utilità o fruibilità dei lidi;

RILEVATO che le amministrazioni locali, a seguito dell’incrementarsi di tali fenomeni, sono corse ai ripari attraverso divieti, sanzioni e campagne di sensibilizzazione per tutelare le spiagge dai furti di sabbia. Sono stati, altresì, intensificati i controlli anche da parte del Corpo forestale per tutelare l’immenso patrimonio ambientale dell’Isola, posto che con la scusa dei “souvenir proibiti” i turisti arrecano ingenti danni al patrimonio ambientale;

VALUTATO che nonostante i divieti e le sanzioni, che dovrebbero essere dei validi deterrenti per arginare tali illeciti, si apprende quotidianamente dagli organi di stampa che nei nostri aeroporti continuano ad essere bloccati numerosi bagagli e pacchi contenti il materiale depredato dalle nostre spiagge. È recente il caso di una coppia di francesi che aveva messo nella valigia come souvenir delle vacanze in Sardegna il teschio di un delfino trovato nella spiaggia di Porto Paglia, a Portoscuso, peraltro specie protetta;

CONSIDERATO che, stante l’incremento delle situazioni di illiceità, sia necessario adottare ulteriori misure che contrastino il verificarsi di tali fenomeni. Occorre, in proposito, richiamare ciò che avviene per esempio per le manifestazioni sportive. A seguito dei reiterati fenomeni di violenza che avvenivano negli stadi, sfociati purtroppo in taluni casi in vere e proprie stragi, vedasi la morte di 39 tifosi allo stadio di Bruxelles, venne introdotta, con la legge 13 dicembre 1989, n. 401, ma ad esse seguirono varie norme, la misura del Daspo, acronimo di “Divieto di accedere alle manifestazioni sportive”. Il Daspo vieta al soggetto ritenuto pericoloso di accedere in luoghi in cui si svolgono determinate manifestazioni sportive e può durare da uno a cinque anni. Sono recenti le disposizioni di legge che hanno esteso anche ai centri urbani l’interdizione di un determinato luogo ad una determinata persona, per aver violato alcune leggi, il cosiddetto Daspo urbano. Di fronte a reiterati elementi di violazione di alcune regole sul controllo del territorio, le autorità possono proporre il divieto di frequentare il territorio in cui sono state violate le regole. È notizia di questi giorni che anche il decreto “immigrazione e sicurezza” estende l’applicazione del Daspo urbano anche alle zone di particolare interesse turistico;

DATO ATTO che nel resto della Penisola, alle numerose multe e sanzioni nei confronti dei turisti che non rispettano le regole del luogo in cui sono ospiti, sono seguiti anche i provvedimenti di Daspo urbano ovvero ordini di allontanamento dai luoghi in cui sino stati effettuati gli illeciti, vedasi Venezia e Milano;

RITENUTO che un provvedimento di interdizione dal libero accesso nelle spiagge nei confronti dei turisti che effettuano tali illeciti, potrebbe inasprire quanto già normato e finalmente contribuire a scoraggiare il turista che viene in Sardegna dall’effettuare tali atti di vandalismo e depredamento del patrimonio ambientale;

CONSIDERATO che, nel caso di specie, il provvedimento potrebbe chiamarsi DASPIA acronimo di “decreto allontanamento dalle spiagge”, ossia il divieto di frequentare il territorio in cui sono state violate le regole,

impegna il Presidente della Regione, l’Assessore regionale della difesa dell’ambiente e l’Assessore regionale del turismo, artigianato e commercio

sulla necessità di valutare un provvedimento, definito DASPIA “decreto allontanamento dalle spiagge” che tenga lontani i turisti, riconosciuti fautori di furti di sabbia, conchiglie, ecc., provenienti da litorale del mare, in assenza di regolare autorizzazione o concessione rilasciata dalle autorità competenti, dai luoghi in cui sono state violate le regole.

Cagliari, 9 agosto 2019

Condividi: