Interrogazione n. 226/A

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVILegislatura

Interrogazione n. 226/A

(Pervenuta risposta scritta in data 06/04/2020)

CANU – GIAGONI – SAIU – ENNAS – MANCA Ignazio – MELE, con richiesta di risposta scritta, in merito alla recente pubblicazione di un testo scolastico che rappresenta la regione Sardegna con una “pecora”.

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I sottoscritti,

premesso che:
– tra i simboli per eccellenza della Sardegna i nuraghi possono essere considerati senza ombra di dubbio i più misteriosi;
– dal punto di vista strutturale, i nuraghi sono costruzioni in pietra generalmente dalla forma a tronco di cono, con pietre poste a secco, dove le più grandi costituiscono la base e le più piccole son poste in alto;
– da millenni questi monumenti megalitici, considerati tra i più importanti di tutta Europa, si mantengono in piedi grazie a una sapiente distribuzione dei pesi e un’ottima conoscenza della forza di gravità;

rilevato che:
– sono più di 7000 i nuraghi presenti ancora oggi in Sardegna. I nuraghi costituiscono una traccia importante della civiltà sarda antica di migliaia di anni. Si distinguono tra protonuraghi, o nuraghi a corridoio, e i più numerosi nuraghi a tholos, a tronco di cono con all’interno camere circolari, nicchie, silos;
– le mura arrivano anche a 4 metri di larghezza e possono raggiungere un’altezza di oltre 20 metri;
– la funzione dei nuraghi non è ancora ben chiara: ruolo militare, di difesa o come torri di vedetta, funzione votiva e religiosa, osservatori astronomici, ma è più probabile che i nuraghi avessero diverse funzioni in base alla posizione e al contesto ambientale in cui sorgevano;

considerato che tra i nuraghi meglio conservati non si può non menzionare il Nuraxi di Barumini, che a Napoli nel dicembre 1997, durante la ventunesima sessione del Comitato del patrimonio mondiale dell’UNESCO, venne definito Patrimonio dell’umanità dal Comitato del patrimonio mondiale i nuraghi;

rilevato che i criteri culturali adottati per la citata nomina consistevano nel “rappresentare un capolavoro del genio creativo dell’uomo; essere testimonianza unica o eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa; costituire un esempio straordinario di un tipo edilizio, di un insieme architettonico o tecnologico, o di un paesaggio, che illustri una o più importanti fasi nella storia umana”;

considerato che a queste imponenti costruzioni si aggiungono tutta un’altra serie di reperti storici, quali le tombe dei giganti (monumenti funerari appartenenti alla civiltà nuragica), i pozzi sacri (costruzioni che sorgevano nei pressi di una fonte e che servivano per raccogliere l’acqua), i dolmen e i menhir, grosse pietre disposte verticalmente sul terreno, una accanto all’altra, con una altezza che supera i quattro metri, che appartenevano al mondo religioso e probabilmente rientrano tra i monumenti della cultura funeraria dell’era neolitica, etc;

ritenuto, pertanto, che la Sardegna, oltre ad essere circondata da un mare cristallino e ricca di spiagge che tutto il mondo invidia, può vantare un entroterra con numerosi reperti archeologici e resti di antiche costruzioni monumentali, come sopra rappresentato, che difficilmente se ne possono trovare altri nella penisola;

rilevato che:
– tuttavia, è notizia di questi giorni che un libro di una casa editrice controllata dalla Feltrinelli (Gribaudo), nell’illustrazione “Alla scoperta dell’Italia” vengono presentate le regioni italiane con un simbolo;
– per il Lazio il Colosseo, per la Lombardia il Duomo, per la Toscana il David e la torre di Pisa e per la Sardegna solo le “pecore”;
– si tratta di un testo rivolto ai bambini e come tale strumento di conoscenza;

ricordato che il libro di testo è lo strumento didattico ancora oggi più utilizzato mediante il quale gli studenti realizzano il loro percorso di conoscenza e di apprendimento;

considerato che:
– la pecora in Sardegna è il simbolo di una delle più importanti realtà dell’economia regionale (pastorizia e allevamento degli ovini);
– la pastorizia in Sardegna ha una tradizione secolare, un mestiere gravoso, ma profondamente legato alla passione, allo spirito di sacrificio e all’amore per la natura e per la campagna;
– possiamo affermare che secoli di allevamento hanno segnato culturalmente le tradizioni del popolo sardo;
– appare evidente tuttavia, che l’intento dell’editore non fosse quello di rappresentare l’attività produttiva del territorio italiano ed in particolare della Sardegna, ma bensì le origini delle civiltà, la storia e la cultura dei popoli, attraverso l’uso di simboli;

atteso pertanto che anche la Sardegna, con una alta concentrazione di siti archeologici al mondo, isola dei nuraghi, con le torri preistoriche più alte d’Europa, al pari delle altre regioni, nei testi scolastici laddove si usano simboli che identificano contenuti di carattere culturale e identitario, debba essere correttamente rappresentata sia dalla “pecora quale simbolo di antica tradizione pastorale”, ma anche dai “Nuraghi” per l’importanza culturale e architettonica che rivestono;

considerato che:
– occorre rivolgersi ai bambini in maniera appropriata, al fine di aiutarli a non fare confusione fra categorie;
– così come l’adozione dei libri di testo costituisce un momento particolarmente significativo dell’attività della scuola, pertanto nell’analisi e valutazione dei testi si deve prestare particolare attenzione al linguaggio impiegato, che deve essere coerente con l’età dei destinatari, e studiato per garantire la massima comprensibilità;

ritenuto che nel caso di specie la casa editrice non abbia usato il giusto simbolismo per rappresentare la Sardegna posto che è da ritenersi limitata la storia, la cultura, la civiltà, del popolo sardo utilizzando quale unico simbolo la “pecora”, ma avrebbe soddisfatto il suo intento inserendo anche, quale simbolo, ad esempio i soprarichiamati “Nuraghi”, definiti, come nel caso di quello di Barumini, Patrimonio mondiale dell’UNESCO,

chiedono di interrogare l’Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, spettacolo e sport per sapere come intenda rappresentare il caso di specie al Ministero della pubblica istruzione nonché alla stessa casa editrice che ha pubblicato il libro, al fine di evitare che in futuro possano ripetersi casi come quello rappresentato e pertanto consentire alla Sardegna, di essere adeguatamente rappresentata in relazione alla propria storia e alla propria cultura con l’utilizzo di simboli appropriati che rispecchiano la giusta identità culturale della Regione.

Cagliari, 28 novembre 2019

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